Wallenda

Proveniente da una famiglia di tradizione, a sedici anni Karl Wallenda esegue un tirocinio col noto funambolo tedesco L. Witzman. Dopo un anno, con il fratello Hermann e due allievi, forma la troupe Wallenda, che debutta a Milano (1922) con l’esercizio che li rende celebri: la piramide umana sulla fune. Nel 1928, col nome `The Great Wallendas’, sono al Madison Square Garden di New York con Ringling Bros. and Barnum & Bailey, circo dove rimangono fino al 1946. Col passare del tempo e il nascere dei nipoti la troupe si ingrandisce, arrivando a eseguire la piramide a tre altezze, con quattro artisti alla base, due al secondo livello e uno ancora più su. Nel 1933 un fratello di Karl, Willy, muore durante uno spettacolo nonostante la rete di protezione, che da quel momento viene tolta dal numero.

Il 30 gennaio 1962, a Detroit, di fronte a seimila spettatori, uno dei Wallenda alla base della piramide cade, trascinandosi dietro tutto il gruppo; Karl e due fratelli riescono ad aggrapparsi al filo e a sostenere la diciassettenne Jana Schepp, ma tre componenti cadono al suolo: due muoiono, uno (Mario Wallenda) rimane paralizzato. Un enorme impatto nell’immaginario collettivo; l’esercizio viene eliminato dal numero. Negli anni ’70, mentre alcuni membri della famiglia continuano a esibirsi in numeri meno rischiosi, Karl si dedica in particolare a grandi traversate riprese da emittenti televisive. Il 22 marzo 1978, all’età di settantatre anni, tenta a Portorico una traversata di 250 metri, ad oltre trenta di altezza; dopo pochi passi un forte colpo di vento ne provoca la caduta e la morte. La celebre piramide a sette è ripresa solo agli inizi degli anni ’90 da gruppi come gli Angeli Bianchi o i Guerrero, purtroppo, non senza incidenti.