Berezka

Berezka è una compagnia lituana di danze popolari (berezka significa betulla) fondata nel 1948 da Nadezda Nadezdina (Vilnius 1908 – Mosca 1979) che seppe sintetizzare la danza folklorica con le basi della danza accademica. Dal 1979 è stata diretto da Mira Kolcova. Nato come insieme esclusivamente femminile, a partire dal 1961 hanno incominciato a farne parte anche danzatori maschi. Ma lo stile è rimasto quello impostato dalla Nadezdina, fondato più sulla grazia e l’eleganza che sull’atletismo. In repertorio titoli che rimandano a danze popolari (per esempio Razdolnaja ) a bozzetti campagnoli ( I Burloni ), o brani che hanno fatto la fama della compagnia come le danze col passo scivolato che danno l’idea del pattinaggio sul ghiaccio. Le prime apparizioni in Italia risalgono agli anni Settanta alla Scala e alla Fenice di Venezia (1973).

Magopovero,

Magopovero Teatro è una compagnia teatrale nata nel 1971 che svolge attività professionale dal 1978 e che attualmente ha preso la denominazione Teatro degli Alfieri. Fondatori sono: Maurizio Agostinetto, Luciano Mattino, Lorenza Zambon e Antonio Catalano. Dal 1994 si sono stabiliti nel Cuore del Monferrato nella Cascina degli Alfieri e si occupano del festival Asti Teatro.

Elleboro

Fondata nel 1987 a Reggio Emilia da cinque danzatrici e coordinata da Federica Parretti la compagnia Elleboro si caratterizza per un repertorio di danza contemporanea versatile, basato su creazioni della stessa Parretti ( Le Serve , 1991) e altre appositamente commissionate a giovani autori italiani e stranieri, come Teri Jeannette Weikel, Charles Vodoz, Carlos Iturrioz, Jean Yves Ginox o progetti collettivi come Senso (1998).

Vianats Danza

Costituitasi a Valencia nel 1984 dall’incontro della ballerina e coreografa G. Meneu e del fotografo P. Hernandez, la formazione Vianats Danza sperimenta uno stile di danza influenzato dalle correnti postmoderne americane e basato sulla costruzione di una gestualità rarefatta e formale, in spettacoli arricchiti da effetti speciali e proiezioni quali Vianants (1985), Via (1988).

Esquisse

Esquisse è una compagnia di danza francese fondata nel 1981 dalla danzatrice francese Joëlle Bouvier e dal danzatore di origine algerina Régis Obadia.Nel 1987 la sua sede si radica al Centre chorégraphique national de Basse Normandie a Le Havre, finché i due, nel 1993, diventano i direttori del Centre national de danse contemporaine di Angers. In coppia, la Bouvier e Obadia danno vita a una serie di lavori, caratterizzati da uno stile che punta molto sullo sprigionamento delle energie corporali e in cui lo spazio scenico viene usato in maniera razionale, loro stessi facendosene protagonisti di grande forza espressiva. Tra le loro coreografie, Le royaume millenaire , L’Etreiente , La chambre , nonché, Welcome to Paradise (apprezzato in molti festival internazionali) e L’éffraction du silence.

Los Angeles Ballet

La Los Angeles Ballet viene fondata nel 1974 da John Clifford, nato a Hollywood e danzatore di spicco del New York City Ballet, di cui è stato direttore artistico, coreografo stabile e primo ballerino. Il repertorio, sotto la sua guida, comprendeva numerose creazioni proprie, come Pavane (1974), Beethoven Variations (1980) e Walse Scherzo (1983), e titoli di Balanchine. All’inizio degli anni ’80 il gruppo era formato da venticinque danzatori, fra cui Gelsey Kirkland. La compagnia ha smesso l’attività nel 1985 per difficoltà economiche.

Mangiafuoco,

Mangiafuoco Teatro Laboratorio è una compagnia nata a Milano nel 1979 in seguito a una comune esperienza di studio e lavoro, presso la Civica scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro, con Otello Sarzi. L’attenzione per il rapporto fra teatro e arti figurative, e in particolare l’interesse per le avanguardie artistiche del primo Novecento, è evidenziato in alcuni allestimenti I balli plastici di F. Depero (del 1981 in coproduzione con Autunno musicale di Como) e Autour du chat noir (del 1986 in coproduzione La Fenice di Venezia). Il percorso artistico del T. L. M. continua poi con allestimenti di fiabe che entrano in rapporto con le culture extraeuropee: storie di Africa, Giappone e Medio Oriente.

En Knap

Fondata nel 1993 a Bruxelles da Iztok Kovac, ballerino e coreografo sloveno, la compagnia En Knap è costituita da ballerini provenienti da diversi Paesi europei, facendo della multiculturalità una prerogativa. Dopo il primo successo, Spread your wings, you clumsy elephant (1993), il gruppo torna in Slovenia per fondare a Lubiana un centro di produzione internazionale, luogo di scambio libero e aperto fra artisti di diversa provenienza e formazione culturale. Il secondo spettacolo, Sting and string – first touch (1994) è un lavoro corale, su musiche di Boris Kovac, suonata dal quartetto d’archi di Enzo Fabiani. In Codes of Cobra (1996), i danzatori dialogano con la propria immagine videoregistrata.

