Rauschenberg

Robert Rauschenberg si stabilisce a New York nella seconda metà degli anni ’50, dove, memore della lezione Dada, darà il via alla sua arte basata soprattutto sulle `Combines’, assemblaggi costituiti prevalentemente da materiali di scarto e di uso comune, anticipando per molti aspetti ciò che successivamente diventeranno la Pop Art e il minimalismo. Determinante per lo sviluppo della sua carriera di scenografo e costumista l’incontro nel 1952 al Black Mountain College con John Cage, David Tudor e soprattutto Merce Cunningham, con i quali realizzerà Theatre Piece Nº 1, happening ispirato alle poesie di Charles Olson e M.C. Richards, Suite for Fire in Space and Time (1956), Antic Meet (1958), Museum Event Nº 1, rappresentato a Vienna il 24 giugno del 1964, e Travelogue (1977), al Minskoff Theatre di New York. Tra i suoi principali lavori sono da ricordare le scenografie realizzate con Jasper Johns per The Tower di Paul Taylor (1957), alla Kaufmann Concert Hall di New York, Circus Polka di Stravinskij (1955) e Winterbranch (1964), balletto con musiche di Lamonte Young. Tra i lavori più recenti Set and Reset (1983), con musiche di Laurie Anderson e coreografie di Trisha Brown, e Foray Foret, presentato alla Biennale della danza di Lione nel 1990.

Allio

Allio  René comincia a imporsi verso il 1950, nel quadro della giovane produzione francese (Les condamnés di M. Deguy, Parigi, Théâtre des Noctambules 1950; Victimes du devoir di Ionesco, allestito al Quartiere Latino, 1953), affermandosi al Théâtre de la Cité di Villeurbanne come collaboratore di Roger Planchon (Henri IV – Le prince – Falstaff da Shakespeare, 1957; L’anima buona di Sezuan di Brecht, 1958; Bérénice di Racine, 1966). La concezione architettonica dello spazio, il ricorso alle proiezioni a quadri fissi e sequenze filmate, l’impiego di proiettori a vista e girevoli, il gusto del materiale grezzo per attrezzeria e costumi sono gli elementi che definiscono i tratti dominanti del suo stile (descritto in tre saggi, Le travail au Théâtre de la Cité, saisons 1955-1959, Le travail au Théâtre de la Cité, saison 1959-1960 e Le théâtre comme instrument, 1963), che ha una delle maggiori esemplificazioni nel Tartufo di Molière (1962), in cui enormi quadri monocromi in bianco e nero incombono come tetre visioni sugli attori. Proficui anche i rapporti con il coreografo Roland Petit (Notre-Dame de Paris , Parigi, Opéra 1962; L’Arlésienne , Marsiglia 1974 e Firenze 1986; Les intermittences du coeur , Montecarlo 1974; Les quatre saisons , Venezia 1984) e – sebbene si tratti di collaborazioni occasionali – con alcuni registi italiani, come Luigi Squarzina (Don Giovanni di Mozart, Scala 1966) e Raffaele Maiello (Marat/Sade di Weiss, Piccolo Teatro 1967). Personalità artistica poliedrica (ha partecipato alla riforma e alla progettazione di vari teatri: Aubervilliers, Hammamet), si è dedicato anche alla regia (Attila di Verdi, Nancy 1982) e già dagli anni ’60, con Una vecchia signora indegna (La vieille dame indigne , 1965) all’attività cinematografica (il suo ultimo lavoro è la pellicola Transit , 1991).

Bigi

Diplomato all’Accademia di belle arti di Brera, Ferruccio Bigi debutta in teatro alla Piccola Commenda di Milano con Meriggio e l’ Uomo nero di Emilio Ghezzi (1983). Si interessa particolarmente di teatro musicale collaborando con il CRT di Milano per numerose produzioni tra le quali La coltura degli alberi di Natale da Eliot regia G. Marini (1984) e Umbra di M. Pisati di cui cura oltre alle scene ed i costumi anche la regia (1985). Per il teatro d’opera lavora come scenografo realizzando con il regista F. Ambrosini spettacoli come Tosca di Puccini (Teatro Comunale di Piacenza, 1995) e Le nozze di Figaro di Mozart (As.Li.Co, 1997). Scenografo poliedrico si interessa anche di luci e con altri artisti (Studio Festi) si occupa di eventi spettacolari allestiti in spazi inconsueti, come l’incarico triennale per la celebrazione del Festino di Santa Rosalia (Palermo 1995-97).

