Piccolo Teatro di Milano

Il Piccolo Teatro di Milano è il primo esempio di organismo stabile fondato a Milano da Paolo Grassi e Giorgio Strehler e inaugurato il 14 maggio 1947, sulle note di Mozart eseguite dall’orchestra della Scala diretta dal maestro Perlea. della città di Milano apre per la prima volta il suo sipario su L’albergo dei poveri di Gorkij. In sala, sono presenti tutti coloro che a due anni dalla fine della guerra hanno sostenuto, con il sindaco Antonio Greppi, socialista e commediografo (mai rappresentato al Piccolo), la nascita di quella piccola sala di cinquecento posti, proprio nel luogo in cui le milizie fasciste di Ettore Muti (una lapide sulla facciata lo ricorda) si erano macchiate di delitti atroci contro i partigiani. A tenere le redini di quel teatro ‘stabile’ ci sono due giovani, il ventisettenne Paolo Grassi, con qualche spettacolo come regista all’attivo, carriera abbandonata per quella dell’organizzatore, e il venticinquenne Giorgio Strehler. Accanto a loro, Nina Vinchi.

La storia del Piccolo, al di là di qualsiasi agiografia di maniera, è, dunque, anche la storia di un’amicizia e di un modo comune, generazionale, di vedere le cose. Di qui la scelta condivisa da molti nella Milano uscita dalla Resistenza, la Milano del `Politecnico’, la Milano `laboratorio’ di una società nuova, di un `teatro d’arte per tutti’, con un repertorio internazionale, eppur attento alle proprie radici, come dice il manifesto che ne suggella la fondazione e firmato anche dal cattolico Mario Apollonio e dal comunista Virgilio Tosi. Così, per la prima volta in Italia, prende corpo, sull’esempio del Vieux-Colombier di Copeau l’idea di un teatro aperto, di un «pubblico servizio» necessario – scriverà Grassi in un articolo su “l’Avanti” del 25 aprile del 1946 – come i vigili del fuoco e la metropolitana (Vilar due anni dopo dirà «come il gas e la luce»). Sul programma della prima stagione Gor’kij sta accanto a Calderón de la Barca, il Goldoni di Arlecchino servitore di due padroni affianca il Pirandello dei Giganti della montagna e la drammaturgia contemporanea di Salacrou (Le notti dell’ira) a cui si deve una delle più belle definizioni che siano mai state date di questo teatro: «non ha di piccolo che il nome». La sala di via Rovello sarà per lunghi anni l’unica sede del Piccolo Teatro, ma fin dagli anni ’60 Grassi e Strehler parlano della necessità di uno spazio più grande. È da vedere in questa ottica l’acquisizione del Lirico. a partire dal 1964. Una delibera della giunta di sinistra guidata da Carlo Tognoli stabilisce infine la costruzione di un complesso che Strehler chiama «città del teatro, fabbrica delle arti»: comprende il Teatro Studio realizzato da Marco Zanuso sull’ex Fossati e, infine, dal 1997, dopo molte polemiche e ritardi, la Nuova Sala, che sarà intitolata a Strehler stesso, dopo la morte del maestro. Intanto, a partire dagli anni ’70, il Piccolo ha cercato capillarmente di conquistarsi nuovi pubblici portando il teatro nella cintura periferica, con i Teatri Quartiere.

La forza e la vitalità del Piccolo consiste soprattutto nella continuità della direzione artistica e di quella organizzativa, cariche che dal 1972 fino al 1997 Strehler ha assommato. Precedentemente era stato affiancato da Grassi, o da costui sostituito, quando il regista se ne andò polemicamente per alcuni anni (1968-1972). Nel 1997, per contrasti di natura politica, il regista preferirà dimettersi; ma Jack Lang, subentratogli, lo confermerà alla direzione artistica, carica che manterrà fino alla sua morte. Dal 1998 Sergio Escobar è il nuovo direttore del Piccolo e Luca Ronconi è il delegato artistico. Primo teatro della città di Milano, il Piccolo che oggi ha fra i suoi Enti fondatori il Comune, la Provincia, la Regione e lo Stato, ha progressivamente assunto, di nome anche se non di fatto, la dimensione di un teatro nazionale. Del resto, dal 1991 un decreto ministeriale lo nomina `Teatro d’Europa’.