Bosquet

Thierry Bosquet inizia la sua carriera lavorando per la lirica e per la danza fin dal 1955 al Teatro Volant di Bruxelles, e poi realizzando diversi spettacoli anche per il Théâtre Royal de la Monnaie. Il suo linguaggio creativo è di forte ispirazione fantastica: per la Manon di Massenet (regia di S. Sequi, 1964) rievoca decorazioni di arredo tardo rococò; per Il flauto magico di Mozart (regia di C. Graham, 1966), immagina velluti, sculture e costumi metà Ottocento dalle ampie gonne femminili a balze di merletto; e per Il conte Ory di Rossini (regia di A. Berch, 1967) inserisce abiti corposi ed appariscenti in una campagna da miniatura gotica, illuminata da soli a raggi d’oro da broccato barocco. Importante è l’incontro con Béjart, per il quale lavora dal 1974, in una Traviata ambientata in un démi-monde sfolgorante di lumi e orpelli, con dame in abiti a strascico, boa di struzzo e pennacchi di airone; nel 1975 elabora il Notre Faust di Béjart e nel 1978 risolve La vie parisienne di Offenbach con atmosfere che rievocano con ironia le mode della Parigi del Secondo impero. Nonostante la sua carriera sia legata di preferenza ai teatri di Bruxelles, l’artista belga opera con successo in Europa, in Francia, Germania ed Italia (nel 1968 a Monaco elabora l’ Orfeo di Monteverdi; nel 1973 per il Teatro alla Scala di Milano cura le scene ed i costumi di Mathilde ou l’Amour Fou , un balletto su musica di Wagner).