Ghiglia

Lorenzo Ghiglia esordisce al Teatro delle Novità con Il Prof. King di B. Rigacci (regia E. Rugoni, Bergamo, 1956), dimostrando una spiccata predilezione per soluzioni sintetiche a impianto fisso. Dedicandosi al balletto e all’opera, lavora a Napoli, a Venezia, a Catania e a Milano, dove conosce alla Piccola Scala F. Enriquez, con il quale realizza una nutrita serie di spettacoli (tra cui La Bohème di Puccini, 1960-61e Il Trovatore di Verdi, 1962-63). Le sue scenografie inventano dimensioni fantastiche, preferendo realizzazioni senza precisi riferimenti storico – ambientali, come il fortunato Candido di R. Guicciardini da Voltaire (1972), che conferma la collaborazione con il regista, proseguita per Suor Angelica (Milano, Teatro alla Scala 1972-73); Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare (Vicenza, Teatro Olimpico, 1977); Le Troiane di Euripide (Catania, Teatro Verga, 1981); Porcile di P.P. Pasolini (Roma, Teatro dell’Orologio, 1989)e il più recente Empedocle di F. Holderlin (Segesta, Teatro Antico, 1993). Altre figure importanti sono A. Piccardi ( Ifigenia in Aulide di Euripide, Borgio Verezzi, 1992; La strana coppia di N. Simon, Torino, Teatro Erba, 1993; Il caso Notarbartolo di F. Arriva, Catania, Teatro Verga, 1994) e A. Martini, con la quale realizza anche i suoi ultimi lavori, come i felici Soldati a Ingolstad e Purgatorio a Ingolstad di M. Fleisser (Roma, Teatro dell’Orologio, 1992; Borgio Verezzi, 1994), e Letteratura di A. Schnitzler (Roma, Giardini della Filarmonica, 1995).

Marzot

Vera Marzot compie gli studi classici, all’Università internazionale di studi sociali di Roma e vince una borsa di studio per la sezione costume del Centro sperimentale di cinematografia. Inizia l’attività professionale nel cinema come assistente ai costumi con P. Zuffi nel 1959 per il film Il Generale della Rovere di R. Rossellini. Per alcuni anni a partire dal 1962 è assistente di P. Tosi con cui inizia una lunga collaborazione lavorando a film come Il Gattopardo di Visconti. Il suo esordio nel teatro lirico avviene quando Visconti le affida i costumi per il Don Carlos di Verdi (Opera di Roma 1965), seguiranno altre produzioni come Rosenkavalier di Strauss (1966) sempre all’Opera e Traviata di Verdi (Covent Garden di Londra). Trascura sempre più il cinema dedicandosi al teatro, instaurando un’interessante collaborazione con il regista L. Ronconi creando i costumi per numerosi spettacoli di prosa tra cui L’anitra selvatica di Ibsen (Stabile di Genova, 1976), L’uccellino azzurro di Maeterlinck (Teatro Regio di Reggio Emilia, 1979), Ignorabimus di Holtz (Prato Teatro Regionale Toscano, 1986), Il mercante di Venezia di Shakespeare (Comédie-Française, 1987), L’uomo difficile di Hofmannsthal (Stabile di Torino, 1990), Questa sera si recita a soggetto di Pirandello (coproduzione Teatro di Roma, Exspo Lisbona, 1998). Inoltre disegna i figurini per Aida di Verdi (Teatro alla Scala, 1985), spettacolo in cui i costumi hanno una parte dominante nell’illusione scenica. Qui alla ricerca minuziosa del dettaglio e al sensibile uso del colore, abbina una grande abilità e fantasia nell’uso dei tessuti e dei materiali. E ancora per il teatro d’opera il Fetonte di Jommelli (1988), Oberon di Weber (1989), Lodoiska di Cherubini (1991), Tosca di Puccini (1996) tutte opere progettate per il Teatro alla Scala con la regia di L. Ronconi. Sempre con il medesimo regista fra gli altri cura i costumi di Giro di vite di Britten al Teatro Regio di Torino (1995), L’Orfeo e Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi nel 1998.