Spadaro

Odoardo Spadaro esordì nel 1912, a soli 17 anni, nella compagnia teatrale di Alfredo De Sanctis e Alda Borelli, un ruolo di `generico’. Lontano, per temperamento e doti, da drammi e tragedie, lasciò la prosa (dove però ritornerà sporadicamente: nel 1944 al Teatro Romano di Verona in Romeo e Giulietta di Shakespeare, regia di Guido Salvini) per dedicarsi al varietà, nel ruolo di chansonnier, fantasista, imitatore. Divenne simbolo canterino della sua Firenze, adottò la paglietta come Maurice Chevalier, che sostituì alle Folies Bergère ed ebbe successo accanto a Mistinguette all’estero: oltre che a Parigi, a Londra e a Berlino. Nel 1927 si esibì al Moulin Rouge, tempio mondiale del music-hall: nello spettacolo c’erano anche Jean Gabin e Viviane Romance. Nel 1932 compì una lunga tournée nelle due Americhe e in Africa.

Nel 1939, fece rivista con Paola Borboni a Napoli, in Mani in tasca e naso al vento di Michele Galdieri, una “rivista fastosa con satira d’attualità” con Spadaro “malizioso con i suoi stornelli”. Nella stagione successiva, all’Olimpia di Milano, nella rivista 41 ma non li dimostra di Sandro Dansi e Luciano Ramo, Spadaro canta, suona l’arpa e la fisarmonica, racconta storielle, recita scenette comiche, su un palcoscenico per la prima volta allungato verso la platea con piattaforma luminosa e orchestra in scena. Nel cast, l’esordio di un trio comico femminile, le Sorelle Nava. Col cappello sulle ventitré va in scena nel 1944-45 a Roma, copione di Riccardo Morbelli (con Angelo Nizza, autore della riduzione radiofonica dei Tre moschettieri in parodia: un successo storico legato alle figurine Perugina, con l’introvabile Feroce Saladino); accanto a S. brillano Enrico Viarisio, Dina Galli, Elena Giusti, per la regia di Camillo Mastrocinque.

Nel 1945, a Milano, S. è in ditta con Lucy D’Albert nella rivista Molto bene signor Protti di Mario Amendola. Il successo è tale che in compagnie minori impegnate nell’avanspettacolo circolano `falsi’ Spadaro, imitatori con paglietta e pipa spenta tra i denti, che cantano “La porti un bacione a Firenze”. (Di `copie’ d’attori famosi ne circolavano parecchie: Totò, la Magnani, Macario, la Osiris i più imitati. Con un accorgimento malandrino sulle locandine: in caratteri minuscoli, il nome della `copia’ e la dicitura “nell’imitazione di”; seguiva in lettere cubitali il nome del divo ricopiato. Con la speranza, spesso fondata, di turlupinare lo spettatore disattento). Su Spadaro c’è, rimarchevole, un ricordo del critico teatrale Roberto De Monticelli: “Sarà stato nel 1930, chissà nel ’31, al vecchio cinema Odeon di Milano c’era Milly, bruna e lucente, minuta e squillante, tutto ritmo e melodia. Girava come una trottola intorno a un aitante e insieme tarchiato, elastico e insieme greve dondolone sulle scarpe con ghette, tutto denti e cappello floscio, Odoardo Spadaro. Che coppia, gente”.

Spadaro tornerà in scena, richiamato da Garinei e Giovannini, nella stagione 1956-57, nel ruolo del suocero della coppia Walter Chiari e Delia Scala nella commedia musicale Buonanotte Bettina . Nel film Divorzio all’italiana di Pietro Germi (1961), scolpì il ritratto di un anziano nobile siciliano attratto da Stefania Sandrelli. Ispirò, per Spadaro Varietà in scena a Roma (1938-39) una recensione in versi: “Spadaro Odoardo! Che gioia /Basta lui solo per scacciar la noia! / Dalla sua bocca in prosa e in poesia / esce a getto continuo l’allegria!”.