Spoerli

Dopo gli inizi dell’attività lavorativa come apprendista pasticcere, nel 1958 Heinz Spoerli inizia lo studio della danza classica con Walter Kleiber, entrando due anni dopo nel Corpo di ballo dell’Opera di Basilea, dove danza fino al 1963. Dal 1963 al 1966 lavora con Tod Bolender al Balletto di Colonia, in seguito è solista al Royal Winnipeg Ballet (1966-97), Grand Ballets Canadiens (1967-69 e 1970-71) e del Balletto di Ginevra (1971-73) dove debutta come coreografo con Le Chemin. Direttore del Balletto di Basilea dal 1973 al 1991 vi crea oltre settanta balletti tra i quali ricordiamo i concertanti Chas, Wendung, Trois Gnossiennes. Thundermove, le sue versioni di Giselle, Lo schiaccianoci, e i nuovi balletti drammatici Sogno di una notte di mezza estate e La Belle Vie, cui affianca creazioni per molte compagnie internazionali, come La Fille Mal Gardée (Opéra di Parigi 1981, La Scala 1987) e Child Harold (Opera di Berlino 1984). Nominato direttore artistico del Balletto dell’Opera di Düsseldorf nel 1991 continua a consolidare la sua fama di autore con Szenen, La Bella addormentata, Goldberg Variationen . In seguito assume la direzione del Balletto di Zurigo (1996) per cui crea tra l’altro Patently Unclear ; è inoltre invitato dalla Scala a firmare le coreografie dell’opera inaugurale della stagione 1996-97, Armide di Gluck. Coreografo neoclassico, particolarmente versato nei balletti di impostazione narrativa, è autore di una danza fluida e musicale, contraddistinta da una delicata vivacità e un umorismo leggero.

Scholz

Dopo precoci studi in danza e musica, Uwe Scholz nel 1973 si iscrive alla Scuola del balletto di Stoccarda e nel 1979 entra nell’omonima compagnia, della quale, nel 1982, è nominato coreografo stabile. Nel 1985 assume la direzione del Balletto di Zurigo e per questa compagnia crea diversi lavori tra i quali La creazione (musica di J. Haydn, 1986), L’uccello di Fuoco (1987), Il Rosso e il Nero (1989, presentato al teatro alla Scala nel 1994); nel 1991 passa alla guida del Balletto di Lipsia e qui firma tra l’altro Settima sinfonia (musica di Beethoven, 1992), Amerika (1994), Il mandarino meraviglioso (musica di Bartók, 1996), Sinfonia Classica (musica di Prokof’ev, 1997). Ospite di molte compagnie internazionali ha allestito tra l’altro Airs (MaggioDanza 1985), Jeunehomme (1990) e la Seconda sinfonia di Schumann (1993) per il Balletto di Montecarlo. Dotato di una grande sensibilità musicale e di un forte senso teatrale, è autore di una danza neoclassica di notevole bellezza formale e intensa espressività.

Gordon

Nel 1956 David Gordon entra nella compagnia di James Waring, dove coreografa Mama Goes Where Papa Goes (1960). Frequenta intanto le lezioni di Cunningham e studia con Graham, Horst e Robert Dunn. Prende parte attivamente all’esperienza dei postmoderni del Judson Dance Theatre e danza in Trio A , opera seminale della Rainer. Firma il solo Walks and Digressions (1966), cui seguono Sleepwalking (1971), basato sull’accelerazione progressiva, Chair (1974), duo con la moglie Valda Setterfield. Forma poi la sua compagnia (1974), per la quale crea lavori come Not Necessarily Recognizable Objects (1978) e Tv Reel (1982), esemplari del suo stile di coreografo-costruttore, solo in apparenza casuale. Crea anche Field, Chair and Mountain per l’American Ballet Theatre (1985).

Kelly

Uno dei grandissimi della danza americana, continuamente contrapposto a Fred Astaire, diceva di sé: «Astaire rappresenta l’aristocrazia, quando balla. Io sono un proletario». In realtà, a parte l’aspetto atletico, muscolare delle sue danze, Gene Kelly aveva affrontato la danza dalla parte della coreografia, nel senso che aveva progettato di essere un coreografo prima di diventare un ballerino: un aspetto che condizionerà sempre la sua danza. Inoltre aveva talento di attore, e molti produttori di Hollywood si interessarono a lui in questo senso. A diciannove anni, nel 1931, scoprì di avere un’attitudine all’insegnamento e aprì la sua prima scuola di danza (Gene Kelly Studios of the Dance). Intanto, insieme al fratello, si esibiva nei night-club, in stabilimenti anche di infimo ordine, in un numero classico come quelli che abbiamo visto, anche da lui, in tanti film hollywoodiani. Nel 1937 si trasferisce a New York e, finalmente, nel 1938 riesce a ottenere un piccolo ruolo in un musical a Broadway; si tratta di Leave it to Me! di Cole Porter, spettacolo in cui debutta un’altra futura star di Broadway, Mary Martin: lo show ha un esito brillante e 291 repliche. Intanto è riuscito a debuttare come coreografo, sempre nel 1938, con una piccola produzione al Pittsburgh Playhouse che tiene il cartellone per un mese soltanto, Hold Your Hats : nello spettacolo Gene Kelly interpreta ben sei numeri.

