Banfi

Primo nome d’arte fu Lino (diminutivo di Pasquale) Zaga (cognome accorciato). Su indicazione di Totò, che riteneva malaugurante un cognome mutilato, Zaga venne sostituito da Banfi, pescato a caso in un registro di alunni da un insegnante nonché impresario d’avanspettacolo e marito di soubrette. Nato ad Andria e cresciuto a Canosa, sempre in provincia di Bari, Lino Banfi ha affidato e affida le risorse della sua comicità irruente e immediata a quel dialetto pugliese che divarica e stravolge le vocali, ereditando così un linguaggio portato al successo, sullo schermo e in palcoscenico, negli anni ’40-50 dal caratterista Guglielmo Inglese. Esordì come cantante di feste musicali e attore di fotoromanzi (vinse in gioventù un concorso di bellezza e fotogenia…). Poi, a diciotto anni, nel 1954, tentò senza fortuna, a Milano, l’avventura in teatro di varietà. Patì fame vera, se (lo scrive nel volume autobiografico Alla grande! , 1991) all’epoca si fece ricoverare in ospedale per farsi togliere le tonsille, pur di procurarsi per qualche giorno un letto e un pasto. Si trasferì a Roma nel ’57 e qui cominciò la carriera di comico di spettacoli di varietà: quattordici anni di avanspettacolo, in compagnie di `scavalcamontagne’, cioè sempre in disagiate tournée: formazioni composte da comico, soubrette, ‘spalla’ solista (cantante o virtuoso di qualche strumento, tromba o armonica o batteria) e infine ‘dodici belle gambe dodici’, il balletto. Per molti anni, impegnato solo negli ‘spezzati’: cioè nelle recite di fine settimana, il venerdì e il sabato tre rappresentazioni incastrate tra le proiezioni di un film, e la domenica ben quattro recite. Lino Banfi rievocherà efficacemente quel mondo interpretando, nella stagione 1993-94, la rivista Arcobaleno , scritta con Dino e Gustavo Verde e allestita dal coreografo Gino Landi; nel cast, Angiolina Quinterno e Gian (Gianfabio Bosco), anch’egli vecchia gloria, in coppia con Ric (Riccardo Miniggio), dell’avanspettacolo. Di notevole intensità è la sua interpretazione di Vespro della Beata Vergine di Antonio Tarantino diretto da Chérif (1995). Dopo il teatro e il cabaret, B. è diventato un personaggio della televisione, nel ruolo di conduttore di programmi di vasta audience, da Risatissima (1985) a Stasera Lino (1988), a Il Caso Sanremo (1990), con Renzo Arbore. Ha girato molti film `serial’, un mix di comicità e sexy, avendo come partner Edwige Fenech e altre maggiorate. Nel film Vieni avanti, cretino! (incipit delle scenette con i fratelli De Rege), diretto da Luciano Salce, ha rievocato con l’affetto della memoria la sua milizia sulle passerelle dell’avanspettacolo.