Moissi

Di padre albanese, di madre triestina, di formazione tedesca e in pieno possesso di sei lingue, esordì al Burgtheater di Vienna, si perfezionò al Deutsche Theatre di Praga, diretto da Neumann, per rivelarsi infine a Berlino alla scuola registica di M. Reinhardt. Sorretto da una vocalità musicalissima, da una gestualità dirompente, da una personalissima aura visionaria, passò con pari intensità dal verismo ibseniano Spettri al Risveglio di primavera di Wedekind, dal prediletto Jedermann di Hofmannsthal a Lessing, Wilde, Shaw, Schiller. Considerato il massimo esponente del teatro neoromantico e addirittura il più grande attore della scena tedesca contemporanea, trionfò in un memorabile Amleto (1909) in abiti moderni, per cimentarsi, più avanti, nel Torquato Tasso di Goethe. Fu soprattutto Schiller ( I masnadieri , Fiesco , Don Carlos ) a rivelarsi congeniale alla sua travolgente passionalità, ma forse conseguì il capolavoro interpretativo con Il cadavere vivente di Tolstoj portato a Roma e Parigi, recitato in inglese nel corso di una tournée americana e infine nella lingua materna quando, nel 1933, si trasferì in Italia per formare compagnia con W. Capodaglio. Riuscendo a fondere la matrice balcanica, il temperamento latino, l’educazione tedesca, l’avito fascino slavo, riuscì a esprimere al meglio lo spirito russo non soltanto in Tolstoj ma anche in Gogol’. Nel corso della tournée italiana ( La leggenda di Ognuno , Amleto , Spettri , Il dilemma del dottore ) ebbe modo di incontrarsi con Pirandello, che per lui scrisse Non si sa come . Ma la morte lo colse troppo presto. Fra i suoi tredici film figura Lorenzino de’ Medici , girato con G. Brignone pochi mesi prima della sua scomparsa. È sepolto a Lugano.