Nel 1939 Robert Alton, coreografo di Leave it to Me!, monta una rivista intitolata One for the Money e scrittura Gene Kelly come cantante, ballerino, attore, affidandogli ben otto numeri. Nel novembre 1939 Gene Kelly debutta in prosa, sostituendo un altro attore nella commedia premio Pulitzer di quell’anno, I giorni della vita (The Time of Your Life) di William Saroyan. Sempre nel ’39 Gene Kelly ha coreografato alcuni numeri di danza di una commedia, Green Grow the Lilacs , da cui Rodgers e Hammerstein, tre anni dopo, trarranno Oklahoma! ; nell’estate di quell’anno ottiene anche le coreografie di Billy Rose’s Diamond Horseshoe . Ed è proprio mentre lavora allo spettacolo che, dopo un’audizione, ottiene il ruolo di protagonista in Pal Joey di Rodgers e Hart, che va in scena il 25 dicembre del 1940 e fa di Gene Kelly una grande star; lo spettacolo avrà 374 repliche. Immediato è l’interesse di Hollywood, e Gene Kelly riceve molte offerte; infine decide di accettare quella di David O. Selznick, che lo metterà al lavoro dopo la fine delle repliche di Pal Joey e dopo che avrà compiuto il suo lavoro di coreografo per un altro musical di Broadway, Best Foot Forward (ottobre 1941).

A Hollywood, dopo un debutto onorevole accanto a Judy Garland in For Me and My Gal (1942), Gene Kelly avrà una carriera senza eguali, che comprende alcuni dei massimi film musicali come An American in Paris (1951) e Singin’ in the Rain (1952) e, molto più tardi, solo come regista, Hello, Dolly! (1969). In realtà Pal Joey sarà la sua ultima apparizione su un palcoscenico, se si eccettua una coreografia per il balletto dell’Opéra di Parigi nel 1960, Pas des Dieux , su musica di Gershwin. Ancora molto vivace, nel 1993 ha collaborato con Madonna per metterle in scena un omaggio al film, ormai di culto, Singin’ in the Rain.

Hoecke

Artista poliedrico, che da anni sperimenta con il suo Ensemble una forma di teatro totale, dove danza, recitazione, canto, musica e altre espressioni si fondono in un insieme armonico. Come danzatore Micha van Hoecke ha fatto parte del Ballet du XXème siècle diretto da Maurice Béjart, dove matura alcuni passaggi artistici fondamentali. Solista in numerose creazioni di Béjart, H. inizia a dedicarsi alla coreografia nel 1971; nel 1979 diviene direttore artistico della scuola Mudra fondata da Béjart, di cui diventa stretto collaboratore. Nel 1981 fonda il Ballet Théâtre Ensemble, gruppo di danzatori scelti, con personalità variegate, unite da una tecnica forte e limpida. Per loro crea la maggior parte dei suoi molti lavori, caratterizzati da una sensibilità spesso malinconica e struggente e da una notevole capacità di orchestrare i singoli talenti. Tra le sue coreografie: Monsieur Monsieur (con cui l’Ensemble ha esordito ufficialmente nel 1982), Doucha, La dernière danse. Nel 1986 l’Ensemble è ospite residente del festival di Castiglioncello, per il quale vengono prodotti, tra gli altri, Prospettiva Nevskij, Guitare, Il violino di Rotschild, mentre dal 1995 l’Ensemble ha sede presso il Teatro Verdi di Pisa. Intensa è anche la collaborazione (dal 1990) con Ravenna Festival, dove Micha van Hoecke debutta nella regia lirica con La muette de Portici di Auber (1991), vince il Premio della critica italiana nel 1992 per Adieu à l’Italie , e crea inoltre Orpheus e Pulcinella (1996) con Luciana Savignano e Pèlerinage (1997). È del 1998 il Pierrot lunaire per Alessandra Ferri e Maximiliano Guerra e il suo Ensemble. Dal 1997 è coordinatore artistico per il ballo al Teatro Massimo di Palermo, dove è in preparazione un nuovo allestimento (I sette peccati capitali) per il 2000. Nell’ottobre 1998 è interprete a Torino (accanto a Carla Fracci) di Oh, les beaux jours di Béjart.

