Mondaini

Figlia d’arte di Giaci, un noto pittore e umorista del “Bertoldo”, Sandra Mondaini è stata l’unica soubrette italiana a scegliere, quando ancora sulle passerelle frusciavano vestiti milionari e sorrisi cinemascopici, il lato comico del varietà, quello per cui era indispensabile saper recitare: a convincerla che era sulla strada giusta fu Marcello Marchesi, amico di famiglia. Ieri Cutolina, poi Sbirulina, oggi eterna mogliettina capricciosa ma fedele di Raimondo Vianello in una infinita `sit com’ per la tv, la Mondaini ha preso il via anche lei scelta da Macario che l’aveva vista come `generica fissa’ nel 1953, con Pandolfi e la Steni, in uno dei primi programmi televisivi registrati allora dagli studios di corso Sempione, a Milano, dove l’attrice viveva e vive anche oggi. Accanto al grande comico, imparò l’umiltà della professione e la disciplina ferrea del palcoscenico, quando ogni minimo sbaglio costava una multa che poteva arrivare alle tremila lire. Non più una donnina, non più una soubrettina come era stata con Scotti, Campanini e con Rascel in Attanasio cavallo vanesio , quando Sandra debuttò in L’uomo si conquista la domenica di Amendola e Maccari (1955-56), col nome in ditta, c’era spazio, accanto alla maggiorata Flora Lillo, per una nuova soubrette che fosse soprattutto attrice brillante e che, come Delia Scala, ribaltasse le convenzioni del lusso e del fascino alla francese della prima donna. Sandra faceva per tutto lo spettacolo la bambinaccia petulante, ma alla fine arrivava con una grande toilette, «mi tiravo sù tutto il seno che avevo ed ero applauditissima». Con Macario, in una trilogia di riviste, ebbe un successo straordinario, che significava anche l’adesione del pubblico per la nuova immagine sbarazzina, confermata in E tu biondina… di Amendola e Maccari (1956-57), musiche di D’Anzi dove Macario e la Mondaini sono due guitti felici nella Lombardia del 1859, in un flashback di un secolo. Il terzo titolo, il più debole, fu Non sparate alla cicogna! di Amendola e Maccari (1957-58), fantarivista con la bomba atomica in scena e alcune bellone, fra cui Julet Prowse, indiavolata ballerina e la Tamantini.

L’anno dopo, nel 1958, Sandra ha il suo colpo di fulmine privato, incontra il giovane attore all’inglese Raimondo Vianello (che sposa nel ’62) e con lui e con Gino Bramieri, due comici diversi di taglia e di stile, forma una simpatica `ditta’ giovanile che s’impone con successo in Sayonara Butterfly di Marchesi, Puntoni e Terzoli, parodia dell’opera pucciniana con una giapponesina che insegue il suo marine con sette sorelle e un fratello. La stessa `ditta’ presenta nella stagione 1959-60, con esiti più modesti, una rivista molto tradizionale, Un juke box per Dracula , dove i bersagli erano quelli dell’attualità: il linguaggio di Pasolini, gli urlatori a Sanremo, Lolita, i juke box, l’imitazione di Fanfani (un classico), la moda horror del ritrovato Dracula e la Mondaini che si sdoppia e fa la romantica di giorno e l’arrabbiata di notte. In scena c’erano una vecchia gloria come Carlo Ninchi e un debuttante come Renzo Montagnani, mentre i solisti del ballo sono Evelyn Greaves e Budd Thompson, primi nomi di un gruppo allora molto noto, i Paul Steffen dancers. Nella stagione successiva la Mondaini passò alla ditta di Garinei e Giovannini che l’utilizzarono nel musical che fu l’ultimo della sua carriera, Un mandarino per Teo , musiche di Kramer, scene e costumi di Coltellacci. Recitava, con Bonucci e Ave Ninchi, accanto a Walter Chiari. La carriera rivistaiola di Sandra finisce qui, con questo fortunato spettacolo (ripreso da Micheli nella stagione 1998-99). Fece ancora un’apparizione teatrale nell’ Ora della fantasia della Bonacci con un giovanissimo Pippo Baudo (la commedia da cui Billy Wilder trasse Baciami, stupido ), e infine fu nel cast di un testo comico dell’inglese Alan Ayckbourne, Assurdamente vostri prodotto nel ’76 da Garinei e Giovannini, accanto a Miserocchi, Bonagura, Enzo Garinei. In seguito la Mondaini si è dedicata con grande successo popolare alla tv di famiglia.