San Francisco Mime Troupe

A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 il nome di questo gruppo è sinonimo, negli Usa, di teatro politico. Teatro di guerriglia è anzi il termine che il fondatore del San Francisco Mime Troupe, Ronnie G. Davis, conia nel 1966 per l’attività della formazione. In realtà è il mimo classico a interessare dapprima Ronnie G. Davis, allievo a Parigi di Etienne Decroux e ballerino nella compagnia di José Limon. La componente mimico-gestuale è alla base del lavoro del gruppo, che si forma fin dal 1959 all’interno del San Francisco Actors Workshop. A partire dal 1963 il S. acquista una dimensione autonoma, anche per lo spiccato interesse che esso rivolge alle tecniche della Commedia dell’Arte. Gli happenings all’aperto nei parchi cittadini e il lavoro sulla commedia classica (Ruzante, Molière, Goldoni) non bastano più a soddisfare il bisogno di improvvisazione che il collettivo esprime e che viene utilizzato sia come processo creativo per i nuovi lavori, sia come tecnica di richiamo per il pubblico, durante gli spettacoli, realizzati prevalentemente all’aperto. Nel 1965 Davies viene arrestato, per aver rappresentato Il candelaio di Bruno nel Golden Gate Park nonostante l’autorità municipale avesse revocato l’autorizzazione per l’eccessiva `volgarità’ dello spettacolo. Anche la CIA e FBI cominciano a interessarsi al San Francisco Mime Troupe, che intanto si avvia verso una rapida politicizzazione. Una discussione sul Vietnam e sul pacifismo accompagna L’eccezione e la regola di Brecht (1965), temi ripresi anche nell’ Amante militare da Goldoni del 1967.

Un articolo di Davis apparso nel 1966 sulla “Tulane Drama Review” e intitolato Il teatro di guerriglia diventa quasi un manifesto, mentre le tecniche spettacolari (clownerie, travestimenti, umorismo slapstick, bande musicali, maschere) tendono al coinvolgimento del pubblico e il lavoro si inquadra politicamente nelle azioni della nuova sinistra americana, occasione anche per una sorta di aggressivo sodalizio con il Black Panther Party. Centerman parla delle torture fisiche e morali inflitte a un prigioniero di guerra, Search and Seizure denuncia la durezza della legge federale sugli stupefacenti. Il 1970 segna un momento decisivo nella crescita di questo teatro d’opposizione. Il lavoro di preparazione per The Congress of the White Washers (l’incompiuta Turandot di Brecht) genera una spaccatura fra i membri S. Davies si dimette (fonderà il gruppo di controinformazione Praxis) mentre il gruppo si trasforma in un collettivo che sceglie di volta in volta i temi più scottanti fra quelli denunciati dall’opposizione radicale: diritti civili e conflitto razziale, sfruttamento industriale e collusioni economico-governative rappresentano materiali di lavoro per The Dragon Lady’s Revenge (1971), Frozen Wages (1972), False promises – Nos engañaron (1976). La crisi della sinistra americana e il contemporaneo avvento dell’epoca del performer chiudono negli anni ’80 la parabola del gruppo.

Heura

Heura nasce nel 1978 e inizia la sua attività artistica con la coreografia di Isabel Ribas Com et dius Nena? , che vince il secondo premio al concorso internazionale di coreografia di Nyon nel 1979. Si impone quindi come giovane compagnia emergente in altri concorsi e festival internazionali. Composta da sei danzatori, presenta lavori di coreografi diversi: L’amant del Sol a l’ombra di Maria Rosas (1979), Passatges di Helisa Huertas (1980), Anells sence dits di Avelina Arguelles (1980, secondo premio al concorso internazionale di Colonia), Le ciel est noir di Isabel Ribas (1984).

Fura dels baus,

Il collettivo La Fura dels baus è nato come cooperativa rurale nel 1979. Si sono rivelati nel 1983 al festival di Sitges con Azioni (Accions), un insieme di momenti scenici isolati che formavano uno spettacolo-collage. La struttura si ripeterà anche negli spettacoli successivi caratterizzati dall’assenza del linguaggio verbale e di una chiara e coerente linea drammaturgica (sostituita da frammentazione, giustapposizione, ripetizione), dalla ricerca di un forte impatto visivo e sensoriale, dall’uso di materiali concreti e attrezzatura tecnica, da una grande energia fisica, che spesso sfiora la violenza. Lo spazio scenico molteplice e che lo spettatore non può controllare nella sua totalità, trovandosi spesso in una situazione di insicurezza, costituisce l’asse portante delle loro costruzioni sceniche. In Suz-O-Suz (1986) è la musica il filo conduttore, mentre in Tier Mon (1988) sono la violenza e la guerra in un mondo orwelliano a costituire la cifra dello spettacolo. Noun (1990), nonostante il grande spiegamento di mezzi tecnici, batterie di televisori, luci e suoni assordanti, riusciva a trasmettere allo spettatore solo una angosciante sensazione di caos. Più riuscito lo spettacolo seguente, MTM (1994), nel quale emerge più chiaramente il nucleo tematico originario ispirato alla teoria della catastrofe di René Thom. MTM è il primo lavoro in cui viene incorporata la parola, con esito poco felice, secondo la maggioranza dei critici. Nella stessa linea è Hubris, presentato ad Almeria nel 1996.

Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa sono una compagnia fondata nel 1986 da Marco Isidori (regista drammatico) e Daniela Dal Cin (scenografa e costumista) con Maria Luisa Abate (attrice), la Compagnia Marcido è tra le più interessanti nel panorama del teatro italiano. Debutta nello stesso anno al Festival Premio Narni Opere Prima, con uno studio su Les Bonnes di Jean Genet che si evolverà successivamente nello spettacolo Le serve , imponendosi subito all’attenzione della critica e vincendo il premio Giovin Italia. La compagnia si dedica poi a un lavoro sul classicismo e sulla tragedia attica che porta a una serie di elaborazioni e riscritture dei testi classici: In una giostra: l’Agamennone da Eschilo che ottiene il premio Opera d’attore nell’88; Musica per una Fedra moderna (1982) e Spettacolo (1993), parti di un unico progetto che chiude l’esperienza sulla tragedia classica. Con Palcoscenico e Innio nel 1991 la Marcido vince il premio Speciale Ubu. Con Il cielo in una stanza (1994) si apre una fase decisiva per lo sviluppo della potenzialità drammaturgica della compagnia che la vedrà impegnata con una scrittura testuale autarchica nella messa in scena di Gengis Khan poema drammatico di Marco Isidori. Produzioni successive sono state L’Isi fa Pinocchio ma sfar lo mondo desierebbe in ver (1996) e il particolarissimo esperimento realizzato con gli allievi del suo laboratorio Happy Days in Marcido’s Field (1997). Vissuti a lungo isolati in una comunità artistica e familiare i Marcido, ritenuti da alcuni quasi un gruppo settario, hanno come nucleo essenziale del loro lavoro l’eliminazione dello spazio tra pubblico e attori, tra platea e palcoscenico, tra scena e costumi. Per il loro Agamennone avevano costruito una giostra rutilante di ferro e legno che conteneva Atridi e spettatori, mentre il costume per la Fedra di Seneca era invece una diabolica macchina scenica che costringeva l’attore in posture sadomaso tra mostruosità e magia, orrore e caricatura.

I cardini della loro ricerca sono sempre stati la Parola, il Significato, la Significazione. Prendendo spunto dalla via favolistica, ridotta esclusivamente a schema esteriore, assume importanza fondamentale il suono della parola stessa e la figura dell’attore passa in secondo piano, segnando così la distruzione di un teatro tradizionale. Elaborati come partiture musicali, tutti gli spettacoli della Marcido ricercano dunque la teatralità insita nella parola stessa e attraverso la sua sonorità si scopre l’intento del loro autore. Nella loro ultima produzione, Happy Days in Marcido’s Field , spettacolo fortemente rituale, si assiste a una riformulazione del teatro moderno. I corpi nudi degli attori, appesi come carne di fronte al pubblico a fare da sipario, simulacri solo di se stessi, raccontano il mondo quale noi lo vediamo, come noi lo subiamo. Un lavoro assolutamente sui generis quello di questa compagnia, impegnata a contrastare l’omologazione e a rifiutare ogni subordinazione culturale, nel negare e insieme fare teatro, fuori dal `semplice teatro’. La loro ultima produzione, Una canzone d’amore (1998), presentata in anteprima nazionale al festival di Santarcangelo, si ispira al mito di Prometeo. Incatenato in una sfera-gabbia d’acciaio, Marco Isidori mette in scena la tragedia dell’eroe come `necessità del teatro’, un’ossessione costituita dal bisogno estremo di trovare musicalità all’interno della struttura semantica della parola. Uno spettacolo di forte impatto visivo e sonoro, come del resto tutti i lavori della compagnia.

Field Day Theatre Company

Fondata dal drammaturgo Brian Friel e dall’attore Stephen Rea nel 1980, a cui più tardi si associano i poeti Seamus Heaney e Tom Paulin, il critico e professore universitario Seamus Deane, con base nella contea di Derry, la compagnia Field Day Theatre Company è per lo più itinerante, priva di un teatro permanente e sostenuta da fondi provenienti dall’Arts Council del Nord e del Sud dell’Irlanda. Sebbene non dichiaratamente politica, la compagnia intende contribuire alla ridefinizione della libertà irlandese e alla risoluzione della crisi politica del Nord, creando un pubblico comune a cui offrire una versione culturale unitaria contro il nazionalismo di fazione. Motivo non ultimo del gruppo è colmare un vuoto nella regione di Derry creando una situazione teatrale che sia all’altezza di quelle esistenti a Belfast e a Dublino. L’attività della compagnia comprende un’intensa produzione di pubblicazioni: brevi trattati su linguaggio, mito, legge e sulla relazione tra letteratura e colonialismo sempre con riferimento alla questione anglo-irlandese; tre volumi antologici Field Day anthology of Irish writing (1991) a cui in seguito è stato aggiunto un quarto volume sulla drammaturgia irlandese al femminile; un volume di saggi Revising the rising e un lavoro di Heaney, Sweeney Astray (1983). Dodici le produzioni realizzate, a partire dal testo di Friel Traduzioni (Translations, 1980), attraverso adattamenti (dall’ Antigone di Sofocle, The riot act di Paulin; High Time di Mahon tratto da La scuola dei mariti di Molière) e testi originali come Pentecost (1987) di Steward Parker e il conclusivo Il teatro itinerante di Madame MacAdam (The Madame MacAdam Travelling Theatre, 1991) di Thomas Kilroy anch’egli parte del gruppo dal 1986. Negli anni ’90 il gruppo si è trovato di fronte ad una quasi naturale dissoluzione quando le carriere dei singoli sono intervenute aggravando un equilibrio (sia interno che esterno) ormai instabile.

