Marowitz

Si trasferì in Inghilterra nel 1958, dove mise a frutto ciò che aveva imparato in patria del sistema di Stanislavskij e cominciò a cercar di tradurre teatralmente le idee di Artaud, collaborando soprattutto con P. Brook per la stagione rigorosamente sperimentale sul teatro della crudeltà (1964). Nel 1968 fondò a Londra l’Open Space Company, che rimase in attività per una decina d’anni e per la quale allestì alcune novità dell’avanguardia inglese e americana, oltre a testi propri, compreso un Artaud at Rodez (1975) presentato anche in Italia. Ma la sua fama era soprattutto legata ai cosiddetti `collage’ di drammi shakespeariani intesi a recuperarne l’impatto originario, buttandone all’aria le strutture drammaturgiche, praticando numerosi tagli e inserendo scene ambientate nel mondo contemporaneo. Il primo fu Amleto (1964), cui seguirono, fra gli altri, un Otello (1972) dove era nero non soltanto il protagonsita ma anche Iago e una Bisbetica domata (1973), letta in chiave strindberghiana. Dal 1982, rientrato in patria, lavorò per un teatro di Los Angeles. Pubblicò inoltre alcuni importanti saggi sull’arte e le tecniche dell’attore.