Colette

Fra i grandi della letteratura francese, Gabrielle-Sidonie Colette si accosta al mondo dello spettacolo inizialmente come critica drammatica e musicale. Moglie di Henri Gauthier-Villars detto Willy, all’epoca noto e chiaccherato giornalista, frequentatrice degli ambienti mondani e culturali della Parigi Belle Epoque, Gabrielle-Sidonie Colette prende lezioni di mimo da Georges Wague nel 1905 e debutta come dilettante poco dopo nel Dialogue au soleil couchant di Pierre Loulms. L’anno successivo, dopo il divorzio dal marito, Gabrielle-Sidonie Colette passa al professionismo esibendosi in qualità di mima («il mestiere di chi non ne ha imparato nessuno» ha scritto), spesso al fianco di Wague, sui più prestigiosi palcoscenici dei teatri e music-hall francesi (Le désir, l’amour et la chimère al Mathurins, La Romanichelle all’Olympia, Pan al Théâtre de l’Oeuvre, Rive d’Egypte al Moulin-Rouge). Nel 1907 Gabrielle-Sidonie Colette ottiene il suo successo più grande con La Chair, pantomima interpretata insieme a Wague e regolarmente rappresentata fino al 1911, in cui l’attrice si esibisce senza la tradizionale calzamaglia dei mimi. «Letterata finita male» come soleva definirsi ai tempi della sua militanza nel music-hall, Gabrielle-Sidonie Colette è ritenuta fra le migliori mime del suo tempo, mentre è stata un’attrice di prosa di modesto talento a causa principalmente della sua dizione impura. Appare in opere di Guitry, Courteline e in ruoli da lei stessa creati: è Claudine nella pièce Claudine à Paris (1908), dove però non eguaglia l’ineguagliabile Polaire, è Fanchette in En camarades , scritto nel 1909, e soprattutto è Léa in occasione della centesima rappresentazione della sua fortunata commedia Chéri.

Nel 1926, dopo avere abbandonato il teatro da tredici anni, Gabrielle-Sidonie Colette accetta di interpretare nuovamente un suo personaggio: Renée Néré nella Vagabonde. L’attività drammaturgica di Gabrielle-Sidonie Colette è piuttosto limitata, ma assume un ruolo importante nell’opera complessiva dell’autrice. Dopo la pantomima La décapitée, scritta nel 1908, e la briosa pochade En camarades (1909), Gabrielle-Sidonie Colette realizza insieme a Léopold Marchand tre adattamenti di suoi celebri romanzi: Chéri (1921), La Vagabonde (1923) e La Seconde (1950), opere in cui ritornano i temi del suo universo narrativo, quali, per esempio, l’analisi della passione amorosa, la riflessione sulla vecchiaia, il dilemma tra ansia di autonomia e desiderio di radicamento. L’enfant et les sortilèges , libretto scritto nel 1915 e musicato da Ravel nel 1924, è l’unica, e felicissima, incursione di Gabrielle-Sidonie Colette nel teatro musicale, testo in cui l’autrice profonde la sua fantasia in un crescendo di trovate sceniche e di invenzioni verbali. Nel 1953 traduce in francese e adatta The Fourposter (Le ciel de lit), pièce di Jan de Hartog. Critica drammatica per circa vent’anni, Gabrielle-Sidonie Colette pubblica con il titolo La jumelle noire le recensioni scritte tra il 1933 e il 1938, dove testimonia con passione la vita teatrale parigina. Grazie al suo piccolo binocolo nero, Gabrielle-Sidonie Colette osserva e descrive, con sguardo affascinato e spietato insieme, i grandi della scena di prosa – da Barrault ai Pitoëff, da Artaud a Jouvet – così come le divine del music-hall (Mistinguett, Cécil Sorel). Gabrielle-Sidonie Colette è fra le prime critiche cinematografiche francesi (nel 1917 siede sulla poltrona che sarà di Delluc nella redazione di “Le film”), e scrive per lo schermo. La flamme cachée , unico soggetto originale di C. per il cinema, viene girato e interpretato nel 1918 da Musidora. Nel 1931 accetta di scrivere i sottotitoli francesi di Madchen en Uniform , film della tedesca Léontine Sagan; nel 1933 è autrice dei dialoghi di Lac-aux-dames di Allégret e nel 1935 scrive per il regista Ophüls Divine , sceneggiatura che si ispira a un suo racconto ambientato nel mondo del music-hall. Nel 1951 collabora al documentario sulla sua vita ( Colette ) firmato da Yannick Bellon.