striptease

Lo striptease è un genere di spettacolo in cui gli interpreti (da soli o in gruppo) eseguono numeri di danza o di mimica durante i quali si spogliano, togliendosi ad uno ad uno quasi tutti (o anche tutti) gli indumenti che indossano, con il preciso. La definizione, passata nel linguaggio internazionale, deriva dall’anglosassone to strip (svestirsi) e to tease (stuzzicare), da cui l’inglese stripteaser e il francese stripteaseuse. Un tempo appannaggio esclusivo di artiste femminili che si esibivano per un pubblico di uomini, in anni recenti si è aperto un florido mercato anche a uomini che si spogliano per una platea di donne. Lo spettacolo si sviluppa nel rapporto tra il desiderio voyeuristico degli spettatori e la spinta esibizionista degli interpreti, tra il desiderio di vedere il corpo nudo sul palcoscenico del teatro o sulla pedana del night-club e la capacità di portare al massimo l’eccitazione, fino al momento in cui far cadere l’ultimo velo.

Quando gli interpreti si presentano al pubblico indossano solitamente un elaborato costume di scena, realizzato in funzione del soggetto preso a pretesto per giustificare lo spettacolo, poi con studiata lentezza e atteggiamenti provocatori si spogliano di accessori, ornamenti, vestiti e infine della biancheria intima. È quasi una costante la colonna sonora, che può servire da semplice accompagnamento o anche da base su cui articolare la coreografia. Nel classico spogliarello degli anni ’50 e ’60 erano previste anche rare parti cantate o parlate dalla stripteaseuse, mentre nel caso di spogliarelli di gruppo le ragazze si accompagnavano spesso con esibizioni canore eseguite in coro. Il momento clou dello striptease contemporaneo consiste invece in un’interazione diretta tra interprete e pubblico, il quale può allungare le mani a toccare i corpi quando siano stati liberati dagli abiti. L’interprete femminile inoltre chiama uno o più spettatori ad agire per un breve tempo sul palco, spogliandoli parzialmente (la camicia e al massimo i pantaloni) e stimolandoli a compiere insieme azioni erotiche che non arrivano mai al vero atto sessuale.

Gli stripper maschili invece spingono le spettatrici a infilare banconote nei propri perizomi, permettendo loro di arrivare a sfiorare il sesso che rimane coperto. Storicamente lo s. ha origini antiche; l’esempio più famoso è quello della biblica danza dei sette veli di Salomè, ma anche i nudi di Frine o di Lady Godiva sono altrettanto celebri. Taluni storici indicano il 1889 come data del primo vero striptease, realizzato da Blanche Cavelli al café-chantant parigino `Le Divan Japonais’ sull’aria della canzone “Le Coucher d’Yvette”: la ragazza si spogliava accanto al letto, di fronte alla fotografia dell’amato appena richiamato alle armi. Altri studiosi invece vedono la teatralizzazione della canzone napoletana settecentesca “La cammesella” quale primo esempio di spogliarello concepito in funzione di una pubblica esibizione (di certo venne utilizzata in tal modo durante le `serate nere’ o `nerissime’ del caffè concerto negli anni della Belle Epoque).

Partendo dall’Europa, la fortuna dello striptease si accresce negli Stati Uniti, dove diventa il momento di maggior interesse e l’irrinunciabile numero d’attrazione nei teatri di ‘burlesque’, toccando il vertice della popolarità nel periodo tra le due guerre mondiali. Gipsy Rose Lee è la massima diva americana dell’epoca, in grado di condire le sue esibizioni con battute garbate ma taglienti e con spiritosi motti da intellettuale, tanto da meritare l’epiteto di `regina dello s.’. In Inghilterra negli anni del conflitto mondiale arriva alla gloria Phillis Dixey, per i suoi atteggiamenti ricercati di timida ingenua negli spettacoli al Whitehall di Londra; ma a lei e alle sue colleghe il Public Morality Council pone ben presto limiti precisi e regole molto restrittive, relegando per legge lo striptease nei night-club privati e in forme assai morigerate.

Con gli americani in Europa, durante e dopo la guerra, lo striptease conosce una rinnovata vitalità anche nel Vecchio Continente, soprattutto in Germania e Francia, dove nel 1957 si possono contare ben ventiquattro locali in cui vengono pubblicamente annunciati e presentati spettacoli di striptease. Verso la fine degli anni ’50 si diffonde, a partire da Parigi, la moda degli spogliarelli dei travestiti, e in locali come quello di Madame Artur è possibile assistere alle esibizioni di personaggi dall’identità ambigua come Coccinelle, tra i primi uomini a cambiare sesso. Negli stessi anni film-documentari come Europa di notte (1959) rendono famosi nella provinciale Italia i locali di nudo francesi, come le Folies Bergère di Michel Gyarmathy e il Crazy Horse di Alain Bernardin, con vedette parigine come Liliane Montevecchi e Rita Renoir.