Vera Stasi

Fondata a Roma, nel 1985, da Silvana Barbarini, Ian Sutton, Giovanna Summo, Franco Senica, Giuditta Cambieri e Giuseppe Scaramella, Vera Stasi diviene nel 1991 parte di un centro di produzione con i gruppi Sosta Palmizi e Arbalete, per poi trasformarsi in associazione di singoli autori che operano individualmente. Così, all’iniziale creazione collettiva di opere di taglio teatrale che traggono spunto da testi letterari o dall’arte figurativa (Vite stracciate, 1986, Quartetto d’ombre , 1986) subentra una più indistinta produzione di coreografie firmate da G. Summo (Trittico, 1987), I. Sutton (Pinna in un deserto d’acque , 1988) e S. Barbarini (Variazioni per una figura, 1991), che a capo di una nuova associazione V. S. (con Ian Suton e Anna Paola Bacalov) ottiene nel 1997 una residenza coreografica nel Teatro di Tuscania.

Corte Sconta

Fondata nel 1990 a Milano dalle danzatrici e coreografe Laura Balis e Cinzia Romiti, Corte Sconta fin dall’inizio si caratterizza per la ricerca coreografica influenzata dal teatrodanza e la creazione di videodanza. Debutta con Tuffo nell’acqua tonfi del cuore (1990), il cui video, realizzato da Kiko Stella, vince il concorso ‘Coreografo elettronico’; invitata poi al Théâtre de la Danse e de l’Image di Chateauvallon per una residenza coreografica, crea Il guardiano dei coccodrilli (1993), opera vincitrice – in versione video – del gran premio internazionale di videodanza di Parigi. In seguito, con Strapiombo (1995) e Spargimento (1997), prosegue nella definizione di una danza di grande fisicità e di potente impatto visivo.

Carretto

La poetica del Teatro del Carretto si identifica in quella dimensione magico-onirica del teatro che coniuga l’arte dei marionettisti con quella degli automi e di attori veri in pose da `masque’. Le produzioni del Teatro del Carretto inizialmente sono pensate per un pubblico più giovane, ma si caratterizzano oggi come spettacoli raffinati e poetici che superano le barriere del gioco fiabesco per approdare a rifrazioni psichiche archetipe, che affondano le loro radici mitiche nel senso stesso del teatro. Il successo di Biancaneve , la prima produzione del Carretto, ne fa uno degli spettacoli teatrali più rappresentato all’estero, ospite in Spagna, Belgio, Lussemburgo, Finlandia, Jugoslavia e al prestigioso Festival d’Automne di Parigi. Una partitura scenica nella quale il recupero dell’invenzione fantastica trova felice ambientazione nello spazio, nella luce, nel colore ed espressione nella parola legata alla musica. L’alternarsi di attori meccanici con attori, veri che narrano la storia di Biancaneve e dei sette nani, della matrigna cattiva e del principe, le differenti dimensioni fisiche dei personaggi (che possono variare da una scena all’altra) rappresentano una nuova sintesi teatrale in cui elementi disparati si fondono in un’armonia visiva che dialetticamente diviene, quasi naturalmente (da parola), immagine. È del 1985 Romeo e Giulietta , una sovrapposizione dell’opera belliniana Capuleti e Montecchi alla tragedia shakesperiana, cui si aggiungono echi della mediterranea novella di Matteo Bandello. Splendide le scenografie, i giochi di luce, la musica del melodramma di Bellini, che si fondono in un luogo spazio-temporale sottratto alla concretezza cosciente, con la narrazione di attori automa e altri in carne e ossa, maschere e marionette, in un’atmosfera ludica che riafferma una teatralità pura e originaria. Così come in Romeo e Giulietta , anche in Iliade – incontro con l’orizzonte omerico che diviene percezione dell’eco lontana della grande giostra eroica, con il suo carico di tragicità umana – gli elementi scenici puntano sul potere evocativo delle immagini e il linguaggio si fa sempre più ricco di segni visivi (maschere, scudi, lance, che squarciano gli splendidi fondali di Graziano Gregori) e uditivi: tonfi, tuoni, rumoreggiare del mare. Il tutto sapientemente orchestrato dalla mano elegante e ricercata di Maria Grazia Cipriani. Per Sogno di una notte di mezza estate (1991), metamorfosi drammatica di forme-colori-suoni che accompagnano l’amore attraverso l’oscura zona dell’animalità che rivela la separazione tra realtà e sogno, il Teatro del Carretto riceve il premio Ubu per la ricerca drammaturgica e visiva. In coproduzione con il Mittelfest di Cividale, nel 1992 la compagnia mette in scena Metamorfosi di Kafka, iniziando dopo il debutto, nel luglio dello stesso anno, una lunga tournée nei teatri italiani, che si concluderà a Praga e a Budapest con la partecipazione al progetto `L’Italia per l’Europa’. Ultimo allestimento del Teatro del Carretto è Le Troiane da Euripide (1995), ospite dei più prestigiosi teatri italiani.

