Broadway

Broadway è insomma il centro focale dell’industria dello spettacolo degli Usa, almeno per quanto riguarda il teatro, dominante fino all’avvento del cinema e della televisione e oggi inevitabilmente minoritario. Il sistema si fonda sul singolo produttore o sull’organizzazione produttiva che investe denari propri o messi a disposizione da altri al fine di realizzare un profitto. In funzione di questo sceglie il testo, gli interpreti e i vari collaboratori e controlla l’andamento dello spettacolo in tutte le sue fasi, dalle prove, alle anteprime di rodaggio, alle repliche a Broadway, alle tournée in altre città d’America. Per molti decenni, all’incirca fino agli anni Settanta, ciò non ha impedito che si tentassero a volte strade nuove o che si desse spazio ad autori non ancora affermati. Ma ormai da tempo la funzione di stimolo che Broadway, nonostante tutto, aveva svolto è stata assunta dalle sale di Off-Broadway o di Off-Off Broadway o dai teatri di altre città, e Broadway è diventata soprattutto una sorta di cassa di risonanza per spettacoli originariamente prodotti altrove (spesso anche in Inghilterra), limitando i suoi contributi originali alla produzione di musical che richiedono investimenti colossali e possono portare a lauti guadagni o a ingenti perdite (il bilancio di un musical della stagione 1984-85 si chiuse con un passivo di quasi cinque milioni di dollari). Broadway ha così cessato di essere il centro propulsivo del teatro americano per diventare semplicemente la vetrina dei suoi prodotti di maggior richiamo, anche e soprattutto per i turisti in arrivo dagli altri stati dell’Unione o dagli altri continenti.

Las Vegas

Se esiste una città, in questa fine secolo, che si può considerare sede naturale di entertainment, sfarzo e grandi spettacoli dal vivo visti ogni anno da milioni di spettatori, questa è Las Vegas, che ha maturato questo status in tempi relativamente recenti. Nel secolo scorso era infatti solo una tappa in una zona di passaggio ad ovest per i cercatori d’oro che si dirigevano in California. Las Vegas conosce un primo momento di gloria nel 1931, quando viene costruita la Boulder Dam (poi dedicata a Roosevelt e infine nominata Hoover), un enorme diga, alta la metà del’Empire State Building, che fornisce energia elettrica alla zona e dà il via all’industria turistica del luogo, con milioni di americani che vengono ad ammirare l’ottava meraviglia del mondo’. Ma il 1931 rimane memorabile per un altro motivo: il repubblicano Phil Tobin rilegalizza il gioco d’azzardo, che era stato proibito dai tempi dei pionieri. Immediatamente piovono sul posto capitali illegali di mafiosi, che vengono riciclati nella costruzione di lussuosi Hotel Casino, ospitanti grandi spettacoli. Il primo di questi è il Flamingo di Bugsy Siegel, al cui spettacolo di apertura partecipa Jimmy Durante. È poi la volta del Desert Inn, che ospita star come Frank Sinatra o Danny Kaye. Nei primi anni ’50 due importanti novità negli States viene nominata una commissione federale severissima contro le bische clandestine, la commissione `Kefauver’, che provoca ulteriore concentrazione di capitali, laddove il gioco è legale. Inoltre il Nevada diventa la zona dei test atomici, funzionali soprattutto alla guerra di Corea. Incredibile ma vero, persino le enormi esplosioni a fungo vengono trasformati in attrazione turistica. Nascono il Sahara e il Sands, il Dunes, il Riviera, il Freemont, lo Stardust.

Rimane celebre la battuta di J. Lewis: «Ho appena incontrato un tale che non stava costruendo un hotel». Importante è l’arrivo del plurimiliardario Howard Hughes, che ridà un’immagine onesta alla città, ripulendola dai soldi riciclati dei mafiosi. Sono anni in cui si afferma l’estetica dei `Floor Show’, spettacoli basati soprattutto sul nome di grande richiamo esposto sul marquee (il cartellone luminoso di fronte al locale che segnala gli spettacoli presentati). Frank Sinatra, Bing Crosby, Tom Jones, Sammy Davis Jr., Dean Martin sono solo alcuni dei nomi che si esibiscono nella città del Nevada, di solito preceduti da balletti di succinte ragazze, un mago ed un paio di attrazioni circensi (gli specialty acts ). Frank Sinatra e il suo clan si stabiliscono, al Dune, in maniera quasi stabile, realizzandovi fra l’altro il film Colpo grosso (1960) di Lewis Milestone. Intanto per Las Vegas avvengono importanti cambiamenti: nel 1958 lo Stardust presenta Lido de Paris, mutando l’approccio agli spettacoli), nei quali perde importanza la figura della stella e ne acquista il concetto di rivista a grande spettacolo: una produzione globale, con costumi, scenografie e coreografie creati appositamente di volta in volta. La produzione costa moltissimo ma può essere velocemente ammortizzata e il nome del locale aumenta il proprio prestigio, invece che quello di personaggi già famosi e super pagati. Nella seconda metà dei ’60 altri importanti cambiamenti: Jay Sarno fonda il pacchiano Caesars Palace, il primo di una lunga serie di hotel `a tema’ e nel 1968 il Circus Circus. È l’affermazione del kitsch. Si perde il concetto di sfarzo ed eleganza, fino ad allora simbolo della città. Si allarga il target dei visitatori: non più solo giocatori d’azzardo, ma un pubblico assai vasto. Gli adulti si recano al Circus Circus con i figli, che assistono allo spettacolo mentre loro giocano alle macchinette.

