Norén

Lars Norén esordisce nel 1963 con una raccolta di poesie dal titolo Lillà, neve; la sua fama di scrittore viene immediatamente confermata da due romanzi successivi, L’apicultore (1970) e Il paradiso sotterraneo (1972). Il mondo delle relazioni familiari e dei rapporti interpersonali, indagati nelle manifestazioni più devianti e conflittuali, è il tema centrale non solo di questi primi scritti, ma di tutta la sua produzione drammatica, che ha inizio negli ultimi anni ’70 e che annovera testi quali Una felicità oltraggiosa (1980), Demoni (1982) e Il sorriso della malavita (1982). L’incontro con il grande pubblico avviene soprattutto con la trilogia formata da Il coraggio di uccidere (1978), La notte è madre del giorno (1982) e Il caos è prossimo a Dio (1983) , testi che, pur non essendo autobiografici, rimandano parzialmente all’esperienza di vita dell’autore. Da ricordare anche i più recenti La veglia (1985), Gli attori (1987), Autunno e inverno (1989), Estate (1992) e Il tempo è la nostra dimora (1993), per lo più rappresentati al Kungliga Teatern. Una variazione rispetto alle tematiche tipiche di Norén è rappresentata dal testo del 1991 Dateci le ombre , ispirato alla figura di E. O’Neill che, insieme a Ibsen e Cechov, ha sicuramente influenzato il lavoro del drammaturgo svedese. Altro accostamento da citare è quello a Strindberg, soprattutto per la particolare attenzione riservata ai problemi del linguaggio teatrale e in particolare al dialogo, che unisce, in Norén, note di qualità lirica a un’inaspettata violenza verbale. Negli ultimi anni si è accostato anche alla regia, iniziando questa attività proprio con l’allestimento di un testo di Strindberg, Danza di morte (Piccolo Teatro, 1994).