Herbert

Di formazione accademica, Victor Herbert compie i suoi studi musicali in Germania, prima a Baden-Baden e poi a Stoccarda. Diplomato in violoncello e direzione d’orchestra, suona il violoncello nell’orchestra sinfonica di Stoccarda e poi, dopo il suo trasferimento in America, in quella del Metropolitan di New York. Nel 1894-98 dirige la banda della Guardia nazionale dello Stato di New York e nel 1898-1904 (come associato) la Pittsburgh Symphony Orchestra. Intanto comincia a comporre per la scena americana spettacoli musicali che hanno le radici nell’operetta di gusto europeo (specialmente quella di tipo viennese, alla Franz Lehár) e accolgono al tempo stesso, man mano, caratteristiche della musical comedy , genere d’origine britannica e americana nato proprio alla fine del secolo scorso, ricco di sex-appeal, di spunti presi dalla cronaca, di parentele col varietà e la rivista (da questi la commedia musicale si distingue per la continuità della trama, mentre varietà e rivista procedono per quadri staccati).

Tra i numerosi titoli di Victor Herbert, rappresentati con successo in vari teatri di Broadway, Prince Ananias (1894), The Wizard of the Nile (1895), The Idol’s Eye (1897), The Fortune Teller (1898), scritto per una cantante ventunenne e già diva, Alice Nielsen, nel doppio ruolo di una ereditiera ungherese e di una zingara che predice la fortuna; ancora, Cyrano de Bergerac e The Singing Girl (1899), The Viceroy (1900), Babes in Toyland (1903), una delle maggiori riuscite grazie alla leggiadria del racconto, di tipo fantastico, e alla musica orecchiabile e brillante. Seguono, fra gli altri, Babette (1903), Miss Dolly Dollars (1905), Mademoiselle Modiste (1905), su uno splendido libretto di Henry Blossom, Naughty Marietta (1910): tutti basati su personaggi femminili in bilico fra una educazione tradizionale e le tensioni sbarazzine verso un’esistenza libera, di moderne vedute. Ma assai vari sono gli spunti su cui Victor Herbert costruisce i suoi spettacoli: per esempio la vita campagnola (The Red Mill, 1906), l’esotismo (Algeria, 1908), i fumetti (Little Nemo, 1908), il mondo stesso del teatro (The Prima Donna, 1908). Le ragazze e le dame del tempo, viste in diverse personificazioni, dominano comunque il vasto panorama herbertiano: citiamo ancora The Duchess (1911), The Enchantress (1911), The Lady of the Slipper (1912), The Débutante (1914), The Only Girl  (1914), The Princess Pat (1915), Eileen (1917), Angel Face (1919), My Golden Girl  (1920), The Girl in the Spotlight (1920), The Dream Girl (1924).

Victor Herbert si cimenta anche nell’opera lirica (Natoma, 1911, e Madeleine, 1914), nella musica sinfonica (vari concerti per violoncello), ma la sua fama resta legata al teatro musicale, con addentellati nel cinema: nel 1916 compone una partitura ad hoc per The Fall of a Nation, film di guerra scritto dal reverendo Dixon, autore del romanzo da cui era stato tratto l’anno prima La nascita di una nazione di Griffith; quindi – col sonoro – alcuni lavori teatrali di Victor Herbert vengono trasposti sullo schermo e diverse sue musiche e canzoni sono utilizzate in varie pellicole. Sulla sua vita si gira nel 1939, con la regia di A.L. Stone, il film The Great Victor Herbert . Musicista tra i più prolifici della ribalta americana, Victor Herbert ha saputo proporre al teatro leggero del Nuovo Mondo le solide basi della sua esperienza `classica’ e dell’eredità europea, rinnovando al tempo stesso gli schemi della vecchia operetta con l’innesto di caratteri tipici dell’America fra i due secoli; e questo senza rinunciare a una vena melodica calda e lussureggiante. Dopo di lui si succederanno altri validi compositori nel teatro musicale Usa, ma Victor Herbert non solo funge da trait d’union tra Europa e America, ma si propone anche come il più significativo precursore del musical vero e proprio.