L’estetica delle produzioni viene modificata negli stili: la rivista Splash al Riviera è `moderna’ con musica rock, motociclisti e vestiti punk, piuttosto che lustrini e piume di struzzo, ma la struttura non cambia. La vera svolta arriva negli anni ’90, `che affermano il concetto di family entertainment’, con hotel-luna park in grado di offrire divertimento all’intera famiglia. Oltre al capostipite Caesar, sorgono l’MGM Grand, che ospita il costosissimo EFX (40 milioni di dollari) con la star Michael Crawford; l’Excalibur, di ambientazione fantasy medioevale; il Luxor, sull’antico Egitto; il Mirage e il Treasure Island, di ispirazione `tropicale’, con all’esterno la riproduzione di un vulcano, che erutta ogni quarto d’ora dopo il tramonto del sole e un vascello di corsari che assalta un veliero. Questi ultimi sono anche gli hotel che ospitano gli spettacoli di maggior successo degli ultimi dieci anni: quello dei maghi Sigfried & Roy e Mystère del Cirque du Soleil. Prima di questo momento giocolieri e acrobati, che pure hanno sempre avuto un enorme mercato a L.V., si esibiscono soprattutto davanti al sipario, mentre sul palcoscenico vengono cambiate le grandi scenografie. Gli spettacoli `new age’ del Soleil riportano l’attenzione sulle meraviglie del corpo in armonia con musica e luci. È enorme l’impatto sul pubblico. Da notare che l’evoluzione estetica degli spettacoli di L.V. viene seguita anche da teatri di altre località che hanno la caratteristica di fondare la propria ragion d’essere sul gioco d’azzardo (Sun City in Sudafrica e altri Hotel Casino in Australia, in Corea del Sud o negli Emirati Arabi).

Shubert,

I fratelli Shubert furono tre e sono stati i più importanti e i più ricchi proprietari di teatri in tutti gli Usa. Il loro impero, che esiste ancora, comprende teatri, circuiti, diritti su testi e traduzioni, edizioni musicali e quant’altro attiene allo spettacolo teatrale. I tre S. nacquero tutti a Syracuse: Lee nel 1875 (morirà a New York nel 1953), Sam nel 1876 (muore in un incidente nel 1905), Jacob nato nel 1880 e morto nel 1961. Sam, il secondo, fu in realtà il primo a occuparsi di teatro, ma la figura più importante fra i tre è quella di Lee. Intorno al 1900 gli Shubert si trasferirono a New York e cominciarono a prendere in affitto o, dove potevano, ad acquistare, teatri; si scontrarono con l’allora potentissimo Theatrical Syndicate, proprietario di gran parte delle sale teatrali, ma avevano l’aiuto delle banche e dopo una guerra durata, con alterne fortune, circa venti anni, riuscirono a prevalere. Sono proverbiali gli scontri con grandi produttori, come Ziegfeld, da quando, negli anni ’10, gli S. estesero la loro attività alla produzione, edizione e gestione delle carriere di alcune star. Nel 1924 i tre fondarono la Shubert Theatre Corporation, che estese il loro controllo su tutto il teatro americano. Nel 1949, quando il governo federale intentò contro di loro un’azione anti-trust, gli Shubert possedevano quindici dei trentadue teatri principali di New York, sette dei nove teatri a Chicago e tutti quelli di Detroit, Boston, Baltimora, Cincinnati, Philadelphia, Pittsburgh, Los Angeles e altre città minori. Alla morte di Lee, il loro patrimonio era valutato in trecento milioni di dollari dell’epoca.