Balla

Il suo primo intervento teatrale fu l’azione scenica Macchina tipografica (1914), col fondale e le quinte che riproducevano la scritta ‘tipografia’ e i dodici personaggi-macchine che con gesti meccanici, associati a rumori, celebravano le teorie futuriste sulla civiltà delle macchine, la parola timbrica, il suono puro. Miti che Giacomo Balla sembrò abbandonare nel progetto – mai realizzato – ispirato alla natura Mimica sinottica (1915), dove prevedeva una concertazione di suoni ispirati al mondo naturale e ballerine nei costumi della ‘Donna fiore’, ‘Donna cielo’ e ‘Valle’, sullo sfondo di un paesaggio rappresentato da ritmi curvilinei. Seguirono le scenografie per Feu d’artifice di Stravinskij allestito da Diaghilev (Roma, Teatro Costanzi 1917), dove l’azione non era affidata ai danzatori, ma a ritmi di luci colorate provenienti dai vari punti della scena, costituita da un paesaggio di solidi geometrici.