Limón

Interprete dalla spiccata personalità e creatore di uno stile dai movimenti fluidi, eleganti e respirati più che di una tecnica, José Limón è stato uno degli esponenti più illustri della modern dance e il discepolo più famoso di Doris Humphrey. Da giovane studiò pittura a Los Angeles, ma una volta arrivato a New York venne folgorato da uno spettacolo di H. Kreutzberg e Y. Georgi e decise di dedicarsi alla danza. Nel 1930 iniziò a studiare presso lo studio di Humphrey-Weidman, di cui divenne presto membro della compagnia. Fisico scultoreo, volto dai tratti nobili e austeri e un talento magnetico, L. fu l’interprete preferito dalla Humphrey che per lui disegnò coreografie su misura come Day on Earth (1947), Lament for Ignacio Sanchez Mejiás (1947) – il suo cavallo di battaglia -, Night Spell (1951) o Ritmo Jondo (1953). Fin dagli anni ’30 manifestò un istinto coreografico, influenzato nelle strutture da quello di Humphrey ma dai contenuti inclini più al misticismo e alle passioni umane, ma solo a partire dal 1946 vi si dedicò interamente. Nel 1945 – dopo aver prestato servizio militare per due anni – fondò la sua compagnia, della quale facevano parte Betty Jones, Pauline Koner, Lucas Hoving, e chiese a Humphrey, ritiratasi dall’attività di danzatrice, di esserne la direttrice artistica. Una decisione che si rivelerà felice per entrambi, dando la possibilità a Humphrey di continuare a esprimersi e a L. di assorbirne l’eredità coreografica. Lontano dagli astrattismi concettuali che fermentavano nei lavori dei suoi contemporanei, L. preferì aderire a una danza emozionale e rappresentativa. Grande umanista della modern dance creò il suo capolavoro con The Moor’s Pavane , del 1949, efficace sintesi del dramma della gelosia di Otello in quattro personaggi, entrato in repertorio anche presso l’American Ballet. Orchestrato armonicamente, sovrapponendo alla struttura della pavana e di altri balli di corte i modelli formali della modern dance, The Moor’s Pavane è un ingranaggio perfetto che esplora la dinamica delle passioni, dall’amore all’odio, dalla gelosia alla vendetta. Tra gli altri suoi lavori: La Malinche (1949), drammatico trio basato sulla vera storia di un’india al tempo di Cortez, The Unsung (1970), danzato da soli uomini in silenzio in omaggio ai guerrieri indiani. Dalla tensione mistica di L. viene il mosaico circolare di There is a Time (1956), ispirato a un passo dell’ Ecclesiaste , la corale maestosità della Missa Brevis (1958), il duetto biblico di The Exiles . L’intensità dell’operato di L. è stata tale che anche dopo la sua morte la compagnia è rimasta unita sotto la direzione di Carla Maxwell, una delle sue interpreti predilette, prodigandosi per il mantenimento e la diffusione delle sue coreografie.

Madia

Formatosi alla scuola di Ballo del Teatro alla Scala, dopo una stagione nella sua compagnia, Giorgio Madia danza dal 1984 come solista nei Ballet du XXème siècle e Béjart Ballet Lausanne, nel Pennsylvania Ballet e nel San Francisco Ballet. Primo ballerino dello Zurich Ballet dal 1995 al 1997, qui debutta nella coreografia firmando Stuck (1995) e le danze di Die Lustige Witwe (1997). Ritiratosi nel 1997 è oggi maître de ballet.

Agesilas

Studia presso il Conservatorio nazionale di Musica e Danza di Parigi. Scritturato all’Opéra, vi rimane fino al 1971, anno del suo incontro con Joseph Russillo con il quale, nel 1973, fonda il Ballet Théâtre Joseph Russillo. Danzatore di grande forza e bellezza plastica, partecipa come interprete principale a tutte le creazioni di Russillo, firmando contemporaneamente numerose coreografie, soprattutto per vari festival (Châteauvallon, Avignone, Arles). Dal 1984, insieme a Russillo, è co-direttore del Centro nazionale di coreografia di Tolosa e del Midi. Tra i suoi lavori, vanno ricordati Spleen, Elégie, Voyage intérieure, Carte postale, Voici la compagnie, Violence et passion, Suite de Bach.

Shawn

Già studente di teologia, Ted Shawn si è formato con Hazel Wallack, debuttando a Denver (1891). Ha aperto poi una scuola a Los Angeles e ha dato vita a una compagnia itinerante (1914). Con Ruth Saint Denis, incontrata a New York, ha fondato la scuola e la compagnia Denishawn (1915-1932), dove hanno studiato Graham e Humphrey. Qui sono nate anche coreografie per il cinema ( Dance of the Ages , Intolerance ). Dopo il divorzio dalla Saint Denis, ha formato un suo gruppo, All-Male Dancers (1933) e ha acquistato una fattoria nel Massachusetts, il Jacob’s Pillow, per farne la sede di corsi e spettacoli, che saranno fondamentali nella vicenda della danza moderna americana. Ha continuato a esibirsi fino agli anni ’60, diffondendo un’immagine virile della danza maschile. Ha pubblicato Ruth Saint Denis , Pioneer and Prophet (1920), The American Ballet (1926), Gods Who Dance (1929), Fundamentals of a Dance Education (1935), Dance We Must (1940), Every Little Movement (risultato degli studi su F. Delsarte, 1954), 33 Years of American Dance (1959), One Thousand and One Night Stands (con Gray Poole, 1960). La sua danza, inventiva ed eclettica, spesso ispirata a temi religiosi o etnici, ne ha fatto un pioniere dell’arte del corpo negli Usa.

