Valeri

Dopo essersi messa in vista nei salotti mondani e intellettuali milanesi, da cui coglierà personaggi provocatori ispirati all’ambiente borghese contemporaneo (ricordiamo soprattutto la ‘Signorina Snob’, che animò anche in una serie di trasmissioni radiofoniche), Franca Valeri esordì come protagonista, nel 1948, in Caterina di Dio di G. Testori al Teatro della Basilica di Milano. Nel 1948-49 fu con la compagnia Tofano-Solari e la stagione successiva recitò al Piccolo Teatro di Milano (dove nel 1961 riscuoterà un successo personale come protagonista de La Maria Brasca di Testori), nella parte della Sciantosa in Questa sera si recita a soggetto e di Adele in La parigina di Becque (entrambi per la regia di Strehler).

Non ammessa all’Accademia ‘S. D’Amico’, ne rimase comunque legata, partecipando alle scenette dei suoi compagni di corso che diventeranno, in un secondo momento, il repertorio del Teatro dei Gobbi, compagnia fondata nel 1951 insieme ad Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli (diventato poi suo marito). Con questa compagnia propose una nuovissima rivista da camera, mettendo in scena i suoi Carnet de notes n. 1 (1951) e Carnet de notes n. 2 (1952), una serie di sketch satirici sulla società contemporanea senza l’ausilio di scene e costumi. A questi seguirono nuovi spettacoli che assimilavano la forma della commedia a quella della rivista (L’Arcisopolo, 1955; Lina e il cavaliere 1958).

Dal 1960 iniziò a scrivere dei testi di cui fu anche interprete, tra cui: Le donne (1960), Le catacombe (1962), Non c’é da ridere se una donna cade (1978). Nel 1986 dirige R. Falk e M. Vitti in La strana coppia di N. Simon e traduce e adatta Ho due parole da dirvi di J.P. Delage; nello stesso anno interpreta un suo testo, Tosca e le altre due , in coppia con A. Asti e con la regia di G. Ferrara. Più di recente, Senzatitolo (1991), scritta e interpretata dalla V. e Leggeri peccati (1993) di A. Silvestri, di cui cura la regia. Negli anni ’60 lavorò per la televisione con lo spettacolo Le divine (1960) e come ospite fissa di Studio Uno. Tutti i suoi personaggi umoristici, come la Signorina Snob o la coreografa ungherese – fino a quelli presenti nel recente Sorelle, ma solo due – come diceva nostra madre (1997-98), divertente duetto interpretato insieme a Gabriella Franchini – celano dietro la maschera comica una sofferenza che denota, da parte dell’autrice, una grande lucidità di sguardo, che riesce sempre a centrare profondamente i caratteri, a volte anche attraverso l’aggiunta di cadenze dialettali e di accenti stranieri. Legata visceralmente alla Scala, dove ha maturato la sua passione per l’opera lirica, si è cimentata anche nella regia di melodrammi.