De Filippo

Eduardo De Filippo nasce da una relazione amorosa tra Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, nipote della sua legittima moglie. Debutta a quattro anni come giapponesino in La geisha di E. Scarpetta. Sarà Peppiniello in Miseria e nobiltà . Nel 1920 viene chiamato alle armi e presta servizio militare nel corpo dei bersaglieri a Roma. Comincia nel frattempo a scrivere i primi sketch e un atto unico: Farmacia di turno. Nel 1922 scrive la prima commedia in tre atti, Uomo e galantuomo, il cui titolo originario è Ho fatto il guaio? Riparerò. Nel 1923, insieme al fratello Peppino, rientra nella compagnia di Vincenzo Scarpetta. Avverte le prime insoddisfazioni nei riguardi di un certo repertorio e si interessa maggiormente al teatro di S. Di Giacomo, di R. Bracco e R. Viviani. Tra il 1924 e il 1925 comincia a scrivere Ditegli sempre di sì e Chi è cchiù felice ‘e me?, che troveranno la via del palcoscenico solo qualche anno più tardi. Nel 1929 fa parte della Compagnia Molinari, cui collaborano anche Titina e Peppino. L’anno successivo diventa coautore della rivista Pulcinella principe in sogno di M. Mangini, con l’atto unico Sik-sik, l’artefice magico (scritto con lo pseudonimo Tricot). Il successo è clamoroso e nel 1931 decide con i fratelli di dar vita alla Compagnia del teatro umoristico ‘I De Filippo’, che si esibisce in avanspettacoli presso il cine-teatro Kursaal (oggi Filangieri). Negli stessi anni intensifica la scrittura degli atti unici, tra i quali Natale in casa Cupiello (1931, successivamente sviluppato in tre atti). Nell’autunno del 1932 avviene il debutto della Compagnia al Sannazzaro, con la commedia Chi è cchiù felice ‘e me?. Anche Pirandello si interessa ai De Filippo, offrendo loro la versione napoletana di Liolà . La collaborazione con il grande scrittore siciliano ha un seguito: sempre in edizione napoletana viene infatti rappresentato Il berretto a sonagli e, qualche anno dopo, L’abito nuovo , scritto da Eduardo e tratto dalla novella omonima di Pirandello, che assistette alle prove senza tuttavia poter intervenire alla prima, a causa dell’improvvisa scomparsa avvenuta nel 1936.

La compagnia ‘I De Filippo’ gira tutta Italia, sovvenzionata anche dai proventi dell’attività cinematografica, intrapresa a partire dal 1932 con i film Tre uomini in frack , Il cappello a tre punte (1935, regia di M. Camerini) e Quei due (1935, regia di G. Righelli). Nel 1938 i successi dei De Filippo diventano unanimi in tutta Italia; le commedie preferite sono: Sik-Sik , Ditegli sempre di sì , Chi è cchiù felice ‘e me?, Gennariello e Natale in casa Cupiello. Nel 1940 l’Italia entra in guerra; le difficoltà per `I De Filippo’ sono tante. De F. scrive, nel 1942, Io, l’erede . Nel 1944 i rapporti tra Eduardo e Peppino si deteriorano, fino allo scioglimento della Compagnia del teatro umoristico. Nel 1945 scrive Napoli milionaria , e dà vita alla Compagnia di Eduardo, che rappresenta Questi fantasmi nel 1946, senza un grande successo di pubblico; in pochissimo tempo Eduardo la rimpiazza con Filumena Marturano : un trionfo e, per Titina, un grande successo personale. La commedia viene recitata anche dinanzi a Pio XII. Dopo Filumena Marturano , nascono altri capolavori: Le bugie con le gambe lunghe (1947), La grande magia (1948), Le voci di dentro (1948), La paura numero uno (1951). Si arriva agli anni ’50. Eduardo, intanto, per ricostruire il teatro San Ferdinando svolge un’intensa attività cinematografica. Così ad Assunta Spina , interpretata da Anna Magnani, fa seguire Fantasmi a Roma , L’oro di Napoli , Napoli milionaria , Filumena Marturano , Il marchese di Ruvolito , Ragazza da marito , Napoletani a Milano. Nel 1954 regolarizza l’unione coniugale con Thea Prandi, dalla quale ha avuti i figli Luca e Luisella. Dopo la morte della Prandi, si legherà a Isabella Quarantotti. Nel 1958, a Mosca, con la regia di R. Simonov viene rappresentata Filumena Marturano ; nel 1962, Il sindaco del rione Sanità . Le ingiustizie della situazione teatrale italiana vengono riproposte in L’arte della commedia (1964), che dai critici è ravvicinata a L’improptu di Molière e al Teatro comico di Goldoni. Tra il 1965 e il 1970 scrive Il cilindro , Il contratto e Il monumento. Nel 1972 riceve dall’Accademia dei Lincei il premio Feltrinelli; nel 1973 rappresenta Gli esami non finiscono mai e, nello stesso anno, all’Old Vic di Londra viene rappresentata Sabato, domenica e lunedì , con la regia di F. Zeffirelli e l’interpretazione di L. Olivier. Il 1977 è un anno particolarmente importante: sposa I. Quarantotti, presenta al Festival dei due mondi di Spoleto Napoli milionaria , adattata a libretto d’opera per Nino Rota e, dopo un’anteprima presso il Teatro di Norwich, la sua Filumena Marturano trionfa, messa in scena al Lyric di Londra, nell’interpretazione di J. Plowright. Il 15 luglio riceve la laurea in lettere honoris causa all’università di Birmingham, per i suoi meriti di drammaturgo, attore e regista.