Celli

Vincenzo Celli ha iniziato gli studi di teatro e danza classica a Chicago e si è perfezionato in Italia con Enrico Cecchetti, del quale è stato l’ultimo allievo prediletto. Diplomatosi alla Scuola di Ballo della Scala nel 1928, vi ha danzato come primo ballerino fino al 1931 e nel 1935 si è trasferito negli Stati Uniti dove, dopo una parentesi come Maitre de Ballet con i Balletti Russi di Monte Carlo (1938-40) si è da allora dedicato all’insegnamento, diventando una delle maggiori autorità didattiche del metodo Cecchetti e contribuendo in maniera fondamentale alla formazione di ballerini come Lupe Serrano, Maria Tallchief e Royes Fernandez.

Canales

Figlio di una zingara e di un gitano, Antonio Canales si forma presso la scuola del Balletto nazionale di Spagna e da qui entra nell’omonima compagnia in veste di solista. Dopo aver proseguito la carriera come artista ospite in vari `gala’ internazionali, nel 1992 fonda una sua compagnia, con la quale realizza Siempre flamenco (1992), Torero (1993), Narciso e Triana (1996), A cuerda y tacon (1997); in questi lavori si impone per la sua energica personalità di interprete, dal gesto raffinato e dall’esecuzione ritmica travolgente, nonché per la ricerca coreografica tesa a una modernizzazione del flamenco.

Christe

Nils Christe studia musica al Conservatorio e danza classica all’Accademia di danza di Rotterdam; a diciassette anni entra a far parte del Nederlands Dans Theater, dove si impone come uno dei ballerini di maggior rilievo in creazioni di L. Falco, J. Robbins, H. Van Manen e J. Kylin. Lasciata la compagnia nel 1981, si dedica alla coreografia, mettendo in luce un fluente e musicale stile neoclassico in balletti rappresentati da molte compagnie internazionali (Quartett II, Strings, Before the Nightfall, Danses concertantes). Dal 1986 al 1991 ha diretto lo Scapino Ballet, rinnovando la politica artistica e creando, fra l’altro, nuove coreografie per Pulcinella di Stravinskij (1987) e Cenerentola di Prokof’ev (1989). Successivamente ha intrapreso la carriera di coreografo free-lance.

Golejzovskij

Cresciuto alle scuole di Mosca e Pietroburgo, Kas’jan Jaroslavic Golejzovskij è entrato nel 1909 al Teatro Marijinskij di Pietroburgo per passare, nello stesso anno, al Teatro Bol’šoj di Mosca, dove ha interpretato ruoli da solista ( La bella addormentata , Il cavallino gobbo , La fille mal gardée ). Spirito innovatore e irrequieto, presto ha abbandonato la scena accademica per intraprendere dal 1915 la carriera di coreografo presso l’Intimnyj Teatr, il Teatro di Mamontov e il cabaret Il pipistrello. Influenzato dalle innovazioni di I. Duncan, M. Fokine, A. Gorskij è diventato, a cavallo fra gli anni ’10 e ’20, uno dei più significativi coreografi sperimentatori. Nel 1916, seguendo l’esempio del regista A. Tairov, ha fondato un suo Balletto da Camera di Mosca, per il quale ha realizzato La sonata della morte (1918, musica di Skrjabin), Salomé (Strauss), La tragedia delle maschere , Il fauno (Debussy) tutti del 1922, Danze eccentriche (1923). La sua ricerca si è indirizzata soprattutto verso una espressività del movimento libera dai dettami accademici, affrancando il corpo dagli impedimenti del costume classico a favore della quasi totale nudità. Per primo ha introdotto nella danza il costruttivismo adottando scenografie complesse nei balletti realizzati per la scena sperimentale del Bol’šoj, come Giuseppe il bello (1925). Ha collaborato con i più importanti registi d’avanguardia del periodo; a partire dal 1927 ha subìto una lenta ma progressiva emarginazione adattandosi a lavorare per il music-hall, i divertissement per le opere (per esempio le Danze Polovesiane del Principe Igor) o per i teatri delle repubbliche dell’Asia Centrale. Nel periodo del `disgelo’ krusceviano è stato chiamato ad allestire al teatro Bol’šoj la leggenda orientale Lejli e Medznun (1964).

Uotinen

Dopo aver studiato alla Finnish National Ballet School e aver danzato con l’omonima compagnia, Jorma Uotinen si perfeziona con Serge Golovine e nel 1975 entra nel Group de Recherches Choregraphiques dell’Opéra di Parigi diretto da Carolyn Carlson, con cui danza L’Or des Fous , Les Fous d’Or e Sablier Prison, mettendo in risalto la sua personalità magnetica e la sua misteriosa presenza scenica . Il sodalizio con la coreografa continua con Le Trio (1980) e nel TeatroDanza la Fenice; rientrato in Finlandia, dal 1982 al 1991 dirige il City Theater Dance Group, creandovi Steps , Scream e Rif Raf , e dal 1992 il Finnish National Ballet, per il quale coreografa vari lavori tra cui Kalevala (1985), Hallayo (1995), The Firebird (1996).

