Confalone

Marina Confalone frequenta a Napoli negli anni ’70 la scuola di Eduardo De Filippo e partecipa a numerosi spettacoli del Teatro di Eduardo (Natale in casa Cupiello, Gli esami non finiscono mai, L’arte della commedia, Gennareniello). Approda quindi al Granteatro di Carlo Cecchi, dove dà vita a grandi interpretazioni: la serva in L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Maggie in Il compleanno di Pinter (premio Ubu 1980 come migliore attrice non protagonista), Pulcinella in Lu curaggiu de nu pumpiere napulitano di Scarpetta. Attrice irrequieta e personalissima, che coniuga alla consapevolezza contemporanea l’intimo sodalizio con il personaggio, reso con il distacco e lo straniamento di tradizione napoletana, è stata paragonata a un autentico fenomeno teatrale capace di costruire maschere vocali e gestuali. Nel 1983 G. Bertolucci scrive e dirige per lei il monologo Raccionepecui , in un meridionalese inventato dagli esiti comici e violenti. Per L’isola di Sancho di M. Santarelli, regia di G. De Bosio, riceve il premio Idi nel 1984. Seguono Amanda Amaranda di P. Shaffer, regia di A. Calenda (1988); Mamma , ultimo testo di A. Ruccello, con il quale firma la sua prima regia (1988); Due di noi di M. Frayn, regia di G. Solari, che nel 1991 la dirige anche nel testo di cui è autrice La musica in fondo al mare ; Ritter, Dene, Voss di T. Bernhard, regia di C. Cecchi (1993). Nel 1998 debutta in Le farse di P. De Filippo, accanto a S. Orlando e per la sua regia. Oltre agli intermezzi televisivi (da L’altro varietà di A. Falqui a Dio vede e provvede ), numerose le partecipazioni cinematografiche e i premi come attrice non protagonista: per Così parlò Bellavista di L. De Crescenzo (1984), Arriva la bufera di D. Lucchetti, (1992), La seconda volta (1995) e La parola amore esiste (1997) di M. Calopresti.