Marconi

Saverio Marconi è, con Michele Renzullo e Tommaso Paolucci, l’anima della Compagnia della Rancia che, con sede a Tolentino, in Umbria, ha rilanciato dal 1983 in poi il musical sui nostri palcoscenici, allevando, come una vera e propria factory a ciclo continuo, una nuova generazione di attori, cantanti e ballerini. A lui e al suo gruppo si deve la popolarità, presso il pubblico giovanile, di un genere di spettacolo che ha conosciuto così un nuovo slancio negli anni ’90, con l’allestimento, per la prima volta in Italia, dei leggendari successi di Broadway. Se al musicale deve la sua affermazione come regista, talent scout e imprenditore, Marconi ha iniziato come classico attore di prosa, dal ’66 in poi, recitando accanto a esperti colleghi Machiavelli e Aretino, lavorando sui canovacci della Commedia dell’Arte a partire da Arlecchino e partecipando a spettacoli di Enriquez (Macbeth con Moriconi e Mauri), Trionfo (Nerone è morto? con la Osiris, Gesù di Dryer con Branciaroli e Vita e morte di re Giovanni ), Lucchesini (La mandragola ), Lavia (Otello) e altri. Nei primi anni ’80 inizia la produzione di spettacoli con Post scriptum il tuo gatto è di James Kirkwood e Happy end con Lombardo Radice, mentre come regista mette in scena testi di Campanile, Anouilh e Schwartz e firma il testo di Arlecchino innamorato.

Ma il successo lo attende dietro l’angolo del musical. Il primo spettacolo si chiama La piccola bottega degli orrori, di Ashman e Menkel, viene da un successo off-Broadway horror satirico che ha avuto due fortunate versioni al cinema. Adoperandosi a tutto tondo, anche nella richiesta dei diritti, nella ricerca dei coreografi, nella traduzione delle canzoni, nelle audizioni, nella riduzione e traduzione dei testi, nel ’90 la Rancia parte alla grande con il musical più celebrato della nuova Broadway, A chorus line di Michael Bennett, James Kirkwood e Nicholas Dante, in un allestimento assai lodato e più volte ripreso negli anni, mutando e migliorando sempre il cast (l’ultima edizione è del 1998-99), in collaborazione con la coreografa Bayork Lee. E se un tempo era difficile trovare materiale umano e ginnico per questo genere, dagli anni ’90 in poi, sempre migliorando, la nuova generazione di ballerini e cantanti attori, del tutto assimilabili a quelli americani, frequenterà i varietà tv e i nostri palcoscenici, partendo dall’esperienza positiva e dalla costanza della Rancia. Il gruppo di Marconi, che diventa il regista stabile e il nuovo profeta della commedia musicale (ma talvolta si concede ancora il lusso di fare l’attore), mette poi in scena altri successi americani. E se riceve una mezza (e ingiustificata) delusione commerciale nel 1991 da un fastoso e spiritoso allestimento della Cage aux folles di Herman e Fierstein (tratto dal Vizietto , celebre commedia e celebre film) con Carlo Reali e Gianfranco Mari nei ruoli che furono di Tognazzi e Serrault e di Dorelli e Villaggio, nel ’93 trionfa con Cabaret di Masteroff, ispirato a Van Druten e a Isherwood. Al posto di Liza Minnelli, Oscar per il ruolo sullo schermo diretta da Bob Fosse, si mette in luce con determinata bravura Maria Laura Baccarini, star di un ottimo e variegato cast che comprende Gennaro Cannavacciuolo, Reali, la Fusco. Tra gli altri titoli messi in scena, un remake sentimental coniugale di Garinei e Giovannini anni ’60, Il giorno della tartaruga , in cui la Baccarini e Fabio Ferrari recitano nei ruoli `storici’ di Delia Scala e Rascel (1992); Dolci vizi al foro di Sondheim, Shevelove e Gelbart, Fregoli con Arturo Brachetti nel ruolo trasformista a lui più congeniale (1995), mentre l’anno dopo sarà il prototipo cinematografico nell’antologico Brachetti in technicolor , scritto con lo stesso Marconi Ma soprattutto la Rancia prosegue il lavoro sui best seller made in Usa allestendo, con sfruttamenti biennali, e ipotizzando una sede stabile milanese in cui i titoli si possano alternare a lunga tenitura, come nelle grandi capitali teatrali.

È la volta nel 1995 di West side story, il celebre e rivoluzionario spettacolo neo realista di Robbins, Bernstein e Sondheim, che fu leggendario film di Wise nel ’60 e che può contare un cast giovane, acrobatico, affiatato, che comprende Leandro Amato, Annalena Lombardi, Michele Canfora, Elisa Santarossa, Pierluigi Gallo. Nel ’96 un altro grande successo accoglie la prima versione italiana del mitico Cantando sotto la pioggia di Comden e Green, Brown e Freed, segue un riuscito, trionfale allestimento di Sette spose per sette fratelli (1998-99). È soprattutto in questa occasione che risulta evidente il grado di professionalità del nuovo corpo di ballo. Marconi mette anche in scena a Parigi, alle nuove Foliès Bergère, nel 1997, una applaudita edizione di Nine , il musical di Yeston e Kopitt tratto dal capolavoro Otto e mezzo di Fellini, allestito in Usa da Bob Fosse e recitato molto bene in Francia da Jerome Pradon. E sempre al maestro Fellini si ispira Marconi per una riduzione in musical delle Notti di Cabiria (1998), diversa da quella di Bob Fosse e la MacLaine, Sweet charity , con un’indovinata coppia protagonista: Chiara Noschese e Gennaro Cannavacciuolo, nel ruolo, ora determinante e molto felliniano, dell’Illusionista. Ma il successo kolossal di Marconi, col gruppo Musical Italia, è l’allestimento di Grease di Jacobs e Casey, 1996-97, titolo di culto che passa di generazione in generazione anche grazie alla popolarità del film di Randal Kleiser con Travolta e la Newton John. Nello spettacolo, primo long runner italiano che batte tutti gli incassi con teniture record a Milano e a Roma, debutta con fortuna Lorella Cuccarini, star tv che passa con gentile determinazione, e in un ruolo kitsch a lei congeniale, al musical. Ma nel cast ci sono altri bravi protagonisti, dal sempre più affermato e disinvolto Giampiero Ingrassia, figlio d’arte, a Renata Fusco, mentre indovinate partecipazioni straordinarie sono offerte da Mal, angelica apparizione nel ruolo di se stesso, e Mal, che gioca a fare il d.j. tra il tripudio del pubblico teen ager per la prima volta conquistato a un musicale teatrale.