Rodgers

Richard Rodgers sente prestissimo l’attrazione per la musica e comincia da ragazzo a suonare il piano. A sedici anni compone la sua prima canzone; intanto frequenta la Columbia University, dove conosce Lorenz Hart, destinato a diventare (fino alla morte, avvenuta nel 1943) il suo librettista inseparabile. Insieme pubblicano la loro prima canzone e un copione per una rivista musicale, mai rappresentata. Per la chiusura dell’anno accademico 1920 i due danno vita alla commedia musicale Fly with Me , ma l’incarico ricevuto da un produttore di Broadway di fornire un musical per le scene newyorkesi viene revocato. Dopo un secondo musical per la Columbia University, nel 1922 R. lascia l’università per iscriversi all’Institute for Musical Art (diventato in seguito la Juilliard School of Music).

Il primo vero debutto teatrale è costituito da The Garrick Gaieties (1925), messo in scena al Garrick Theatre dal gruppo giovanile del Theatre Guild di New York: prende a soggetto la gioventù inquieta degli anni ’20. Lo spettacolo ha un seguito nel 1926 ( The Garrick Gaieties of 1926 ). Insieme, Rodgers e Hart, firmeranno ventun musical, i primi con l’apporto del produttore Lew Fields. Tra i risultati principali: Dearest Enemy (1925), musical sulla guerra piuttosto originale; The Girl Friend (1926), che presenta almeno due canzoni molto belle, “The Blue Room” e “Why I Do?”; Peggy Ann (1926, con la canzone-blues “Where’s That Rainbow”); A Connecticut Yankee (1927), con una ricca panoplia di canzoni dallo stile diverso, dal valzer “Nothing’s Wrong” alla romantica “On a Desert with Thee” alla sincopata “Thou Swell”; Present Arms (1928), canzone “A Kiss for Cinderella”); Chee-Chee (1928, d’ambiente cinese e con elementi sociologici ritenuti inopportuni per il palcoscenico musicale. Altre canzoni che diventano subito patrimonio di tutta la nazione sono “Blue Moon” e “Isn’t It Romantic?” e, fra quelle comprese nei musical successivi: “With a Song in My Heart” in Spring is Here (1929), “Ten Cents a Dance” in Simple Simon (1930), “No Place But Home” in Ever Green (1930), “I’ve Got Five Dollars” in America’s Sweetheart (1931, un’affermazione di ottimismo contro la Depressione).

Altri musical di rilievo degli anni ’30 e ’40: On Your Toes (1936), sul mondo della danza, con una coreografia innovativa di George Balanchine e numeri musicali eccellenti, come il burlesco omaggio alla musica classica “The Three B’-Bach, Beethoven and Brahms”; Babies in Arms (1937) su alcuni rampolli di artisti del vaudeville che per aiutare i genitori, senza lavoro a causa della crisi, montano uno spettacolo (canzoni “My Funny Valentine”, “The Lady is a Tramp”, “Johnny One Note”, “Where or When?”); I’d Rather Be Right (1937, satira del New Deal, su soggetto di George Kaufman); The Boys from Syracuse (1938); Pal Joey (1940, dal romanzo di John O’Hara, imperniato sull’entertainer di un night-club mantenuto da una ricca signora, un protagonista tutt’altro che esemplare, che divide la critica, nonostante la bella musica). By Jupiter (1942) è l’ultimo lavoro condiviso con Hart, che muore nel 1943. Rodgers si associa allora con un nuovo librettista, Oscar Hammerstein II, con cui forma un altro solido e fortunato sodalizio, adeguando il suo stile compositivo alla nuova personalità, di temperamento delicato e sensibile alla tradizione popolare, quanto Hart era propenso al sarcasmo e all’umorismo scanzonato. Il primo risultato della nuova coppia è uno dei maggiori successi dell’intera storia del teatro musicale americano: Oklahoma! (1943), su rapporti sentimentali del mondo dei cow-boys e dei farmers in una regione che lotta per farsi riconoscere come uno degli stati dell’Unione. Le calde melodie, tributarie del folklore americano (“Oh, What a Beautiful Morning” in prima linea) e i balletti che esprimono il dinamismo dei personaggi assicurano un successo duraturo (cinque anni di repliche).

Si succedono fra gli altri spettacoli: I Remember Mama (1944, nel cast un promettente attore di nome Marlon Brando); Carousel (1945, tratto dalla commedia Liliom di Molnar, che porta in scena un trapassato: oltre al “Carousel Waltz”, diventato famoso, da apprezzare le canzoni “If I Loved You” e “You’ll Never Walk Alone”); South Pacific (1949, da un romanzo di Michener, ambientato tra gli ufficiali americani nel Pacifico), altro grande successo, premio Pulitzer e `Drama Critic’s Award’, fra gli altri premi. Agli anni ’50 appartengono diverse commedie musicali, non tutte confortate dall’approvazione del pubblico (neppure Flower Drum Song , del 1958, regista e protagonista Gene Kelly, che include belle canzoni con cadenze e richiami alla musica cinese, in linea con l’ambientazione). Due sono i `trionfi’ del periodo: The King and I (1951) e The Sound of Music (1959), di cui in Italia è ben conosciuta la trasposizione filmica con il titolo Tutti insieme appassionatamente. La prima è una commedia in costume che mette in conflitto le usanze retrograde del re del Siam, nel secolo scorso, con gli insegnamenti `democratici’ di una istitutrice inglese, e annovera ottime canzoni e straordinari balletti, come “The Small House of Uncle Tom” (“La capanna dello zio Tom”) con ballerini siamesi. La seconda, che include anche elementi ideologici contrari al nazismo, riguarda una giovane conversa incaricata di educare i figli di un nobilotto austriaco, e ha deliziosi numeri musicali, fra cui la sentimentale “Edelweiss” e la spiritosa “Do Re Mi” che funge da lezione di musica. Nel 1960 muore anche Hammerstein. Nel 1962 Rodgers lavora a un musical su un suo libretto ( No Strings ), poi si rivolge ad altri, fra i quali Stephen Sondheim e Sheldon Harnick, ma gli esiti non sono così felici come in passato.

Nel frattempo Rodgers ha cominciato a comporre musica per film e per documentari e serial per la televisione. Hollywood si impadronisce dal canto suo dei musical di maggior successo trasferendoli su schermo: da ricordare specialmente le versioni di Carosello , Oklahoma! , Il re e io, Pal Joey, South Pacific. Considerato uno dei padri del grande musical americano, R. ha fatto `uscire all’esterno’ questo genere teatrale immergendolo nei grandi spazi e nella coralità degli apporti, e nutrendolo dell’ottimismo tipicamente americano, alla conquista di frontiere sempre nuove. Non per niente il presidente Kennedy lo definì cantore della «meravigliosa esperienza di essere americani del ventesimo secolo».