Pozzi

Elisabetta Pozzi è una delle attrici più versatili e interessanti della nuova generazione, con uno stile di recitazione personale che le fa dar vita con vivace, capricciosa e morbida duttilità a ogni tipo di personaggio. Recita in un vasto repertorio: da autori classici a contemporanei, con registi di fama ed esordienti. Debutta a diciassette anni ne Il fu Mattia Pascal diretta da L. Squarzina (1974), con G. Albertazzi allo Stabile di Genova. Al fianco di quest’ultimo lavora in numerosi spettacoli, tra cui Memorie dal sottosuolo da Dostoevskij, Peer Gynt di Ibsen. Dal 1979 lavora con lo Stabile di Genova (tra gli altri Re Nicolò ovvero così è la vita di Wedekind, Tre sorelle di Cechov, La putta onorata di Goldoni e Arden of Feversham di anonimo elisabettiano, per la cui interpretazione vince il premio Ubu). È diretta da Siciliano ne La parola tagliata in bocca , al Festival di Spoleto 1985, e da G. Lavia in Miele selvatico di M. Frayn. Recita in Francesca da Rimini di D’Annunzio per la regia di A. Trionfo e in Piccoli equivoci di Claudio Bigagli. Come interprete di nuovi autori offre una grande prova in Giacomo il prepotente di G. Manfridi (1988). Dal 1989 inizia la sua collaborazione con il Teatro Stabile di Parma, con Il gabbiano di Cechov (1989). Partecipa al Progetto Ritsos, con l’Apa (Attori Produttori Associati), con il poemetto Elena . Fonda con De Rossi e Maccarinelli Tea (Teatro e Autori). Vince nel 1990 il premio Ubu con I serpenti della pioggia di Enquist. Ha una assidua collaborazione con Cristina Pezzoli, allo Stabile di Parma; recita in diversi spettacoli, tra i quali anche L’attesa di R. Binosi, in cui alterna il ruolo di protagonista con Maddalena Crippa. È diretta da G. Dall’Aglio in Molto rumore per nulla di Shakespeare. Offre una grande interpretazione di Sonia nello Zio Vanja di Cechov diretta da P. Stein. Debutta con la regia di L. Ronconi ne Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill, con cui vince il premio Ubu 1996, e in Ruy Blas di V. Hugo (1997). È con Carmelo Bene nell’ Adelchi (1997). Offre una delle migliori prove da attrice nel monologo Max Gericke di Manfred Karge (1997), diretta da Le Moli. Il suo debutto cinematografico è nel Mistero di Oberwald di G. Antonioni (1979), nel 1992 si aggiudica il premio Donatello come attrice non protagonista nel film Maledetto il giorno che t’ho incontrata di C. Verdone.