Nel novembre del 1980, nell’aula magna dell’università degli Studi di Roma, gli viene conferita la laurea in lettere honoris causa, insieme all’accademico francese H. Gouthier, mentre nel settembre del 1981, a Palazzo Madama, la Repubblica Italiana lo onora con la nomina di senatore a vita. Il primo intervento in senato avviene il 23 marzo 1982 ed è proprio sui fanciulli abbandonati: Eduardo ritorna alle origini. Il teatro di Eduardo spazia su cinquant’anni di storia italiana (1920-1973), attraverso una serie di protagonisti nei quali si riflette lo stesso autore, «col suo difficile rapporto con quel contesto sociale su cui egli innesta la propria ricerca drammaturgica, oltre che la tecnica espressiva che attinge, in un evolversi continuo, alla farsa, alla comicità di carattere, all’umorismo, ben diverso da quello pirandelliano, attento a scomporre, piuttosto che a comporre o a rapportare, la natura storica dell’uomo. Per intenderci, i sofismi pirandelliani in Eduardo si concretizzano, diventano realtà sofferta, non più a livello di pensiero o di logica, ma a livello di vita. Eduardo rende lineare tutto ciò che in Pirandello si doppia; la sua maschera non è nuda, ma strettamente legata alla storia del personaggio; alla stessa maniera, la finzione diventa `trucco’ premeditato. Eduardo sa che il mondo è il luogo dove l’errore umano maggiormente si esplica, dove la verità viene facilmente offesa; da questo mondo egli ha tratto il suo repertorio, l’umor comico, che spesso si trasforma in accusa e in invettiva. Dinanzi alle colpe, agli errori, all’ingiustizia, Eduardo assume un atteggiamento di denuncia con mezzi ora tipicamente teatrali (la magia, il gioco, il trucco), ora con un’analisi approfondita dei caratteri e quindi dei personaggi che ne sono invischiati. La vita, per Eduardo, cambia continuamente volto; è necessario, quindi, adattarsi alle sue trasformazioni, che sono sempre contemporanee all’uomo. Proprio l’uso di questa contemporaneità e il modo di trasferirla sulla scena, hanno sempre reso attuale e `rivoluzionario’ il suo teatro.

DV8

Fondata da Lloyd Newson a Londra (1986), la compagnia DV8 opera come collettivo artistico, associando di volta in volta ai propri progetti singole personalità creative, come Nigel Charnock e Wendy Houston. Dopo il debutto con My Sex, Our Dance , un duetto maschile di chiara ispirazione omosessuale, seguito da My Body, Your Body (1987), il nucleo iniziale si allarga per allestire Dead Dreams of Monochrome Men (1988), che trae spunto dalle pulsioni criminose di un maniaco sessuale, spettacolo scandaloso da cui viene realizzato anche un film (1989). Seguono If Only (1990), Strange Fish (1992), apologo sulla solitudine e l’amicizia con la presenza in scena di una danzatrice ultrasessantenne, visto anche a Genova nell’anno delle Colombiadi, Enter Achilles (1995) sul mondo di un gruppo tutto maschile, con le sue aggressività, provocazioni e fragilità, intorno a una bambola gonfiabile-feticcio, e Bound to Please (1997) sulla ossessiva coazione degli uomini a sedurre altri uomini. Parallelamente vengono realizzati il film Never Again (1989) e le trasposizioni per lo schermo di Strange Fish e Enter Achilles , premiate in tutti i più importanti concorsi internazionali di videodanza e supportate dalla Bbc, televisione pubblica inglese, tra accese polemiche. Per i suoi lavori, crudi ed espliciti, ma anche poetici e sinceri, il gruppo DV8, che si pronuncia in inglese come la parola deviati, preferisce parlare di teatro fisico, alludendo al rischio corporale e psicologico, che ne contraddistingue le scelte. Al di fuori dei periodi di attività in comune, ogni componente coreografa in proprio, in particolare Charnock e la Houston, autori di assoli danzati e parlati, presentati anche in Italia, rispettivamente ai Teatri di Vita di Bologna (1997) e al festival di Castiglioncello (1998).

Santagata

Prima di fondare una delle compagnie più interessanti del teatro di ricerca italiano, Alfonso Santagata è stato allievo alla scuola del Piccolo Teatro di Milano e ha lavorato per anni con D. Fo e C. Cecchi. Con quest’ultimo in particolare ha recitato in L’uomo la bestia e la virtù di Pirandello, nel Borghese gentiluomo e nel Don Giovanni di Molière. Dieci anni di palcoscenico, un’istintiva e magnetica caratura di interprete, e la preziosa `scuola’ di Cecchi che rielabora in termini moderni la tradizione, consentono a Santagata il grande salto dell’autonomia creativa che comincia nel 1979, quando fonda con Claudio Morganti la compagnia Katzenmacher. Con lo stesso titolo dell’associazione culturale debutta il primo, commovente e abrasivo spettacolo della coppia che fin dall’inizio del sodalizio esplora e rielabora la marginalità e la devianza, raggiungendo, attraverso autori come Büchner, Cervantes, Dostoevskij, Beckett, con riscritture e elaborati work in progress autonomi e originali, vertici di alto valore poetico e comunicativo.

