Gatti di vicolo Miracoli

Gatti di vicolo Miracoli è gruppo di cabaret formato da Gianandrea Gazzola, Umberto Smaila, Jerry Calà, Mini Salerno e Spray Mallory. I cinque si incontrano sui banchi del liceo a Verona. Lavoreranno insieme dal 1971, anno in cui debuttano al Derby club di Milano rinnovando la verve del cabaret musicale dei Gufi. Fino al 1975 presentano una serie di spettacoli con sketch satirici alleggeriti da brani musicali, regista di queste cabarettate è Arturo Corso (stretto collaboratore del teatro di Dario Fo). Dal 1976 del gruppo non fanno più parte Gianandrea Gazzola e la Mallory e rientra Franco Oppini (che aveva già fatto una fugace apparizione agli esordi del gruppo) con il quale la formazione rimane stabile fino al 1981 quando abbandona il gruppo Jerry Calà. Oltre a presentare recital hanno anche girato con la tournée teatrale dello spettacolo Slogan rock opera . Ma è soprattutto la tv a renderli celebri con Non stop di Enzo Trapani (1977). Sempre insieme interpretano due film diretti da C. Vanzina: Arrivano i gatti , del ’79, e Una vacanza bestiale , del 1980. Dopo queste esperienze il gruppo si scioglie e ognuno procede per la propria strada.

Albanese

Dotato di grandi capacità mimiche ed espressive, Antonio Albanese ottiene successi sia in teatro che in cinema e televisione. Si forma alla Scuola d’arte drammatica ‘P. Grassi’ al fianco di registi teatrali appartenenti all’area della sperimentazione e della cultura meno tradizionale come Dario Manfredini, Gabriele Vacis, Jesus Carlos Martín, Santagata e Morganti e Giampiero Solari. Dopo una breve ma folgorante stagione al cabaret Zelig di Milano, A. raggiunge il grande pubblico televisivo grazie a Su la testa di Paolo Rossi (1993) nei panni dei suoi famosissimi personaggi Alex Drastico (il meridionale spocchioso) e Epifanio (il suo poetico e insicuro contraltare, eredità di un suo precedente studio teatrale), due tipi che si inseriranno ben presto per i modi di dire e di muoversi nel linguaggio comune. Anche a teatro i suoi personaggi ottengono grandi consensi di critica e di pubblico e il suo spettacolo Uomo (1992), che lo vede unico interprete in scena, verrà ripreso nel 1994 registrando il tutto esaurito in ogni piazza per ben due stagioni. Continua a alternare televisione (Mai dire gol) e palcoscenico: nel 1994 interpreta la commedia di Francesco Freyrie Salone meraviglia con Vito e Tita Ruggeri, diretto da Daniele Sala. Nel 1997, dopo essere stato protagonista del film Vesna va’ veloce di Carlo Mazzacurati, affronta al cinema nella doppia veste di regista e interprete Uomo d’acqua dolce e inizia una fortunata tournée con il nuovo spettacolo teatrale Giù al nord di cui firma, assieme a Michele Serra ed Enzo Santin, la drammaturgia, mentre la regia è di Giampiero Solari. A. è anche autore del libro Patapim e Patapam che raccoglie alcuni suoi monologhi.

Chat noir

Il locale Chat noir ospitava recital di chansonniers (Satie vi si esibiva al piano), monologhi satirici, scambi di battute con il pubblico basati sull’improvvisazione e si caratterizzava per la proiezione di ombre cinesi – ideate da Henry Rivière e Caran d’Ache – su un grande telone bianco sormontato dall’immagine di un gatto alato nell’atto di graffiare la borghesia, rappresentata da accademici in marsina. La domenica sera era offerta la possibilità di esibirsi a chiunque volesse approfittarne. Il grande successo ottenuto dallo Chat noir, che incontrò in particolare il favore degli artisti e di chi accorreva per assistere alle loro anticonformiste esibizioni, costrinse il proprietario a trasferirsi in uno spazio più grande, in rue Victor Massé. Il trasloco diede l’occasione per creare un rumoroso corteo carnevalesco che coprì al lume delle fiaccole il tragitto dalla vecchia alla nuova sede del locale. Questa prima fortunata esperienza stimolò l’apertura di altri cabaret nella capitale francese.

Valentin

Karl Valentin si colloca nella tradizione del cabaret bavarese al quale conferisce portata internazionale. Cresce in un sobborgo di Monaco abitato da contadini immigrati che aspirano a diventare artigiani o impiegati. A questi Valentin si ispira per creare i personaggi del suo teatro. Dopo aver frequentato una scuola di varietà a Monaco, nel 1907 si esibisce come clown musicale sotto lo pseudonimo di Charles Fey e nel 1908 ottiene una scrittura da un locale di Monaco, il Frankfurter Hof. Nel 1911 conosce L. Karlstadt che, dapprima sua allieva, diverrà poi sua partner. Assieme a lei Valentin scrive più di quattrocento sketch e farse, alcune delle quali verranno filmate. A partire dal 1915 si esibiscono in tutti i più noti cabaret e, dal 1922 anche ai Kammerspiele di Monaco. A Berlino vengono ospitati dal Kabarett der Komiker. Con le loro figure, lei piccola e grassottella, lui secco e longilineo, offrono l’immagine dei conflitti nell’ambito della famiglia, del lavoro e delle relazioni commerciali, rovesciando e distruggendo il conformismo con geniale spirito di complicazione.