Cramer

Insieme a B. Cullberg, Ivo Cramer è da considerare una delle personalità più rilevanti della danza svedese del Novecento. Nel 1946 ha fondato `Les Ballets Cramer’, compagnia per la quale ha realizzato fra l’altro Il messaggio (1947), premiato al Concorso internazionale di Copenaghen. Degno di rilievo anche Il figliuol prodigo (1957), balletto diventato una sorta di bandiera nazionale e in cui è riflesso in maniera vivace ed originale il lavoro dei contadini del suo Paese. A lui si devono anche varie coreografie di carattere storico ( Un piatto di zuppa di piselli ; Buonasera mascherina , sulla figura del grande re Gustavo Vasa). C. è anche uno specialista nelle ricostruzioni di balletti del passato, sia del repertorio più lontano ( La fille mal gardée ) come anche dei Ballets Suédois. A lui si deve anche un festoso Arlecchino, mago per amore creato per il Balletto di Svezia, del quale è stato direttore dal 1975 al 1980.

Sieni

Architetto, Virgilio Sieni studia danza moderna con Traut Faggioni e contemporanea ad Amsterdam e New York, debuttando come danzatore e coreografo con la compagnia teatrale Magazzini. Dal 1983 al 1991 con Julie Ann Anzillotti e Roberta Gelpi guida Parco Butterfly, per cui realizza Cocci aguzzi di bottiglia (1985), Shangai Neri (1986), Inno al rapace (1988), Il severo calcolo numerico dei babilonesi (1990); nel 1992 fonda la Virgilio Sieni Danza e elabora progetti coreografici contrassegnati da lavori come L’eclisse (1992), Cantico (1993), Rosso Cantato (1995), Orestea/Trilogia del Presente (1996), Canti marini (1997); collabora inoltre con il Balletto di Toscana (Apollo musagète, 1989; Pulcinella 1991), MaggioDanza (Jeux, 1990), Teatro alla Scala (Feroce Silenzio 1994), San Carlo di Napoli (Time, 1996). Autore di spettacoli di raffinata eleganza formale, spesso in collaborazione con musicisti contemporanei come Alexander Balanescu o Giorgio Battistelli, pone al centro della sua ricerca il valore semantico della danza e la forza metaforica del movimento affidando a complesse coreografie astratte la trascrizione simbolica di temi tratti da grandi opere letterarie.

Ross

Herbert Ross si forma come ballerino a New York sotto la guida di Patova e Leslie e prende parte ancora giovane a numerosi musical di Broadway. Ha appena vent’anni quando gli viene data l’occasione di creare la sua prima coreografia per il balletto Sea Chanties che gli apre una brillante carriera nella danza classica contemporanea. Firma alcuni degli spettacoli di maggior successo degli anni ’50 come Pierrot and the Moon (1951), Ovid’s Metamorphoses (1958), Dark Songs (1959) e Toccata for Percussions (1960). A Hollywood arriva per la prima volta per le coreografie di Carmen Jones (1954) e vi è chiamato di nuovo per Il favoloso dottor Dolittle (1967) e per Funny Girl (1968). L’esito è tale che gli vale il contratto per la regia di Addio Mr. Chips (1969), in cui mette in luce una mano leggera ma decisa.

Si rivela un buon direttore di commedie come Il gufo e la gattina (1970), Provaci ancora, Sam (1972), California Suite (1978), ma padroneggia con sicurezza anche la materia drammatica in Appuntamento con una ragazza che si sente sola (1971), Soluzione sette per cento (1976), Fiori d’acciaio (1989), I corridoi del potere (1991). Con Pennies from Heaven (1981) inizia anche la carriera di produttore. I suoi film più intensi rimangono comunque quelli che ritraggono il mondo dello spettacolo e della danza come Funny Lady (1974), I ragazzi irresistibili (1975), Due vite, una svolta (1977), Nijinsky (1980), Footloose (1984). Vanta anche un’esperienza italiana come coreografo dei numeri di danza della commedia musicale Rinaldo in campo (1961) e dei tributi di Garinei e Giovannini a Renato Rascel in Rasceliana (1960) e a Delia Scala in Delia Scala Show (1961).

Fascilla

Allievo della Scuola di ballo della Scala, Roberto Fascilla si diploma nel 1956; l’anno dopo è già impegnato nel corpo di ballo in parti solistiche. Promosso primo ballerino nel 1964, interpreta tutti i balletti del repertorio ottocentesco (Giselle, Il lago dei cigni) e neoclassico (Allegro Brillante di Balanchine), segnalandosi soprattutto come sicuro partner e ‘porteur’. Dagli anni ’70 si dedica alla coreografia e allestisce nuove versioni di classici, sia per la Scala (Romeo e Giulietta, 1976) sia per la compagnia di Carla Fracci (Coppélia, 1973; La bella addormentata, 1976), nonché nuovi balletti drammatici di linguaggio neoclassico, ma non privi di spunti coreografici moderni (Il diario di Anna Frank, Verona 1983). Fondatore e coreografo della compagnia della Fondazione Piccinni di Bari (1978), dal 1990 al 1997 ha diretto con buoni risultati artistici il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli.