La consacrazione avviene nel 1984, dopo Büchner Mon Amour (1981) e En Passant (1983), con il premio Ubu e il Premio della critica per Il calapranzi di Pinter diretto da Cecchi. Mucciana City (1984), Hauser Hauser (1986) e Dopo (1987) precedono il lavoro con i detenuti della casa circondariale di Lodi ( Andata e ritorno, del 1987), esperienza-spettacolo da cui è tratto il video Un giorno qualsiasi (Rai di Milano). A cavallo tra gli anni ’80 e ’90, la coppia, di cui Santagata è spesso anche autore e regista oltre che attore, è ormai conosciuta in Italia e all’estero e Nanni Moretti lo vorrà nel cast di Palombella Rossa. Dopo Saavedra ispirato a Cervantes, Pa Ublié, Omsk , Redmun, Finale di partita di Beckett e Il guardiano di Pinter (quest’ultimo del 1992), la coppia decide di sciogliersi.

Santagata resta direttore artistico della compagnia Katzenmacher e prosegue la propria ricerca con un gruppo di giovani attori, tra cui Massimiliano Speziani e Giuseppe Battiston, entrambi premio Ubu 1997 per la singolare interpretazione in Petito strenge del 1996. Il lavoro che con Terra sventrata e Polveri (1994), Tamburnait e King Lear (1996) coniuga, attraverso una ricerca shakespeariana, la vocazione alla trasmissione del mestiere dell’attore con la produzione artistica vera e propria, si indirizza nelle ultime stagioni verso la rivisitazione della farsa (Petito) e del teatro di Jarry (Ubu scornacchiato del 1997 e Ubu `u pazz del 1998), prodromi di una esplorazione a venire sugli archetipi della tragedia.

Citizens’ Theatre

La Citizens’ Theatre si costituisce a Glasgow nel 1943 ad opera, tra gli altri, dell’autore drammatico Paul Vincent Carroll e di James Bridie, sostenitore dello sviluppo teatrale in Scozia. Collocata dapprima nella piccola sede dell’Athenaeum Theatre, dopo il 1945 si trasferisce definitivamente presso il Royal Princess’s Theatre. Promotrice di un teatro di repertorio, è stata ideata per la messa in scena dei migliori testi europei e britannici e per la promozione della nuova drammaturgia scozzese. Dal 1970 a oggi la direzione di Giles Havergal ha condotto la compagnia a un riconoscimento internazionale, attraverso una politica artistica dai toni più radicali tesi a stimolare produzioni – anche di testi classici – caratterizzate da uno stile innovativo e sperimentale, che faccia di ogni performance un’esperienza a sé stante.

Washington National Ballet

Nata nel 1962 dalla scuola della National Ballet Society, sotto la guida di Frederic Franklin, la Washington National Ballet si è configurata come gruppo itinerante, con un repertorio firmato dallo stesso Franklin, da Stevenson e da Balanchine. Si è sciolta nel 1974. Ne ha preso il posto il Washington Ballet, sotto la direzione di Mary Day, che ne è anche coreografa (Schiaccianoci). Ha in repertorio balletti di Petipa, Balanchine, Cranko, Van Schayk, Van Dantzig, Christe, Nebrada (L’uccello di fuoco, 1986), Ray Barra e classici del Novecento come Les noces di Nijinska. Tra le creazioni del gruppo si segnalano Synonyms (1978), Double Contrasts (1978), Momentum (1979), In the Glow of the Night (1982) di Choo San-Goh, per undici anni coreografo residente. Kevin McKenzie vi ha allestito La fille mal gardée (1991).

Australian Ballet

L’Australian Ballet viene fondata a Melbourne nel 1962 da Peggy van Praagh, che vi allestisce Giselle (1965) e invita Robert Helpman a creare The Display (1964), su tema indigeno, e ad affiancarla come condirettore. Diventato direttore unico, Helpman guida il complesso dal 1974 al 1977, quando la direzione passa a Anne Wooliams, che crea la sua versione del Il lago dei cigni e rimonta Romeo e Giulietta e Onegin di Cranko. Van Praagh torna alla testa della compagnia nel 1978, seguita poi da Marilyn Jones che incoraggia la formazione di The Dancers Company, gruppo pre-professionale degli allievi della scuola. Dopo di lei, ritiratasi nel 1981, sono chiamati a capo del gruppo Marilyn Rowe (1982) e Maina Gielgued (1983) che dà vita a importanti produzioni come La bella addormentata nel bosco (1984) e amplia il repertorio con lavori di Ashton, Bruhn, Darrell, de Valois, MacMillan, Robbins, Tetley, Tudor, Forsythe e con creazioni di autori australiani, tra cui Meryl Tankard e Stanton Welch ( Cinderella , 1997). Dal 1997 il direttore è l’australiano Ross Stretton, che intende tenere alta la fama internazionale della compagnia, invitata anche al festival di Nervi nel 1992.

