Soyinka

Considerato una delle figure cardine della cultura africana per la sua capacità di unire impegno civile e recupero delle tradizioni mitico-letterarie del suo paese, nel 1986 ha ricevuto il Nobel per la letteratura (primo africano insignito di tale onoreficenza). S. è cresciuto in una famiglia cristiana di etnia yoruba, e ha ricevuto un’istruzione tradizionale, perfezionata però in Inghilterra, all’università di Leeds, dove si è specializzato in letteratura sotto la guida del noto critico shakespeariano G. W. Knight. A teatro esordisce nel 1960, a Lagos in Nigeria, dove nel frattempo era tornato, in occasione dei festeggiamenti per l’indipendenza, con Danza della foresta (A Dance of the Forest), opera basata su una complessa rivisitazione della mitologia yoruba. Il continuo accostarsi alle sue radici etniche unito ad alcuni ingredienti propri della cultura occidentale (soprattutto del teatro di Shakespeare) saranno i fili conduttori della sua poetica teatrale svolta in spettacoli quali: Il leone e la perla (The Lion and the Jewel, 1963), La strada (The Road, 1965), La morte e il cavaliere del re (Death and the King’s Horsman, 1975). Sono da ricordare anche Pazzi specialisti (Madmen and Specialists, 1970), lavoro che risente dell’esperienza del carcere, patita dall’artista per motivi politici, e un’intrigante rivisitazione delle Baccanti di Euripide, Bacchae: a Communion Rite (1973), in cui la figura di Dioniso coincide con quella del dio yoruba. Fra le sue successive opere teatrali ricordiamo: Opera Wonyosi (1980), Requiem for a Futurologist e A Play for Giants (1984). All’attività di drammaturgo S. ha sempre alternato quella di romanziere, saggista e poeta, con all’attivo due romanzi, Gli interpreti (The Interpreters, 1965) e Stagione di anomia (Season of Anomy, 1973), un’autobiografia, un diario dal carcere e almeno cinque raccolte tra poesie e saggi di critica letteraria.