Goncarova

Natalija Sergeevna Goncarova fu protagonista del movimento avanguardistico del Raggismo. Si dedicò in seguito alla scenografia, lavorando soprattutto per Diaghilev e poi per il Gran Ballet du Marquis de Cuevas. Le sue scene, di solito bidimensionali, furono caratterizzate da colori accesi ed elementi folcloristici, come ne Il gallo d’oro del 1914, opera-balletto di Rimskij-Korsakov, o in L’uccello di fuoco del 1925, balletto di Diaghilev. In altri casi le sue scene sono caratterizzate da toni più raffinatamente pacati e fiabeschi, come in Cenerentola del 1938, balletto di De Basil, o da linee poderose, asciutte e sobrie, come in Les Noces del 1923 su musica di Stravinskij.

Maselli

Dopo essersi occupata con successo di pittura, trasferitasi a Parigi nel 1970 Titina Maselli si interessa di teatro collaborando con J.P. Vincent e J. Jourdheuil ( La tragedia ottimista di V. Vichnevski,Marsiglia, 1974), poi con B. Sobel ( Non io di Beckett, Avignone, 1980; La madre di Brecht da M. Gor’kij, Genneviliers, 1991; L’affare Makropoulos di Janacek, Strasburgo, 1994). Confermando uno stile fortemente simbolico, collabora con C. Cecchi (felicissimi Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare da me di T. Bernhard, Roma, Teatro Ateneo, 1990, risolto con personaggi-manichini che si aggirano tra teche trasparenti e fluttuanti; e Leonce e Lena di G. Büchner, Milano, Salone di via Dini, 1993, in cui pochi elementi sono isolati in una scena giallo zafferano). Il premio Ubu 1995 per la regia va al Finale di partita di S. Beckett (Roma, Teatro Valle, 1995), che deve il suo successo anche all’ambientazione `cancellata’ come con una mano di carboncino, mentre il recente Amleto al Teatro Garibaldi di Shakespeare con la regia di Carlo Cecchi (Palermo, Teatro Garibaldi, 1996) presenta l’interessante recupero del diroccato teatro ottocentesco eretto in onore dell’eroe dei Due Mondi, nel cui scheletro la scenografa integra alcuni segni significativi, come le impronte di ruote sul pavimento di legno della platea e la tribunetta per gli spettatori, e i costumi contemporanei, giocati, nelle scene di rito, con lo svolazzare di impermeabili e mantelli.

Sagna

Allieva del pittore Felice Casorati, Anna Sagna si avvicina alla danza studiando con Bella Hutter, Etienne Decroux, Harald Kreutzberg e Jean Dubuffet. Nel 1970 in onore della sua maestra crea il gruppo di danza contemporanea Bella Hutter, dagli anni ’80 battezzato Sutki. Con questa formazione capostipite della nuova danza torinese, caratterizzata da un linguaggio che fonde insieme danza, teatro, mimo e arti plastiche, realizza vari spettacoli tra i quali Sutki (1970), Igor (1989), Orme (1994), La tragedia è sfinita (1997).

Gambaro

Dopo i successi nella pittura, Niente per amore di O. del Buono (regia di F. Enriquez, Milano, Teatro Manzoni, 1962 ) è il debutto di Maria Antonietta Gambaro nel teatro: una passione che diventa prevalente, orientandosi infine verso la lirica e il balletto. Tra il 1969 e il 1973 (con gli allestimenti per la Norma di Bellini, regia di F. Enriquez, Catania, Teatro Bellini, 1969; Pelléas et Mélisande di J. Sibelius, regia di B. Menegatti, Milano, Teatro alla Scala, 1970; Le notti egiziane di Prokof’ev, regia di B. Menegatti, Milano, Scala, 1971; Daphnis et Chloé di M. Ravel, regia di U. dell’Ara, Palermo, Teatro Massimo, 1972; La tragedia di Salomè di F. Schmitt, regia di B. Menegatti, Firenze, Teatro Comunale, 1973) alleggerisce le atmosfere sfruttando di frequente effetti prospettici accostati a uno specifico uso delle luci; più avanti (ad esempio con il balletto su musica di Vivaldi Ricercare a nove movimenti , Milano, Scala, 1975; Un sorso di terra di H. Böll, 1978; Oberto, conte di San Bonifacio di Verdi, regia di G. De Bosio, Bologna, 1979), lo spazio diviene funzione dei movimenti scenici, in uno stile che si sviluppa ulteriormente fino a immaginare strutture (come quelle a cubi del celebre Trovatore di Verdi, regia di G. De Bosio, Genova, 1980) che supportino con equilibrata emotività lo svolgersi delle vicende.