Efesto

Fondata nel 1984 a Catania dai coreografi e danzatori Donatella Capraro e Marcello Parisi, la compagnia Efesto si rivela vincendo nel 1985 il Concorso coreografico di Bagnolet con Il pozzo degli angeli, cui seguono diversi lavori come Humi Procumbere (1986), Harem (1988), Pietre (1993), Mater Odorosa (1996), L’occhio non è un organo fisso (1997), ai quali si affiancano creazioni per altre compagnie: Renard (Opera di Genova, 1986), Nei miei panni ravvolto (Balletto di Toscana, 1987), La sagra della primavera (Dennis Wayne Company, 1987), in cui si elabora un teatro di danza attento al rapporto con le arti visive e le altre tecniche interpretative dell’attore, la cui fisicità assume una forte valenza espressiva.

Collettivo

Alla fine degli anni ’70 la Compagnia del Collettivo, formata soprattutto da attori e registi provenienti dai centri e dai festival universitari, costituisce un nucleo omogeneo di grande interesse. La trilogia shakespeariana ( Amleto , 1979; Macbeth , 1980; Enrico IV , 1981), portata in tutto il mondo, rappresenta inequivocabilmente il manifesto di un nuovo teatro che, partendo dalla tradizione, crea una mitologia contemporanea entrando direttamente nei problemi della società: un teatro che si basa sulla recitazione quotidiana, dove l’attore, divenuto anche autore, abita la scena in sintonia con lo spettatore e con gli altri compagni di lavoro. Verso la metà degli anni ’80, decisa la stanzialità, il Collettivo diventa Teatro di Parma, primo organismo privato a gestione pubblica, e poi Teatro stabile di Parma (che prende in gestione il Teatro Due). Successivamente ampliato con altre strutture, ospita diverse stagioni e rassegne, tra cui il Teatro Festival di Parma, meeting europeo dell’attore che in più di quindici anni di attività ha portato in Italia tutto il grande teatro europeo.

Joffrey Ballet

Il Joffrey Ballet debutta a New York nel 1954 con il nome di Robert Joffrey Ballet Concert, che muta poi in Robert Joffrey Theatre Dancers (1956) e in Robert Joffrey Ballet (1960). Tra il 1962 e il ’64, con l’apporto di Rebekah Harkness, si esibisce in coreografie di Joffrey, Arpino, Ailey, Lew Christensen, Brian MacDonald e realizza un tour in Russia. La compagnia viene rifondata, con il supporto della Ford Foundation, e debutta nel 1965 allo Jacob’s Pillow Festival; Arpino ne diventa condirettore e coreografo principale, con un nuovo repertorio che, negli anni ’70, comprende titoli di Bournonville, Fokine, Massine, Ashton, Jooss, Tudor, Robbins, a cui si sono aggiunti in seguito Olympics, Sea Shadow, Viva Vivaldi!, Fanfarita, Cello Concerto, Trinity, Sacred Grove on Mount Tamalpis, The Relativity of Icarus di Arpino, Astrate, Gamelan, Remembrances di Joffrey e la serata rock Billboards (1993) su canzoni di Prince con coreografie di Laura Dean, Charles Moulton, Margo Sappington, Peter Pucci. Nel 1976 il gruppo, tutto di solisti, prende il nome di Joffrey Ballet, per trovare una nuova sede a Chicago nel 1995.

Miami City Ballet

La Miami City Ballet viene fondata nel 1986 da Edward Villella, grande ballerino balanchiniano, con un repertorio che comprende titoli di Balanchine come Allegro brillante , Concerto barocco , Apollon , Cajkovskij Pas de deux , Bugaku , Square Dance , The four temperaments ; di Taylor come Company B , e brani originali come El amor brujo di Richard Tanner; Surfacing di Lynne Taylor-Corbett; Transtangos , Purple Band I , Three movements , Nous sommes di Jimmy Gamonet de los Heros, coreografo residente. È la più giovane e dinamica compagnia nordamericana, apprezzata per la brillantezza tecnica e la purezza accedemica.

Gulbenkian Ballet

Fondata a Lisbona nel 1965 dall’unione del Gruppo di balletto sperimentale e dal Centro di danza portoghese e sostenuta economicamente dalla Fondazione Calouste Gulbenkian, fino al 1969 Gulbenkian Ballet è diretta dal coreografo Walter Gore, cui seguono Milko Sparemblek (1969-75), un comitato artistico guidato da Jorge Garcia (1975-77), Jorge Salavisa (1978-1996) e dal 1996 Iracity Cardoso. Caratterizzata fin dalla sua creazione da un repertorio eclettico, basato sulla tecnica classica ma aperto alle varie tendenze della danza moderna, dalla iniziale programmazione di titoli dell’Ottocento ( Giselle , Coppélia ) e Novecento storico ( Le Carnaval di Fokine, Le Beau Danube di Massine) è passata alla proposta dei massimi autori del balletto contemporaneo quali H. Van Manen, J. Kylián, W. Forsythe, N. Christe, M. Ek, Ohad Naharin, favorendo anche la crescita artistica di coreografi portoghesi (Wasco Wellenkamp e Olga Roriz) e imponendosi come una delle più interessanti e versatili compagnie della scena europea.