popolare,

Il termine popolare è applicato a una serie grandissima di avvenimenti, manifestazioni e comportamenti che coinvolgono livelli sociali, culturali ed economici molto differenti. Ciò discende in primo luogo della genericità storica della stessa definizione di popolo, parola che nel tempo ha avuto riferimenti diversi e spesso fra loro contrastanti. Mentre in inglese esistono due termini, folk e popular , in italiano la parola popolare viene applicata, ingenerando ovviamente confusione ed equivoco, tanto alle manifestazioni che appartengono alla tradizione popolare vera e propria, che a manifestazioni proprie della cultura di massa. Così, vengono definiti oggi musica popolare, con una evidente intenzione nobilitante, anche i prodotti della musica di consumo e della musica di massa. Nell’ambito dello spettacolo l’utilizzazione del termine teatro popolare è assai più vecchio e così abbiamo l’indicazione di teatro popolare già dal secolo scorso per definire gli spettacoli non destinati ad un pubblico elevato e non ospitati nei teatri di un certo prestigio, pur non connessi alle pratiche effettivamente popolari/tradizionali. In quella che è stata definita la `fascia folkloristica’, cioè il mondo contadino (in senso lato) sono state presenti (e in parte sono sopravvissute) varie forme, anche assai complesse e articolate, di teatro che possiamo considerare propriamente popolare, per lo più connesse e pratiche rituali, ormai più o meno riconosciute consapevolmente come tali. Non è possibile citare tutte queste manifestazioni, ma è sufficiente ricordare le principali scadenze calendariali nelle quali il teatro popolare si è manifestato e in parte ancora, in modi più o meno modificati, si manifesta. Abbiamo così vari cicli legati al calendario, con realizzazioni spettacolari ora manifestamente religiose e ora invece manifestamente laiche.

Non va dimenticato che anche la maggior parte degli spettacoli popolari che si realizzano con intenzioni e forme religiose/cattoliche hanno radici antecedenti alla cristianizzazione e di queste radici, in modo più o meno scoperto, i segni. Di carattere propriamente laico sono gli spettacoli legati a quattro periodi dell’anno, il capodanno (doppio laico del Natale), la mezza quaresima, il carnevale e la fine dell’inverno e l’inizio della primavera (i maggi e i bruscelli). In termini di spettacolo in questi periodi troviamo sia veri e propri avvenimenti teatrali, sia pratiche di questua con musiche, canti, comportamenti formalizzati, talora costumi, sempre percorsi rituali. La cristianizzazione ha svorapposto a pratiche rituali preesistenti e legate al ciclo della produzione agraria le sue scadenze calendariali, assorbendo in un ambito religioso comportamenti spettacolari già esistenti. Avvenimenti teatrali di evidenza religiosa sono quelli connessi al ciclo natalizio e al ciclo della Settimana santa, con vere e proprie realizzazioni teatrali, ad esempio le sacre rappresentazioni e molte processioni che sono veri e propri spettacoli. Di notevole interesse culturale e sociologico sono, nella fascia del teatro popolare, le processioni, spettacoli senza spettatori in quanto anche chi assiste al passaggio del corteo processionale è attore dell’avvenimento. Affermando che queste manifestazioni teatrali o spettacolari sono da assumere come effettivamente popolari non si vuol certo disconoscere le relazioni di dipendenza che molte fra esse (per esempio il maggio drammatico o le sacre rappresentazioni) hanno con il teatro e lo spettacolo delle egemonie culturali ed economiche del passato.