Romains

Nelle poesie di Jules Romains (Odi e preghiere; 1913) e nei suoi romanzi (Morte di qualcuno, 1911; I compagni, 1913), come più tardi, nell’ambiziosa epica narrativa in ventisette volumi (Gli uomini di buona volontà) cercò di raccontare vite e esistenze comuni, con gli occhi di un umanesimo e di un socialismo utopistico, spesso schematico e intellettualistico. Esordisce in teatro con L’armée dans la ville (1911). Negli anni ’20 collabora con Copeau, che gli affida la direzione della scuola di teatro del Vieux-Colombier. Si afferma come autore brillante con Monsieur Le Trouhadec saisi par la débauche e Knock ou le triomphe de la médecine (1923, regia di Jouvet), che hanno grande successo. Knock è un ciarlatano che, fingendosi un medico, convince gli abitanti di un villaggio di essere malati per imbrogliarli, ma alla fine cade vittima del suo stesso inganno. Non hanno fortuna alcune pièces successive, Le mariage de Monsieur Le Trouhadec (1925); Le déjeuner marocain (1926); Jean le Maufranc (1926); Le dictateur (1926); Boën ou la possession des biens (1930); Grâce encore pour la terre (1939), – forse appesantite da quell’ideologismo aprioristico che inficia spesso anche la sua narrativa. Il miglior Romains torna a esprimersi invece nell’adattamento francese del Volpone di Ben Jonson (1928) e in Donogoo (1930): la falsa scoperta di una città, comunicata all’Accademia geografica diventa l’occasione della fondazione di una nuova città, perfettamente rispondente a quella inventata per ottenere i fondi di ricerca. Nel 1946 è eletto all’Académie française.