Beruschi

Enrico Beruschi comincia al Derby Club di Milano nel 1972 quando Walter Valdi lo spinge ad esibirsi. Suoi compagni di strada in quegli anni sono Cochi e Renato (che sono anche suoi compagni di scuola) e Boris Makaresko. Chiude la sua frequentazione al Derby nel ’76. Dal 1977 comincia a lavorare in televisione debuttando nel celebre varietà firmata Enzo Trapani Non Stop. Parallelamente continua ad esibirsi come cabarettista al Teatro Ciak di Milano. Nella stagione 1979-80 debutta per la prima volta con una commedia musicale, L’angelo azzurro , per la regia di Vito Molinari. La popolarità giunge nel 1983, grazie alla televisione, con Drive-in. Lavora in tv fino al ’92, anno in cui decide di consacrarsi definitivamente al teatro con lo spettacolo Arivivis di Carlo Maria Pensa per la regia di Scaglione. Altri spettacoli sono Tre sull’altalena di Luigi Lunari, per la regia di Silvano Piccardi e, dal 1993 al ’96 porta in scena La cena dei cretini e Rompiballe entrambi di F. Veber per la regia di F. Crivelli. Ultima fatica, del 1998, è Can Can, commedia musicale replicata per la stagione 1998-1999.

Sarti

Dino Sarti inizia a farsi conoscere alla fine degli anni ’60, cantando il blues in dialetto bolognese nei night-club; debutta quindi nel cabaret al Derby di Milano. La sua scelta del dialetto è drastica: «o si è bolognesi o si sa l’inglese». Restano famose le sue canzoni “Tango imbezell”, “Viale Ceccarini” e “Bologna campione”, e le caricature di personaggi quali «Spomèti», il viveur impomatato di brillantina, e `i biassanüt’ (i nottambuli). Traduce in dialetto J. Brel (“I vié”), G. Bécaud e C. Aznavour, e crea canzoni su alcune poesie di Tonino Guerra (“I limon”, “I madon”, “Dmanda”). Nel 1970 incide il suo primo album, Bologna invece!. Il 14 agosto 1974, in piazza Maggiore a Bologna, circa trentamila persone si radunano per il suo spettacolo in dialetto; da allora fino al 1985 l’evento si ripete tutti gli anni, tanto che S. viene ricordato da molti come `quello di piazza Maggiore’. Ha al suo attivo, tra gli altri, gli album Spomèti (1982) e Sentimental Bertoldo (1994), un film con Pupi Avati e alcuni libri.

Rossi

Scoperta da E. Jannacci, Maria Rossi partecipa al “Maurizio Costanzo Show”, dove si afferma con i suoi racconti e i suoi personaggi di campagna. È infatti originaria di un piccolo paese in provincia di Reggio Emilia, che ha ispirato il suo spettacolo del 1995 Ma Poviglio è anche sulla cartina? e il successivo Maria-ia-o (1996).

Vergassola

La vita di Dario Vergassola, grigia e mediocre, incarnata nel personaggio dello `sfigato’ esaurito e depresso rimanda ad un Fantozzi contemporaneo. Grazie al suo humor aspro e allo stile elegante della sua chitarra acustica, l’artista ha ormai un suo spazio riconosciuto nel panorama del cabaret italiano. Dopo il debutto con Professione comico, la manifestazione ideata e diretta da G. Gaber, nella quale ottiene sia il premio del pubblico che della critica, e la vittoria al festival di San Scemo (1992) passa dai singoli sketch alla realizzazione di veri e propri spettacoli. Dalla proficua collaborazione con il suo conterraneo S. Nosei, nasce lo spettacolo Bimbi belli . Nel 1996 è impegnato in una fortunata tournèe teatrale con La vita è lampo per la regia di M. Martinelli. Numerose occasioni teatrali lo portano inoltre sul palcoscenico al fianco di D. Riondino, (Reccital per due), di D. Parassole e, ultimamente, di E. Iannacci.

