Peduzzi

Con un rapporto professionale praticamente esclusivo, Richard Peduzzi si lega al regista francese P. Chéreau (L’italiana in Algeri di Rossini, Spoleto, 1969), con cui lavora per il Piccolo Teatro di Milano (Toller e Lulu), elaborando uno stile raffinato che riadatta e sfrutta liberamente le strutture architettoniche (di grande impatto L’anello del Nibelungo di R. Wagner, con cui Chéreau scandalizzò Bayruth, nel 1976, studiato in occasione del Centenario del Festival e ripreso nel 1978 con alcune varianti, dove i materiali e le forme si adeguano ad un perfetto equilibrio geometrico). Negli anni seguenti, lo scenografo si occupa di rappresentazioni di rilievo, tra cui I racconti di Hoffmann di Offenbach (Parigi, 1974), Les paravents di J. Genet (Nanterre, Theatre des Amondieres, 1983), Lucio Silla di Mozart (Milano, Teatro alla Scala, 1984). Fortunati il Quartetto di Müller (Nanterre, Theatre des Amandiers, 1985), una specie di `camera-bunker’ dai muri smisuratamente alti, ed il labirintico Amleto di Shakespeare (Festival di Avignone, 1988). Più di recente, Le temps et la chambre di B. Strauss (Parigi, Odéon Thèatre de l’Europe, 1991) con un indovinato prolungamento della platea: proiettando il pubblico dentro la stanza in cui si svolge la vicenda, permette di comprendere il suo tentativo di fondere spazio scenico ed edificio teatrale. Per l’ultimo Le nozze di Figaro di Mozart (Festival di Salisburgo, 1995), lo scenografo lavora con L. Bondy, con il quale aveva già presentato un riuscito Il racconto d’inverno di Shakespeare (Festival di Avignone, 1988).