Vianello

Figlio di ammiraglio, Raimondo Vianello studia giurisprudenza e sembra destinato alla carriera diplomatica. Nel 1945 finisce invece, per caso e per gioco, in teatro, conosce P. Garinei e G. Giovannini e partecipa, con il nome di R. Viani, alla rivista Cantachiaro n. 2. L’abbandono della compagnia, prima del debutto, di M. Merlini fece saltare lo sketch, unico, affidato all’esordiente Vianello, al quale gli autori assegnarono altri venticinque piccoli ruoli. Praticamente, comparsate. Ma la sua figura, alta e dinoccolata, le sue maniere da gentleman, il suo stile garbatamente ironico ne fecero subito un apprezzato carattere. In quella rivista ebbe accanto attori di prosa assai bravi e famosi: G. Cervi, E. Viarisio, A. Magnani, A. Tieri. Fu un ottimo apprendistato.

Seguì, nel 1946, sempre di Garinei-Giovannini, Soffia, so’ con Alberto Sordi. Ancora satira politica in Sono le dieci e tutto va bene con la Magnani e Domani è sempre domenica con W. Osiris, nelle stagioni successive. Poi passò accanto a C. Dapporto (che presenta il suo ‘maliardo’) in Buon appetito di M. Galdieri (1948-49). La stagione successiva eccolo in Quo vadis , accanto a M. Viarisio, Milly e all’attrice brillante D. Galli (qui alla sua ultima apparizione). Importante la stagione 1951-52: diventa spalla di U. Tognazzi che ha il nome in ditta con E. Giusti in Dove vai se il cavallo non ce l’hai? di G. Scarnicci e R. Tarabusi.

Sodalizio artistico, quello con Ugo Tognazzi, che si rivelerà vincente in teatro, nelle stagioni successive, con Barbanera bel tempo si spera, Ciao fantasma, Passo doppio, Campione senza volere. E successo anche nel cinema, in una serie di filmetti-parodia (con Vianello anche sceneggiatore), ma soprattutto in televisione con lo storico varietà Un due tre, dal 1954 al ’59. La coppia (fortunata perché di pari peso artistico) si divise non per logoramento ma per diversità di scelte: U. Tognazzi continuò con il cinema (Il federale di L. Salce ne rivelò precipue doti interpretative, tali da affrancarlo dai filmetti-varietà). V. rimase fedele alla rivista, con W. Osiris in Okay fortuna (1956-57) e I fuoriserie (1957-58), in trio con G. Bramieri e G. Durano. Incontrò S. Mondaini, che diventerà poi sua compagna di vita e arte, in Sayonara Butterfly di Marchesi-Puntoni-Terzoli (1958-59), cui seguì, nella stagione successiva, Un juke-box per Dracula con S. Mondaini e G. Bramieri in ditta.

Spente le luci del varietà e sparita la passerella, Vianello continua a far divertire in televisione, facendo coppia fissa con la moglie: Io e la Befana, la Canzonissima del 1979, varietà del sabato sera (Tante scuse, 1974, e Di nuovo tante scuse , 1975). Poi un migliaio di puntate tv di Zig zag, dal 1983 al ’86; quindi una serie di telefilm comici (Casa Vianello e Cascina Vianello). Trasforma la sua passione per il calcio in background professionale presentando con grande successo e ripetuti riconoscimenti Pressing, riassunto serale della domenica calcistica su Italia 1. A settantasei anni, esordisce come presentatore del festival di Sanremo nel 1998.