Castello

Formatosi a Torino con A. Sagna e a New York, Roberto Castello fa parte del Teatro e Danza La Fenice dal 1980 al 1984, anno in cui partecipa alla fondazione di Sosta Palmizi e all’ideazione di Il cortile (1985), Tufo (1986), Perduti una notte (1988). Inizia poi una ricerca sulle origini della danza moderna con recital solisti (Enciclopedia) e balletti per varie compagnie: Les mariés de la Tour Eiffel (1991) e La creazione del bue bleu (1994) al Regio di Torino, Impressioni dal paese che cambia per il Balletto di Toscana (1994). Con la sua compagnia ‘Udu’ crea inoltre spettacoli concepiti per spazi non teatrali e caratterizzati da una sarcastica vena polemica: Siamo qui solo per i soldi (1995), Satyricon (1996), Ohm (1997) .

Nijinskij

Vaslav Fomic Nijinskij studiò alla scuola di Pietroburgo con il celebre maestro Nikolaj Legat e poi anche con il non meno celebre Enrico Cecchetti, agli inizi del Novecento. Il suo fisico, piccolo e tarchiato, non era dei più felici, ma straordinaria sin dagli inizi fu la forza dell’espressione; del resto furono proprio la conformazione fisica, gli zigomi accentuati, gli occhi a mandorla che rivelavano i caratteri orientali, gli stessi tratti somatici a decretare la personalità del danzatore. Debuttò nel 1905 in Aci e Galatea, con la coreografia di Fokine; l’affermazione completa giunse nel 1908. Scritturato in quell’anno da Diaghilev per le rappresentazioni dei Ballets Russes in Europa (debutto a Parigi), sollevò l’entusiasmo delle folle per le doti tecniche (il grande salto) e la singolarità dell’espressione in Shéhérazade , Carnaval , Giselle , Le spectre de la rose , Petruska , tutte interpretazioni fulcro della sua carriera, per l’espressionismo tragico (il disperato Petruska) e per il languore neoromantico delle Silfidi come dello Spectre guidato dalla mano del coreografo Fokine e dal gusto `art nouveau’ di Bakst e di A. Benois. Diaghilev lo mise in contatto con Marie Rambert, che a sua volta era permeata delle teorie ritmiche, allora in voga, di Jaques-Dalcroze: nacque, rivoluzionaria e scandalistica, la coreografia dell’ Après-midi d’un faune (1912) sulla partitura di Debussy e la traccia letteraria di Mallarmé. Intanto era interessante la composizione coreografica, oltre che l’interpretazione: una coreografia basata sulle posizioni di profilo, attinte ai bassorilievi greco-etruschi, in disdegno del classico `en dehors’ ma pienamente giustificata dal carattere del brano.

L’anno dopo vennero Jeux (musica di Debussy), gioco dell’amore e dello sport (una partita di tennis in chiave ballettistica), e soprattutto Le sacre du printemps , per la musica di Stravinskij: altro scandalo, anche per la coreografia, fuori dai canoni accademici, che ricostruiva l’immagine di una Russia arcaica, primitiva e pagana con grande forza espressiva. Con il matrimonio (a Buenos Aires) con la seguace e ammiratrice Romola de Pulszkij, si ruppero i legami con Diaghilev e N. si trovò a percorrere improvvisamente e violentemente un cammino in discesa nella sua arte, verso la follia progressiva. Nel 1916 partecipò a una tournée negli Usa e creò Till Eulenspiegel sulla partitura di R. Strauss; tentò un nuovo approccio con Diaghilev nel 1917. Testimonianza probante e probabile dello smarrimento psichico di N. fu il celebre Journal , raccolto dalla moglie con numerose edizioni delle quali l’ultima, italiana, uscì nel 1979. Per la sua personalità unica, inconfondibile N., oltre ad appartenere al gusto di una stagione, e quindi alla storia della danza, dell’arte in genere per i vari addentellati figurativi e del costume, è entrato nel mito e nella leggenda, con la fioritura molto estesa di un’abbondante letteratura: mostre fotografiche, film, spettacoli teatrali (di Béjart, Nijinskij clown de Dieu ; di Lindsay Kemp, Nijinskij, il matto ), pubblicazioni (Nijinskij di Richard Buckle), vari studi condotti da esperti di danza come Lincoln Kirstein ed Edwin Denby e anche da psicologi.

