Trovajoli

Precocemente sensibile alla musica, Armando Trovajoli impara a suonare il violino da bambino grazie al padre violinista. Studia pianoforte e composizione sotto la guida di Libero Barni e Angelo F. Lavagnino. Si diploma in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia. Apprezzato pianista jazz, di cui è un pioniere nel nostro paese, viene invitato nel 1950 a partecipare a un festival internazionale alla Salle Pleyel di Parigi, accanto a solisti come Charlie Parker, Miles Davis, `Toots’ Thielmann, Max Roach. Esecutore elegante e raffinato, Trovajoli s’impone come uno dei migliori rappresentanti del jazz europeo. Nel 1952, invitato da Willy Ferrero, esegue il Concerto in fa e Rapsodia in blu di Gershwin in concerti alla basilica di Massenzio di Roma e a Palermo; l’exploit è ripetuto al San Carlo di Napoli sotto la direzione di Arthur Rodzinsky.

La Rai affida a Trovajoli l’incarico di dirigere una orchestra di ritmi e canzoni; dopo la partecipazione per due anni consecutivi al festival di Sanremo, nel 1957 forma un’orchestra che scrittura i migliori solisti italiani di jazz. Intanto compone partiture per il cinema e collabora come arrangiatore, direttore d’orchestra e compositore per spettacoli di rivista. Remigio Paone, che con la sigla `Errepì’ produce spettacoli d’alto livello, incarica Trovajoli della realizzazione delle musiche della rivista Festival (1955) di Age, Scarpelli, Verde, Vergani, con la supervisione di Luchino Visconti, protagonista Wanda Osiris (un insuccesso); e di Siamo tutti dottori (1955) di Age, Scarpelli, Verde, protagonisti due netturbini – Billi e Riva – costretti a ottenere una laurea, necessaria per non perdere il posto.

Sempre del 1955 è Il terrone corre sul filo di Nelli, Mangini e Verde, con un Nino Taranto che perde, e poi ritrova, la sua napoletanità (musica di Trovajoli in collaborazione con Giampiero Boneschi). In seguito Trovajoli diventa uno dei musicisti fissi della ditta Garinei e Giovannini, i più importanti autori e impresari del teatro musicale del dopoguerra: sono loro a evolvere la formula della rivista verso la struttura del musical. La prima vera e propria commedia musicale italiana è Rugantino (1962) su testi di Garinei, Giovannini, Franciosa e Festa Campanile, con musiche, appunto, di Trovajoli. Essa porta sulla scena la maschera romanesca del Belli, con Nino Manfredi nei panni di un bullo nella capitale papalina del 1830 che muore con coraggio sul patibolo (finale tragico decisamente inconsueto per questo genere di spettacoli). Accanto a Manfredi agiscono Lea Massari, Aldo Fabrizi e Bice Valori. È forse questa la commedia musicale più applaudita della serie, approdata fra l’altro anche al Mark Hellinger Theatre di Broadway. Trovajoli elabora con gusto motivi popolari del secolo scorso, reinventa ritmi di danze, come il saltarello, e compone canzoni diventate celebri come “Roma non fa’ la stupida stasera”, “Ciumachella de Trastevere”, “È l’omo mio”. Nel 1965 va in scena Ciao, Rudy di Garinei, Giovannini e Luigi Magni, altra scommessa vinta.

Scritta per Marcello Mastroianni, che ne diventa indimenticabile interprete (come attore, cantante e ballerino), questa commedia musicale avrebbe dovuto approdare anche nei più importanti teatri di Broadway – che l’avevano prenotata – ma per impegni assunti con Fellini l’attore non ritenne di proseguire in questo impegno (sette anni più tardi il lavoro fu ripreso e affidato ad Alberto Lionello). Protagonista è Rodolfo Valentino, visto dal suo arrivo a Manhattan al trionfo come rappresentante del fascino latino: Trovajoli, entusiasta di immergersi nella musica americana degli anni ’20 e nelle atmosfere del jazz, per la prima volta in teatro aggiunge all’orchestra di circa trenta elementi una base incisa su nastro magnetico per gli effetti `da cinemascope’; in più agisce saltuariamente sul palcoscenico anche la New Orleans Jazz Band.

Le canzoni, di estrema raffinatezza anche se non sono diventate celebri, si rifanno allo stile di Broadway del tempo; fra queste “Quattro palmi di terra in California”, “Gente matta”, “Così è lui”, “Piaceva alle donne”, “Questo si chiama amore”. Quest’ultimo motivo, cantato da Mastroianni, diverrà dopo tanti anni il leitmotiv del `film testamento’ su questo attore (mancato il 19 dicembre 1996, intitolato Mi ricordo, sì, io mi ricordo e realizzato nel 1997 da Anna Maria Tatò). Altro grande successo è Aggiungi un posto a tavola (1974), tratto dalla commedia Dopo di me il diluvio di David Forrest, testi di Garinei, Giovannini, Iaia Fiastri. Viene ripreso il tema biblico già trattato da `G. & G.’ nella rivista del 1950 La bisarca : stavolta si tratta di un simpatico prete, interpretato da Johnny Dorelli, avvisato dal Padreterno che ci sarà un secondo diluvio universale e incaricato di costruire una nuova arca. Anche per il messaggio di fratellanza in esso contenuto, questo musical ottiene un successo internazionale ed è rappresentato in tutto il mondo. Lo spettacolo viene collegato da Angelo M. Ripellino alla tradizione di Hair , Godspell e Jesus Christ Superstar .

Seguono altri lavori, sempre siglati `G. & G.’, anche se nel frattempo (1977) Sandro Giovannini viene a mancare. Del 1978 è Accendiamo la lampada di Garinei e Fiastri, con uno scrivano da Mille e una notte (ancora Johnny Dorelli) che ricorre alle magie della lampada di Aladino; del 1981 è Bravo! su testi di Terzoli e Vaime, un pretesto per dare mano libera a Enrico Montesano di ripercorrere, raccontandola a suo figlio e agli spettatori, la storia del teatro leggero, i miracoli e le magie del palcoscenico; del 1986 è Se il tempo fosse un gambero , testi di Garinei (che come sempre cura la regia) e Fiastri: mattatore di questo show è ancora Enrico Montesano. Nel 1991 Trovajoli compone le musiche di uno spettacolo particolare, L’impresario delle Smirne , che va in scena all’Arena di Verona. È tratto da Goldoni e adattato da Tullio Kezich e Mario Missiroli: la regia è di quest’ultimo, gli interpreti sono Mariano Rigillo, Marzia Ubaldi, Emanuela Moschin. La critica si divide e parla di «uno spettacolo insolito, cromaticamente smagliante e dall’elegante dimensione di un patchwork».

Fittissima l’attività di Trovajoli per il cinema (e la televisione). La sua carriera di compositore per film è una delle più consistenti del panorama italiano, sia per il numero dei contributi sia per il loro peso specifico. Scrive partiture per registi come Lattuada, De Sica, Risi, Comencini, Pietrangeli, Festa Campanile, Vicario, Magni, Scola. Dalla rivista Rugantino è stato tratto il film nel 1973, con la regia di P. Festa Campanile.