Tardieu

Jean Tardieu comincia a lavorare, nel 1944, per la radio francese e questa esperienza, congiunta alla sua attività di poeta, indirizzano la sua predilezione verso un teatro centrato sulla parola, costituito da pièce molto brevi, quasi degli sketch. Nel 1951 Michel de Ré rappresenta due suoi lavori: Oswald et Zénaïde e C e que parler veut dire . Nel 1952, Sylvain Dhomme mette in scena Les Amants du métro . Nel 1956 la compagnia di Jacques Poliéri allestisce Les temps du verbe e Une voix sans personne , in cui si narra di un uomo che, dopo la morte della moglie e del figlio in un incidente, decide di vivere nel passato, parlando esclusivamente all’imperfetto. Il teatro di T. sperimenta nuove forme di espressione, analizzando la struttura della comunicazione verbale e stravolgendola con i suoi giochi di parole. Egli cerca inoltre di modulare la parola in analogia con la musica, creando dei poemi sinfonici: La sonate et les trois messieurs, Rythme à trois temps e L’Abc de notre vie (1959). In quest’ultima pièce un personaggio, che rappresenta l’uomo comune, replica a un coro parlato, che assume il ruolo dell’orchestra. Tra i suoi lavori successivi citiamo: Six pièces en un acte (1968), Obscurité du jour (1977), L’archipel sans nom (1983), Margeries (1986), On vient chercher Monsieur Jean (1990).