Maselli

Dopo essersi occupata con successo di pittura, trasferitasi a Parigi nel 1970 Titina Maselli si interessa di teatro collaborando con J.P. Vincent e J. Jourdheuil ( La tragedia ottimista di V. Vichnevski,Marsiglia, 1974), poi con B. Sobel ( Non io di Beckett, Avignone, 1980; La madre di Brecht da M. Gor’kij, Genneviliers, 1991; L’affare Makropoulos di Janacek, Strasburgo, 1994). Confermando uno stile fortemente simbolico, collabora con C. Cecchi (felicissimi Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare da me di T. Bernhard, Roma, Teatro Ateneo, 1990, risolto con personaggi-manichini che si aggirano tra teche trasparenti e fluttuanti; e Leonce e Lena di G. Büchner, Milano, Salone di via Dini, 1993, in cui pochi elementi sono isolati in una scena giallo zafferano). Il premio Ubu 1995 per la regia va al Finale di partita di S. Beckett (Roma, Teatro Valle, 1995), che deve il suo successo anche all’ambientazione `cancellata’ come con una mano di carboncino, mentre il recente Amleto al Teatro Garibaldi di Shakespeare con la regia di Carlo Cecchi (Palermo, Teatro Garibaldi, 1996) presenta l’interessante recupero del diroccato teatro ottocentesco eretto in onore dell’eroe dei Due Mondi, nel cui scheletro la scenografa integra alcuni segni significativi, come le impronte di ruote sul pavimento di legno della platea e la tribunetta per gli spettatori, e i costumi contemporanei, giocati, nelle scene di rito, con lo svolazzare di impermeabili e mantelli.