Salvatores

Gabriele Salvatores si trasferisce giovanissimo con la famiglia a Milano, dove studia giurisprudenza all’università; si diploma alla scuola del Piccolo Teatro. Nel 1972 fonda insieme a Elio De Capitani, Ferdinando Bruni e alcuni reduci della Comune di Dario Fo il Teatro dell’Elfo, per cui curerà come regista e autore più di venti spettacoli. L’esordio nella regia risale al 1971 (l’adattamento di 1789 di A. Mnouchkine), quando ancora la compagnia provava al centro sociale Leoncavallo e girava l’Italia su un furgone. Seguono Zumbi (1972), Woyzeck di Büchner (1973), Bertoldo a corte (1973), Pinocchio bazar (1975), Pulcinella nel paese delle meraviglie (1975), Le mille e una notte (1977), testo collettivo liberamente tratto dalla raccolta di novelle orientali, e Satyricon, da Petronio (1979).

L’Elfo si caratterizza subito per l’abolizione del diaframma tra palcoscenico e platea e per la mescolanza dei generi (cinema, danza, musica), oltre che per la scrittura collettiva dei testi, spesso incentrata sull’improvvisazione. Verso la metà degli anni ’70 l’Elfo ha già un pubblico di fedelissimi, e nel 1976 trova una sede stabile nella sala di via Ciro Menotti. Del 1979 è Dracula il vampiro , spettacolo basato sul romanzo di Bram Stoker, e del 1980 Il gioco degli dei , scritto insieme a F. Bruni ispirandosi all’ Odissea , opera che i due contaminano e trasformano attraverso vari romanzi e fumetti di fantascienza. Il musical Sogno di una notte d’estate (1981), che nel 1983 sarà la sua prima pellicola, è un ricchissimo insieme di canto, recitazione, ballo, che sconvolge qualsiasi schema in nome della più assoluta libertà.

Altro spettacolo musicale è Elzapoppin (1983), remake di un musical del 1938 portato sullo schermo da H.C. Potter, in cui Salvatores, in linea con la regola di contaminazione linguistica propria della compagnia, aggiunge ai lati del palcoscenico uno schermo che non solo ritrae gli attori in alcuni momenti della performance, ma su cui appaiono dei personaggi con i quali gli attori sul palco scambiano battute estemporanee. Ricordiamo ancora, fra i titoli per l’Elfo, Sognando una sirena con i tacchi a spillo (1984) e Amanti (1985), scritto insieme a Bruni, De Capitani e Ida Marinelli. Nel 1986 mette in scena Comedians di Trevor Griffiths, interpretato da Paolo Rossi, e l’anno dopo Eldorado, scritto con Gino e Michele: spettacoli di grande successo, che lo lanciano verso una fortunata carriera cinematografica (premio Oscar nel 1992 per Mediterraneo ). Ancora a teatro, è autore nel 1989 (insieme a Gigio Alberti, Claudio Bisio e Antonio Catania) di Café Procope. Al cinema ha realizzato in oltre: Kamikazen – Ultima notte a Milano (1987), Marrakech Express (1989), Turné (1990), Puerto Escondido (1992), Sud (1993) e Nirvana (1996).

Storti

Dal 1985, anno di nascita dello storico Comedians di Gabriele Salvatores per il Teatro dell’Elfo, la carriera di Alberto Storti si divide tra teatro e tv. In teatro, oltre ad alcuni lavori drammatici, partecipa con Paolo Rossi a Le visioni di Mortimer e L’opera da due lire. In tv è nel cast di Su la testa! con Paolo Rossi (1992), in cui interpreta un improbabile orchestrale pugliese, e Cielito lindo con Claudio Bisio (1993), dove Storti è il nordico-leghista Alfio Muschio, il nero bergamasco che ama Bossi e conquista le piazze italiane all’urlo di «Drogati, comunisti!». Dopo il tour con i musicomici ‘C’è quel che c’è’, l’artista conferma la sua popolarità con il suo passaggio a Mai dire gol (1995-96) dove affianca al `leghista di colore’, suo cavallo di battaglia, un altro personaggio, il Conte Uguccione, un nobile fiorentino playboy dal linguaggio decisamente triviale, rielaborazione di un personaggio nato nello spettacolo Café Procope diretto da Salvatores, e la azzeccata parodia di uno scrittore pulp. Nel 1997-98 è tra i protagonisti di Scatafascio.

Rossi

Milanese d’adozione, Paolo Rossi è stato soprannominato il ‘Lenny Bruce dei Navigli’. A una comicità aggressiva, spesso dura, contrappone una vena poetico-surreale che gli consente di parlare di questioni politiche e sociali con estrema grazia e lucidità. Recitare per colpire allo stomaco, picchiare duro, essere contro: tematiche da rocker che anche senza il classico ‘physique du rôle’, raggiungono sempre l’obiettivo. Rossi infatti è stato uno dei pochissimi artisti che è riuscito ad accostare il pubblico dei tendoni rock e dei centri sociali a quello teatrale. Con una formazione doc firmata Piccolo Teatro di Milano, dopo aver calcato come comico il palcoscenico di diversi club tra cui l’immancabile Derby, arriva al teatro grazie a Dario Fo che lo scrittura per L’histoire du soldat (1979-80).

Gli inizi degli anni ’80 sono poi caratterizzati da un’intensa collaborazione con il Teatro dell’Elfo con il quale realizzerà uno degli spettacoli cult del teatro off milanese, Nemico di classe di T. Williams. Seguiranno testi classici come La tempesta di Shakespeare in coppia con Carlo Cecchi (1984) e Comedians, spettacolo-trampolino di lancio per molti comici tra cui B. Storti, A. Catania, C. Bisio, G. Palladino. Ma è nell’86 che l’imprevedibile `piccolo grande comico’ sorprende il suo pubblico con uno spettacolo decisamente fuori dalle sue corde abituali: Reccital. Settespettacoli , in cui, seguendo il forte richiamo del soul, l’artista esordisce nel ruolo dell’intrattenitore, a cui seguirà Chiamatemi Kowalski (1987). Passa poi all’antimusical sociale con Le visioni di Mortimer (1988-89) diretto da Giampiero Solari, prima di immergersi, nel 1990, nella rilettura di classici teatrali come L’opera da tre soldi di J. Gay (titolo che nella sua versione diventa La commedia da due lire ), mentre con il monologo Operaccia romantica , scritto come molti altri suoi spettacoli con Gino e Michele, riscuote notevole successo di pubblico e di critica.

Dapprima nel cinema e in seguito in tv, Rossi si conferma attore a tutto tondo. Al fianco di V. Capossela in Pop & rebelot fino al vaudeville più aggiornato di Canzonacce. Dal night a Shakespeare , l’artista fonda con L. Vasini e G. Solari la compagnia Lesitaliens (1994-1995) che a pochi mesi di vita allestì Jubilaum di G. Tabori coprodotto con AstiTeatro 15, Milanon Milanin e Il circo di Paolo Rossi, uno spettacolo che ha raggruppato diciotto artisti in tournée con un teatro-tenda che ha girato tutta l’Italia. Le stagioni teatrali dai 1995 al 1998 hanno visto protagonista di Rabelais, una divertente messa in scena in omaggio al famoso scrittore francese e alla sua opera Gargantua e Pantagruel. Nella stagione 1988-99 comincia un importante lavoro su Arlecchino rielaborando sia l’insegnamento di Strheler (con cui avrebbe dovuto interpretarlo) sia quello di Dario Fo.