Wiener Staatsoper,

Erede di una importante tradizione ballettistica ottocentesca, contrassegnata dalla presenza di personaggi come la ballerina Fanny Elssler e i coreografi August Bournonville (maître de ballet nel 1855-56) e Paolo Taglioni (basti ricordare Sardanapalo, balletto che inaugurò nel 1869 il teatro appena costruito), dal 1891 al 1920 il Ballet der Wiener Staatsoper è diretta da Joseph Hassreiter, che vi allestisce oltre quaranta balletti tra i quali l’ancora rappresentato Die Puppenfee (1888); in seguito è guidata da Heinrich Kroller (1922-28), Margherita Wallman (1934-38) e, dal 1942 al ’58, da Erika Hanka che, affiancata da Gordon Hamilton, si impegna nella ricostituzione del suo repertorio classico (Giselle, 1955).

Gli anni ’60 e ’70 sono caratterizzati da una lunga serie di direttori e maîtres de ballet – Dimitrije Parlic (1958-61), Aurel Milloss (1961-66 e 1971-74) e Vaslav Orlikovskij (1966-71) – e dalla collaborazione con Rudolf Nureyev, impegnato anche come coreografo per i suoi primi allestimenti di Il lago dei cigni (1964) e Don Chisciotte (1966). Con la direzione artistica di Gerhard Brunner (1976-1990) la compagnia ha ulteriormente consolidato il repertorio accademico, aprendosi anche alle nuove tendenze della danza neoclassica con opere di John Neumeier (Josephslegende, 1977), Rudi van Dantzig (Vier letzte Lieder), Jirí Kylián (Return to a Strange Land); una linea proseguita da Helena Tchernikova, alla sua guida dal 1991 al 1995. Nota a livello internazionale per le sue apparizioni televisive durante il tradizionale Concerto di capodanno, la formazione incontra ancora difficoltà a raggiungere una distinta e riconoscibile identità artistica e un repertorio ben caratterizzato. Su questa linea si sta impegnando, con sue creazioni e opere di autori contemporanei, Renato Zanella, nominato direttore della compagnia nel 1996.