Bertolino

Enrico Bertolino inizia l’attività artistica nel 1988, lavorando presso la Cà Bianca di Milano, dove si forma come cabarettista, esibendosi per diversi anni prevalentemente nei fine settimana per gli impegni del suo lavoro di consulente. Dal 1994, dopo aver seguito alcuni stage di aggiornamento artistico, incrementa la sua attività, cominciando a rappresentare il suo spettacolo Milano e dintorni… profili e contorni , in numerosi locali di Milano e provincia (tra i quali lo Zelig e il Bolgia Umana) fino a che, nel 1996, raggiunge una certa notorietà, partecipando ad alcuni concorsi che gli valgono premi e riconoscimenti (primo premio al festival ‘Ugo Tognazzi’ di Cremona, al ‘Gianni Magni’ di Milano e al `Bravograzie’ di Courmayeur). Grazie a questi risultati e a sue partecipazioni in alcune trasmissioni radiofoniche e televisive in emittenti private, Enrico Bertolino nel ’97 approda al Maurizio Costanzo Show ed esordisce al Teatro Ciak di Milano con lo spettacolo Il nuovo che avanza . Nello stesso anno arrivano le collaborazioni alla trasmissione televisiva Mai dire gol e Facciamo cabaret . Con Marco Della Noce nella stagione 1997-98 ha condotto dal palcoscenico del Teatro Ciak The day after `le notizie bomba del giorno dopo’ , spettacolo delle notti milanesi, oltre a partecipare, in televisione, a Ciro, il figlio di Target.

Zucca

Dopo la consueta gavetta nei locali piemontesi e allo Zelig di Milano, Mario Zucca appare in tv in numerose trasmissioni tra cui il Maurizio Costanzo Show e, più recentemente, in Facciamo Cabaret . Nelle ultime due stagioni è approdato nei teatri; ricordiamo le tournèe di Come le spiagge sul mare del Nord (1997) e I soliti artisti (1998).

Vodani

Cesare Vodani frequenta la scuola del Teatro stabile di Torino e fa gavetta in teatro, cinema e televisione. Arriva al grande pubblico con il cabaret scrivendo assieme a T. Mazzara testi che interpreta sia dal vivo che sul piccolo schermo. Il primo è Neonati (1990), che va in scena all’Hiroshima mon Amour di Torino, seguono negli anni successivi: Spettatori, Solo i cammelli mi capiscono, Banditi e comete, Viaggi, Golpe!.

Trambusti

Conosciuto al grande pubblico nel ruolo di Marcello Morfina in Celito lindo, Daniele Trambusti nasce come attore-autore accanto a Paolo Hendel con lo spettacolo Non più pinguini. Lavora per qualche stagione con i Giancattivi e nel 1985 è unico attore in Ti amo da morire , un testo scritto da Carlo Isola e diretto da Angelo Savelli. La sua carriera si snoda attraverso il teatro (tra le altre esperienze scrive a quattro mani con David Riondino e interpreta Il castello dei crepazi nel 1986-87 e L’epopea del west nel 1989-90, e nel 1993 firma la regia di Piermarmo ), il cinema ( La notte di San Lorenzo , Era una notte buia e tempestosa e nel 1998 per la regia di A. Benvenuti, I miei più cari amici ), oltre a varie apparizioni in televisione.

Vito

Vito nel 1982-83 partecipa, in qualità di ospite, agli spettacoli del Gran Pavese Varietà avviando con i componenti del gruppo Syusy Blady-Patrizio Roversi e, in particolare, con i fratelli Ruggeri, un sodalizio artistico che si protrarrà per alcuni anni della sua carriera teatrale e televisiva: la sua figura rigorosamente muta e stupita in note trasmissioni comiche come Lupo Solitario, Matrioska, Avanzi. Passa dal cabaret al teatro nel 1986 scrivendo e interpretando Self service. Dal 1990 inaugura una felice collaborazione con il regista D. Sala che lo dirige in Il mistero di villa Flora, con i fratelli Ruggeri (1990) e negli spettacoli scritti da Francesco Freyrie: Se perdo te (1991), Don Chisciotte la storia vera di Guerino e suo cugino con E. Iacchetti (1992) e Salone Meraviglia con T. Ruggeri e A. Albanese.

