arena

Popolare soprattutto in Italia fino agli anni ’50, l’a. permette a famiglie circensi di dare spettacolo all’aperto nei mesi estivi, senza dover acquistare un tendone, per poi rifugiarsi nei teatri di varietà o aggregarsi a circhi maggiori nei mesi freddi. Generalmente l’a. presenta numeri ginnici, comici e spesso equestri nella prima parte, ed una farsa comica o drammatica nella seconda. Questa variata giornalmente visto che le a. soliti ripetere le stesse piazze dove si trattengono a lungo. Per questo motivo sono radicate nei territori d’origine delle famiglie che compongono il gruppo di artisti. L’a. può essere chiusa da un pannello circolare per poter vendere posti a sedere o essere di libera fruizione dietro pagamento di una mancia. L’a. si rivela particolarmente congeniale per numeri spericolati a grande altezza: la più celebre in questo senso è l’Original Palmiri, fino alla prima metà del secolo. Ma anche altre grandi famiglie circensi italiane, come i Casartelli o i Nones, iniziano gestendo un’arena la propria attività. Forma embrionale dell’a. (e del teatro di strada) è il `postone’ o `posteggia’, in cui gli artisti `posteggiatori’ si esibivano in piazza per poi passare per la mancia, immagine immortalata da Fellini ne La strada (1954). L’a. è oggi una pratica quasi scomparsa grazie anche alle agevolazioni che lo Stato fornisce ai circhi per l’acquisto ed il rinnovo di attrezzature e tendoni adeguati. Ultimi esempi in Italia sono l’a. Colombaioni ed il Circo Bidone.