Neumeier

Laureato in Letteratura Inglese e Storia del Teatro studia danza moderna con Sibyl Shearer e classica con Sheila Reilly, Vera Volkova e alla Royal Ballet School e dal 1963 al 1969 John Neumeier fa parte dello Stuttgart Ballet*, dove debutta nella coreografia con Separate Journeys (1968) nell’ambito dei laboratori della Noverre Society*. Dal 1969 al 1974 è direttore del Balletto di Francoforte e vi allestisce le sue versioni di Romeo e Giulietta (1971) e Schiaccianoci (1971), Dafni et Chloe (1972), Le Sacre (1973); l’anno successivo viene chiamato alla guida dell’Hamburg Ballet. Con questa compagnia, ben presto elevata ai massimi livelli della scena internazionale, prosegue la sua attività creativa, ampliata da collaborazioni con compagnie come l’Opèra di Parigi, il Royal Danish Ballet, il National Ballet of Canada, lo Stuttgart Ballet. I suoi oltre cento lavori seguono alcune linee di ispirazione distinte: i balletti sinfonici, con un ciclo dedicato all’opera di Gustav Mahler composto da Terza Sinfonia (1974), Quarta Sinfonia (1977), Decima Sinfonia (1980), Sesta Sinfonia (1984), Des Knaben Wunderhorn (1989), Quinta Sinfonia (1989), Zwischenr&aulm;ume (1994); i lavori di profonda ispirazione spirituale come la Matth&aulm;us Passion , sull’omonimo oratorio di Bach (1980) e considerato tra i suoi lavori più esemplari e ispirati, Magnificat (musica di J.S. Bach, Balletto dell’Opéra di Parigi 1987), Requiem (musica di Mozart, Festival di Salisburgo 1991); i balletti su fonti letterarie e teatrali, come Sogno di una notte di mezza estate (1977), Othello (1985), Mozart e temi da Come vi piace (1985), Vivaldi o la Dodicesima Notte (1997), Peer Gynt (1989), La Signora delle Camelie (Stuttgart Ballet, 1978), Un Tram chiamato Desiderio (Stuttgart Ballet, 1984), Medea (Stuttgart Ballet, 1990), A Cinderella Story (1992), Odyssée (1996), West Side Story (1978) On the town (1991), Bernstein dances (1998). Tra i massimi coreografi contemporanei, ha saputo innovare con estrema originalità il genere del balletto drammatico e si è distinto, oltre che per la padronanza della composizione coreografica e del vocabolario classico e moderno, per l’acume delle sue intuizioni teatrali, la sensibilità nel tratteggio psicologico e la stimolante rielaborazione della struttura drammaturgica che, eseguita talvolta in maniera radicale – come nel caso dei classici del repertorio tradizionale ( Illusioni – Come Il lago dei cigni , 1976) – non manca mai, tuttavia, di una sua coerenza interiore e di una costante ispirazione, supportata da una non comune cultura umanistica.

Ek

Fedele ai due grandi amori della sua vita – la danza e il teatro -, ma forse anche a un’idea dell’essere artista che presuppone ciclici cambiamenti di prospettive, di metodi, e un’inesauribile curiosità, Ek Mats è uno dei coreografi più importanti e influenti della sua generazione nell’ambito della danza narrativa . Figlio d’arte, secondogenito della celebre coreografa Birgit Cullberg e di Andreas Ek, noto attore svedese, si accosta alla danza moderna e in particolare alla tecnica Graham, grazie all’insegnamento di Donya Feuer, maestra all’Accademia di danza di Stoccolma. A diciassette anni forma, assieme al fratello Niklas, una piccola compagnia che interpreta i balletti della Cullberg nei parchi di Stoccolma, e al termine degli studi superiori, che compie alla scuola popolare di Marieborg nei pressi della città di Norrköping, si cimenta in una pièce del teatro nô, Kagekyio , che nel 1966 riesce a portare in scena al Teatro delle Marionette di Stoccolma. È l’inizio di un coinvolgimento nell’attività teatrale che non verrà mai meno. A un secondo allestimento – un Woyzeck di Büchner a cui partecipa il fratello Niklas nel ruolo del protagonista (ancora per il Teatro delle Marionette) – e alla realizzazione delle scene d’azione di Troilo e Cressida e del Coriolano , fa seguito, nel 1969, la sua assunzione come assistente regista e coreografo al `Dramaten’, il Teatro reale di Stoccolma. Il primo successo personale arriva con la messa in scena di Karlson sul tetto di Astrid Lindgren, romanziera svedese celebre per i suoi libri per ragazzi (come Pippi calzelunghe ). Quindi mette in scena l’ Andromaca di Racine, Il testamento di Tolstoj di Arne Tørnqvist e Romeo e Giulietta di Shakespeare, ma accetta anche l’ingaggio come assistente regista di un nuovo Woyzeck diretto da Ingmar Bergman.

