Riva

Mario Riva debuttò sulle scene nel luglio del ’43 al Teatro Nuovo di Milano come sostituto di un presentatore, ma già l’anno successivo entrò a far parte della compagnia Totò-Magnani nella rivista di Galdieri Che ti sei messo in testa? . Conosciuto l’attore comico Riccardo Billi, con cui costituirà per dieci anni un’affiatata coppia d’intrattenimento brillante, si cimentò nell’avanspettacolo, nel 1945 a Monza con Natale di fame, nel 1948 a Roma nella rivista I sette colli di Polacci e nel ’49 per lo stesso autore in Cento città, con D. Dei, Mara Landi e L. Poselli.Nel 1948 ci fu per Riva l’ultima piccola parentesi senza Billi in Col Naso lungo e le gambe corte di Garinei e Giovannini, prima di una serie di grandi successi della coppia nell’avanspettacolo che culminarono con l’affermazione prima radiofonica e poi teatrale della rivista La Bisarca , ancora di Garinei e Giovannini.

Nel 1951 il binomio Billi-Riva si era ormai imposto alla platea nazionale e consolidava la propria fama e il mestiere interpretando una lunga serie di film commerciali e riscuotendo consensi sui palcoscenici con Alta Tensione di Marchesi e Metz (musiche di Kramer), e l’anno successivo con I fanatici , degli stessi autori. Seguirono nel 1953 Caccia al tesoro di Garinei, Giovannini, Frattini e Calcagno; Siamo tutti dottori di Age, Scarpelli e Verde con musiche di Trovajoli (1954); La granduchessa e i camerieri di Garinei e Giovannini, con Wanda Osiris (1955). È questo l’anno in cui le strade di Riva e Billi si dividono alla biforcazione televisiva, e mentre Billi decide, dopo la loro prima breve esperienza sul piccolo schermo con “Un, due, tre”, di tornare ad essere attore solo per il teatro e il cinema, Riva abbraccia in pieno la carriera di presentatore e il 7 dicembre 1957 conduce la prima puntata del gioco a premi Il musichiere , trasmissione storica della televisone italiana, che lo rende immediatamente familiare e famigliare di milioni di telespettatori.

Quegli stessi spettatori che solo tre anni più tardi lo piansero quando morì in seguito ad una banale caduta nella buca di un palcoscenico. Riva fu artista popolare nelle due accezioni positive del termine: era schietto, semplice e simpatico tanto da accattivarsi con facilità il favore dell’italiano medio degli anni ’50, e tanto ironico, cordiale e divertente da diventare in poco tempo il beniamino di un’intera nazione che cominciava a sentirsi accomunata nello svago di quei programmi che alleggeriranno anni detti di boom , ma fatti ancora di tangibile povertà.