Scimone

Giovane rivelazione del teatro dialettale di ricerca siciliano, arrivato alla notorietà con Nunzio (premio Idi autori nuovi, 1994), messo in scena da Carlo Cecchi che lo ha presentato per la prima volta al teatro Niccolini di Firenze e coprodotto da Taormina Arte. Interprete insieme a Francesco Sframeli (Messina 1964) , Spiro Scimone è stato anche premiato con il premio Idi per la drammaturgia (1989). Artista di notevole sensibilità è autore di Bar (1995) e Festa (1997). La caratteristica di S. è una scrittura drammaturgica asciutta e nervosa di arcaica sicilianità, sospesa tra verismo e naturalistico ottocentesco e modernità che si esprime mirabilmente in Bar e Nunzio , in cui lo stretto rapporto di amicizia tra i due protagonisti riflette intime inquietudini e disagio sociale. Grande, vera forza è il dialetto messinese che si impone come una lingua a sé con le sue spigolosità ma anche con dolci mollezze che scavano nella psicologia dei personaggi. Nelle pieghe della lingua si annidano infatti significati nascosti; nelle iterazioni, ma anche in un dialogo non formalizzato da parole, che usa il registro dei gesti e degli sguardi, c’è tutta la tragicità di personaggi al limite dell’emarginazione e della solitudine esistenziale. Nei brevi spazi drammaturgici (le pièce non superano i cinquanta minuti), uno spaccato di realtà siciliana tra Pinter e Beckett: i protagonisti si muovono in un’atmosfera rarefatta senza tempo, fissati in un immaginario che trova radici in un teatro di grandi tradizioni. S. ha vinto il premio Ubu nuovi autori 1997 e ha recitato inoltre in Amleto (1996), Sogno di una notte di mezza estate (1997) e Misura per misura (1998) di Shakespeare con la regia di Carlo Cecchi.