Nel 1934 Valentin apre nei sotterranei dell’Hotel Wagner a Monaco una sorta di orrido e scurrile gabinetto delle curiosità o Panoptikum che dopo il 1938 viene trasferito al numero 33 del Faulmbergraben dove, sino al 1940, offre una combinazione di gabinetto delle curiosità, taverna e cabaret. In quel periodo sua partner è la giovane attrice A. Fischer. Negli anni ’40, Valentin tenta inutilmente di ripetere i suoi primi grandi successi. Dal 1941 al 1946 smette di esibirsi, ma redige numerose scenette, canzonette e monologhi. L’ultima esibizione è del 1948, al Simple di Monaco, ancora con L. Karlstadt come partner. Muore in un lunedì grasso per i postumi di un raffreddore.

Valentin, che si considera un cantore dl popolo, è uno dei più importanti comici di lingua tedesca. Benché abbia operato e vissuto soprattutto a Monaco e i suoi sketch fossero riferiti ai costumi della popolazione bavarese, la sua comicità non rimane limitata a una dimensione regionale, ma si spinge sino a toccare le corde di una filosofia del linguaggio e, attraverso i toni dell’assurdo, sino a distruggere la logica consueta del reale. K. Tucholsky riconosce nei testi di Valentin «una danza infernale della ragione ed entrambi i poli della follia»; Brecht lo considera allo stesso livello di Chaplin. Per molto tempo, dopo la sua morte, si è pensato che non avesse senso rappresentare i suoi testi senza la sua interpretazione. Oggi si contano numerose messe in scena delle sue opere, sia in Germania sia all’estero.

Fosse

Bob Fosse è stato una delle maggiori figure nel campo dello spettacolo americano. Ballerino, coreografo, poi regista-coreografo e regista tout court, il suo apporto al mondo del musical, e del balletto al musical connesso, è fondamentale per invenzione coreografica, per aver scoperto, formato e valorizzato grandi talenti, per un percorso artistico di continuo perfezionamento in un torrenziale flusso di idee. F. non ha mai avuto una formazione classica: la sua scuola è stata il vaudeville che, come una scuola regolare, ha cominciato a frequentare all’età di sei anni, suo padre era un entertainer di night-club, sicché a tredici si esibiva con un compagno (Charles Grass) in un numero chiamato `The Riff Brothers’. A diciassette anni è riuscito, bene o male, a fare gli studi e tenta di arruolarsi in Marina (la Seconda guerra mondiale sta finendo). A vent’anni, nel 1947, sposa Mary Ann Niles, ballerina, e con lei si esibisce sempre nel circuito dei night-club. Insieme hanno partecipato a due spettacoli musicali, nella compagnia di giro, Call Me Mister e Make Mine Manhattan (entrambi 1948). Nel 1950, sempre con Mary Ann, è a Broadway, nella chorus line di Dance Me A Song. La star è Joan McCracken, che sarà nel 1951 la seconda moglie di F. Nel 1952 è sostituto di Harold Lang per una ripresa di Pal Joey ; ne sarà il protagonista in tournée. Nel 1953 è a Hollywood, dove gira tre film in un anno con ruoli sempre più piccoli: Give A Girl A Break (regia di Stanley Donen), The Affair of Tobie Gillis e infine Kiss Me Kate (di Cole Porter, regia di George Sidney); in questo film, per la prima volta, F. si misura con una coreografia (per lui e Carlon Haney, durata 48 secondi) e scopre definitivamente la sua vocazione. La prima coreografia a Hollywood è My Sister Eileen (1953), la prima coreografia a Broadway è The Pajam Game (1954) ed è premiata con Tony Award; nel 1957 ne curerà la coreografia cinematografica. 1955: coreografia di Damn Yankees a Broadway (versione per il cinema nel 1958) che segna il fondamentale incontro con Gwen Verdon, ballerina insigne e poi terza moglie di Fosse. A Broadway, coreografie di Bells Are Ringing (1956) e New Girl in Town (1957). Nel 1959, per la prima volta regia e coreografia di Little Me . Il 1965 fa registrare a F. l’unico vero fiasco della sua carriera: Pleasures and Palaces di Frank Loesser chiude prima di arrivare a Broadway. L’anno seguente, 1966, Sweet Charity , tratto da Le notti di Cabiria di Federico Fellini, è un trionfo con due anni di repliche (Fosse è regista e coreografo), mentre la riduzione cinematografica (1969), da lui diretta, non convince anche se il film diventerà più tardi un `cult’.

Cabaret (1972) è il film più celebre di Fosse e il suo massimo successo; nonché ‘il film’ di Liza Minnelli; con lei Fosse, sempre regista e coreografo, creerà uno special televisivo Liza with a Z , sempre nel ’72 e, nello stesso anno, mette in scena a Broadway, Pippin : 1.944 repliche. Il progetto seguente di Fosse è un film non musicale, Lenny , dedicato a Lenny Bruce, con uno strepitoso Dustin Hoffmann che uscirà trionfalmente nel ’74. Nel 1975 arriva a Broadway Chicago (regia, coreografia, e co-librettista): più di tre anni di repliche. In effetti è ancora presente quando a Broadway debutta il mirabile, fantastico Dancin’ , un continuum di numeri di danza non collegati da un libretto: 1.774 repliche. Nel 1979 F. celebra la sua apoteosi e il suo prematuro quanto spettacolare funerale in un film che risultò difficile alla prima visione, ma guadagna ad essere rivisto: All That Jazz . Il film contiene la coreografia capolavoro di F. per il cinema: il numero Airotica . Ancora un film nella biografia di F.: il cupo Star 80 (1982), film non musicale, e poi il suo ultimo intervento a Broadway. Big Deal , spettacolo straordinario piaciuto a pochissimi (settanta repliche!) che va in scena a Broadway il 10 aprile 1987. Nel 1985 c’è stato un revival di Sweet Charity con Debbie Allen nel ruolo del titolo; per il tour nazionale il ruolo fu ripreso da Donna McKechnie, che lo interpretava a Washington il giorno in cui Fosse morì di infarto.