Il Crazy Horse in particolare si consacra come tempio dello s.: apre i battenti il 19 maggio 1951 e fin dall’inizio spoglia in scena le più belle ragazze, a cominciare da Miss Fortunia (1952) che si esibisce nel numero `della pulce’ creato da Max Revolt, per arrivare al duo Rita Renoir-Rita Cadillac (1953), e ancora via via, Dodo d’Amburgo (1956), la bionda Carolina von Sirowetz (1958), Victoria Nankin nel primo esperimento di grafica luminosa proiettata sulla pelle nuda (1960), Prima Simphony (1970) celebre per il suo spogliarello sulle note di “Svestitemi” della Gréco, fino alla star italiana Rosa Fumetto (1976). Il marchio di fabbrica del Crazy Horse, che lo rende famoso nel mondo, è semplice: scoprire il corpo delle ragazze per vestirle con raggi di luce colorata. Lo s. è fiorente anche in continenti extraeuropei, particolarmente in Centro e Sudamerica e in paesi asiatici come il Giappone e Hong-Kong.

In Italia si diffonde nei night-club degli ultimi anni ’50, ma mai in versione integrale e sotto attento controllo delle forze dell’ordine. Grande scandalo suscita lo spogliarello di Aiké Nana al Rugantino di Roma (1958) nell’ambiente della felliniana Dolce vita, scandalo solo di poco superiore dal clamore suscitato a Milano qualche anno dopo, quando il Teatro alle Maschere viene convertito da sacrario della prosa a tempio dello s., con spettacoli `esotici’ come il numero della `vedova nera’ interpretato da Dodo d’Amburgo. Fuori dai locali specializzati lo s. trova una breve fortuna nell’ultimo periodo dell’avanspettacolo degli anni ’60, quando capocomici in crisi di pubblico tentano la carta del nudo per attirare spettatori in sala.

Dopo una crisi di un decennio in cui sopravvive vivacchiando solo nei night-club (nel frattempo però il nudo integrale è diventato legale a partire dal 1972), lo s. conosce una rinascita in parallelo alla diffusione del Cinema hard-core, che crea nuove star da ammirare non solo sullo schermo ma anche in esibizioni dal vivo. Riccardo Schicchi già nei primi anni ’80 crea dive come Cicciolina e Moana Pozzi in locali come Il Teatrino di Milano. Questo spazio è ancora oggi in piena attività e le star che attualmente vi si esibiscono con maggior successo sono Eva Orlowsky, la Venere Bianca, Milly D’Abbraccio, Maurizia Paradiso, Selen, Luana Borgia, Blondie. L’unica realtà italiana che oggi possa essere messa a confronto con il Teatrino per massiccia affluenza di pubblico è il cinema-teatro Volturno di Roma, uno spazio capiente, di centinaia e centinaia di posti, in cui si programmano ogni giorno due o tre fasce di spettacoli (una voce che circola a Roma dice che si può assistere qui allo s. dell’attrice Tina Aumont, la quale saltuariamente vi si esibisce sotto nome d’arte).

La popolarità che lo s. gode attualmente presso il pubblico italiano è attestata dalle migliaia e migliaia di spettatori (specialmente di sesso maschile) che vengono attirati dalle cosiddette fiere del sesso, grandi kermesse fiorite nei palasport di tutta la Penisola a partire dal 1991 (la prima manifestazione del genere, “Erotica”, si tenne alla fiera di Bologna), kermesse in cui gli s. si susseguono sul palco per ore e ore senza interruzione. Sulla scia dell’affermazione del femminismo anche un pubblico femminile ha preteso e ottenuto spettacoli di spogliarello di aitanti giovanotti che si tolgono i vestiti in spettacoli riservati esclusivamente alle donne. Alla fine degli anni ’70 nascono negli Usa i primi club di strip ‘only for women‘, e tra questi il più importante diventa il Chippendales che in breve si impone e apre nuove sedi in varie città, da New York a Chicago a Los Angeles, diventando una vera e propria azienda con relativa pubblicazione di riviste, merchandising, tournée all’estero (a Milano, alla discoteca Rolling Stones, 1992).

A imitazione di tale fenomeno americano, ma senza un analogo transoceanico successo, sono oggi attivi in Italia vari gruppi di stripper maschili per platee femminili (e talora gay), il più organizzato dei quali è quello degli Angeli Bianchi. Il personaggio più famoso in questo specifico ambiente è Ghibli, spogliarellista per donne ma anche personaggio televisivo e cinematografico. Particolari forme di derivazione dallo s. sono da considerarsi il `vestirello’, un’esibizione in cui l’interprete inizia il numero svestito e ad uno ad uno con movimenti eccitanti indossa tutti i vestiti, e la `lap dance’, una sorta di intrattenimento personalizzato di una ragazza che si esibisce danzando nuda sul tavolino dei clienti di bar esclusivi.