Tra i suoi successivi allestimenti (Sogno di una notte di mezza estate per il Conservatorio svedese di arte drammatica, Una notte di febbraio di S. Goethens per il Teatro di Norrköping, L’ombra di Hjalmar Bergman per la televisione svedese) spiccano due regie d’opera: L’uccello di Sven-Erick Baecks e Paride ed Elena di Gluck. Nel 1973, all’età di ventisette anni, decide di abbandonare la brillante carriera già avviata in teatro per dedicarsi a tempo pieno alla danza. Non si tratta di un ritorno repentino, ma di un graduale riaccostamento all’esercizio fisico quotidiano (accelerato dall’entusiastica partecipazione alle prove di uno dei tanti riallestimenti di West Side Story di Jerome Robbins) che gli consentirà, dapprima, di entrare nelle file del Cullberg Ballet, e quindi di interpretare, da protagonista, alcune coreografie della compagnia di allora, tutte opere della madre Birgit: Adamo ed Eva , Euridice è morta e Sul limitare del bosco . Versatile e curioso, collabora per una stagione (1974-75) con l’Opera di Düsseldorf e stabilisce contatti, in seguito continuamente rinnovati, con il Nederlands Dans Theater. Nel 1976 firma la sua prima coreografia per il Cullberg Ballet, L’attendente (musica di Bartók), ritornando per la terza volta, con successo, al tema del Woyzeck . Nello stesso anno firma San Giorgio e il drago , in cui interpreta la parte del protagonista e crea per la madre Birgit un travolgente assolo di `madre primitiva’ che inserisce nel balletto Soweto (1979): il racconto, a tinte forti, di un tumulto razziale nella disperata periferia di Johannesburg in Sudafrica. In Bernarda Alba (1978), tratto dal celebre dramma di García Lorca, trasforma il conflitto sociale del precedente balletto in conflitto familiare e di sentimenti individuali e di entrambe le problematiche si avvale, nel 1982, per allestire la sua toccante versione moderna di Giselle. Questo classico del repertorio romantico è il primo di una serie di rivisitazioni ottocentesche ( Il lago dei cigni , 1987; Carmen, 1992 e La bella addormentata , allestita nel 1996, prima per il Balletto di Amburgo e poi per il Cullberg Ballet, a cui si unisce l’idea di un Don Chisciotte) che gli valgono il successo internazionale e l’invito delle maggiori compagnie classiche tradizionali, oltre alla meritata fama di coreografo-drammaturgo, in grado cioè di rivisitare i libretti ottocenteschi e di trasformarli in racconti attuali, ambientati per lo più nel nostro secolo e con forti motivazioni etiche, sociali e psicologiche, ma senza intervenire, se non con rapidi ritocchi, sulle partiture musicali originali.

È indicativo il fatto che a queste rivisitazioni (affiancate, nel 1984, da una non riuscita versione nipponica della Sagra della primavera di Stravinskij), E. abbia messo mano, sia durante gli anni della codirezione artistica del Cullberg Ballet (1980-85), accanto alla madre, che durante il periodo in cui diventa coreografo unico e direttore artistico (1985-1993) della compagnia e persino oltre, quando torna ad essere un free-lance (lasciando orfano il Cullberg Ballet, che tuttavia mantiene in repertorio gran parte delle sue creazioni ed è depositario del suo stile di danza accademico-moderno). Oltre ai classici, il suo repertorio include, tra l’altro,The Park e Grass (1987), As Antigone (1988), Old Children (1989), Pointless Pastures (1992), She Was Black e lo straordinario duetto Smoke (musica Arvo P&aulm;rt), creato per Sylvie Guillem e Niklas Ek, anche in versione video (1995), e ancora Solo for Two e Sort of (1997) allestito per il Nederlands Dans Theater. Di nuovo interessato al teatro, allestisce, come regista-drammaturgo, i suoi stessi testi ( On Malta del 1996, una pièce liberamente tratta da Christopher Marlowe, e Giovanna d’Arco del ’97) in cui spesso la parola, riservata agli attori, e la danza, interpretata da ballerini a lui fedelissimi, come la moglie-musa, Ana Laguna, o il fratello Niklas, coabitano. Segno distintivo delle sue coreografie dal segno robusto, solido e naïf (come tutte le scenografie dei suoi balletti anche firmate dalla sorella pittrice, Karin Ek) è che l’essere umano vi emerge simultaneamente a tre livelli: terrestre, extra-terrestre e spirituale, in un vortice di danza espressiva, portatrice di messaggi poetici e ironici, spesso, ma senza retorica, anche umanitari.

Bintley

David Julian Bintley studia presso maestre locali, poi alla Royal Ballet School dove inizia il lavoro creativo e si rivela danzatore di eccezionale carattere. Entrato nel Sadler’s Wells Royal Ballet nel 1976, dà vita a importanti ruoli: la vedova Simone e Alain ne La fille mal gardée e Bottom nel Dream di Ashton; il Re rosso nel Checkmate di de Valois e la sua interpretazione più straordinaria, Petruška di Fokine. Coreografo eclettico e prolifico, crea sia balletti di danza pura, sia balletti narrativi, anche in tre atti, come il popolare Hobson’s Choice (balletto comico-drammatico, musica di Paul Reade, 1989), qualche volta a tinte forti (Edoardo II, creato per il Balletto di Stoccarda su musica di John McCabe, 1995). Fra i lavori in atto unico più riusciti, Consort Lessons (musica di Stravinskij, 1983), Still Life At The Penguin Café (musica di Simon Jeffes, 1988), Nutcracker Sweeties (Cajkovskij-Ellington, 1996). Diventa direttore artistico del Birmingham Royal Ballet nel 1995, pur continuando a creare balletti per il San Francisco Ballet e per il Balletto di Stoccarda. Gli sono stati conferiti l’Evening Standard Award For Ballet nel 1983 e il Laurence Olivier Award nel 1984.