Brivio

Regista radiofonico e teatrale Roberto Brivio è fondatore per un quarto dei Gufi (gli altri sono Lino Patruno, Gianni Magni, Nanni Svampa), mitico quartetto attivo negli anni ’60. Capocomico di molte compagnie teatrali, la Naviglio nº1, la Stabile dell’Operetta Città di Milano, la Tentativi Teatrali, l’Associazione Amici dell’operetta, la Società del Teatro, autore di programmi televisivi e radiofonici oltre che autore di sette libri tra cui ricordiamo Cabaret di merda … Brivio conta al suo attivo venti lp con sue esibizioni, per 230 canzoni, più di 100 testi rappresentati, tournée in tutta Italia con L’Operetta. All’inizio degli anni ’70 aprì e diresse per qualche anno il cabaret Refettorio che contribuì a lanciare molti comici e attori tra cui: Zuzzurro e Gaspare e Maurizio Micheli. Attualmente è direttore del Teatro Ariberto dove continua a presentare spettacoli in meneghino.

Luotto

Laureato in cinematografia all’Università di Boston e trasferitosi in Italia, Andy Luotto dopo alcune esperienze in televisioni locali viene lanciato da Renzo Arbore all’interno del programma L’altra domenica (1976), in cui è ospite fisso, interpretando il personaggio dell’italo-americano, capace di sentenziare per ogni cosa solo `bbuono’ o `no bbuono’. Sull’onda del successo, L. gira l’Italia con spettacoli di cabaret e prova la carta del cinema. Nel 1979 esce SuperAndy , film che non ha lasciato traccia. Sarà ancora la televisione a riportarlo in auge, grazie al successivo programma di Arbore, Quelli della notte (1985), in cui interpreta l’improbabile arabo Harmand. Tale caratterizzazione gli procurò dei problemi con la comunità musulmana. Tra le altre partecipazioni televisive: Pronto è la Rai (1988), Fantastico 10 (1990) e Il viaggiatore (1997). La sua unica partecipazione nel teatro tradizionale è con la regia di Gigi Proietti in La pulce nell’orecchio di Feydeau (1991).

Loche

Dal 1991 al ’94 Pierfrancesco Loche partecipa ad Avanzi e in seguito a Tunnel (1994) trasmissioni televisive nate dall’esperienza della Tv delle ragazze , in cui seppe guadagnarsi una discreta popolarità, interpretando un giornalista falso e truffaldino. Nel 1992 partecipa a Non chiamarmi Omar, film di Sergio Staino e al film-tv In fuga per la vita, che vedeva come protagonista Gianni Morandi. In seguito lavora ne Gli scoppiati (1996) di Marco Bertini e Valter Lupo (anche regista) insieme a Francesca Reggiani e Armando De Razza, al Teatro Parioli di Roma. Nel 1997 è ancora in televisione nel serial televisivo Linda e il brigadiere , protagonisti Nino Manfredi e Claudia Koll e come autore e interprete della sit-comedy Disokkupati.

Lionello

Nel 1954 Oreste Lionello compie i primi passi all’interno della compagnia Radio-Roma, in cui si distingue come brillante autore e interprete. È sempre di questi anni il suo esordio come doppiatore. In questa veste darà la voce ad attori del calibro di Jerry Lewis, Peter Sellers, Charlie Chaplin e soprattutto Woody Allen. Il suo terreno prediletto è il cabaret nel cui ambito, insieme a Pingitore, Castellacci, Cirri e Palumbo, ha fondato la celebre compagnia del Bagaglino, contribuendo in gran parte al successo dell’omonima sala romana. Con questo gruppo ricordiamo: nel 1987 Allegoria di famiglia , nel 1988 Viva viva San culotto e Tre tre giù Giulio a cui seguono Kekkasino (1989), Patapunfete (1991), Scondominio Italia (1994) e Mavaffanlopoli (1995). A teatro ha lavorato in Il Bosendorfer, ovvero il pianoforte e il telefono (1989), presentato al festival Settembre al Borgo di Caserta e nel 1992 nelle Nuvole di Aristofane al Giardino dei Boboli di Firenze. Numerose le sue partecipazioni televisive in varietà che riproponevano la formula dell’avanspettacolo come Dove sta Zazà (1973), Mazzabubù (1975), Palcoscenico (1980) e Al Paradise (1983). Partecipa anche a tutte le trasmissioni di satira politica televisiva prodotte dal Bagaglino come Biberon (1987), Crème Caramel (1991), Saluti e baci (1993), Bucce di banana (1994), Champagne (1995) e i recenti Rose rosse (1996) e Viva l’Italia (1997-98).

