Pane

Figura essenzale della body art anni Settanta. La prima performance di Gina Pane è Escalade (1971). Qui la Pane inizia il proprio lavoro d’investigazione e sfida sul corpo infierendolo con piccoli tagli e/o frustandolo, creando nell’osservatore uno shock visivo ed emotivo di notevole intensità (la documentazione fotografica e video sono dell’amica Françoise Masson). Pur essendo azioni performatiche in cui il pericolo e il dolore dell’artista sono presenti e talvolta portati al limite, esse non hanno la violenza nichilistica e la gravità di quelle di Burden o di Brus e Nitsch. Non ci sono mutilazioni ma piccole blessures. I rivoli e gli sgocciolamenti di sangue che macchiano la camicia immacolata e bianca della Pane non hanno niente a che vedere con i gorghi orgiastici dell’azionista viennese. In Azione sentimentale (1973) alla Galleria Diaframma di Milano, l’artista si infila sul braccio sinistro le spine di una rosa e incide un disegno sul palmo; in Death Control (1974) il viso è ricoperto di vermi, mentre in Laure (1976) alla Isy Branchot di Bruxelles, ancora il suo avanbraccio sinistro è infilzato con aghi da cucito.