Nebbia

Dapprima musicista, Franco Nebbia fondò nel 1950 a Roma la Roman New Orleans Jazz Band. Ma solo due anni dopo, grazie al fortunato incontro con i Gobbi (Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri) con i quali lavorò per un’anno, iniziò la sua carriera cabarettistica. Sensibile precursore dei tempi (nel nord si stava affermando il Cantacronache), l’artista si dedicò con molta passione alla canzone impegnata, spesso usando chiavi surreali. Approfittando del momento culturalmente vivace che Milano stava vivendo, fondò nel capoluogo lombardo il Nebbia Club, un luogo che a differenza del Derby si caratterizzava per la programmazione e il suo impegno politico. Per motivi di censura (un poliziotto presidiava ogni sera il locale e le denunce erano numerose) non era concessa nessuna improvvisazione e la compagnia che recitava era stabile. La maggioranza dei testi, colti e particolarmente graffianti, portava la firma di Enrico Vaime e ottenne grandi successi fino al 1968. In quegli anni l’artista era tornato a Roma dove le sue canzoni raggiunsero la massima popolarità grazie alle interpretazioni di Renato Rascel, Bruno Martino, Mirand Martino e le sorelle Kessler. Nebbia morì prematuramente mentre stava per debuttare in teatro con Giorgio Pressburger.

Tognella

Armando Russo Tognella inizia la sua carriera artistica con i Legnanesi nel 1970-71 e debutta nel 1975 come cabarettista al Refettorio, in coppia con Alberto Rossetti. Successivamente il suo esordio in televisione, con Lino Patruno e Nanni Svampa in “Una bella domenica di settembre a…” di G. Molinari. Nel 1977, dopo l’esperienza televisiva, continua a fare cabaret al Derby Club di Milano. Dal 1978 inizia a lavorare in teatro debuttando all’Odeon di Milano con L’è tuta na guera a cui segue nel 1979 Tognella si sposa di E. Contavalli. Dal 1980 smette di fare teatro e continua a portare i suoi spettacoli di cabaret per tutta la Lombardia.

Hendel

Colto, ironico, graffiante con il suo accento fiorentino grazie al quale può permettersi di dire le battute più crudeli mantenendo sempre un tono gentile e raffinato, Paolo Hendel è l’espressione di una comicità attenta alla quotidianità che sa farsi satira politica e di costume. Comincia tardi, irrompendo sulla scena del cabaret accanto a David Riondino (l’aneddoto vuole che salga sul palco durante un recital di quest’ultimo e si rompa in testa dei cocomeri, 1986). Debutta come autore e interprete di Via Antonio Pigafetta navigatore (1987) e continua a scrivere e presentare recital, rigorosamente da solo: Caduta libera (1990), Alla deriva (1992) e Nebbia in val padana (1995). Contemporaneamente inizia una fortunata carriera televisiva con Mai dire gol (1996), dove dà vita a personaggi esasperati che diventano popolarissimi – basti citare Carcarlo Pravettoni – e che confluiranno nell’ultimo suo recital, Il meglio di Paolo Hendel (1996). Significative, infine, le sue apparizioni cinematografiche: Speriamo che sia femmina di M. Monicelli (1986), Domani accadrà (1988) e La settimana della sfinge (1990), entrambi di D. Lucchetti, e Il ciclone di L. Pieraccioni, campione d’incassi nel 1996.