Kustermann

Dalla metà degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70 Manuela Kustermann è la primadonna dell’avanguardia teatrale: affronta nudi di scena e provocazioni di ogni genere partecipando a tutti gli spettacoli di Giancarlo Nanni, con il quale debutta in Il bando di Virulentia, al Margutta di Roma (1966). Dal 1968 al ’72 i due – compagni di vita oltre che d’arte – danno vita alla Compagnia Teatro La Fede presentando al pubblico performance su Marcel Duchamp (1968), rivelando testi di grande forza espressiva come il Risveglio di primavera di Wedekind (1972) e riscrivendo classici quali A come Alice , da Carrol e Rabelais (1972). Quest’ultimo è una delle esperienze cruciali di quella stagione, caratterizzata dalla spontaneità, dalla forte presenza del corpo e dal rovesciamento dei ruoli (la protagonista rimane sullo sfondo interrogando gli altri personaggi). Sempre nel 1972 è Ofelia nell’ Amleto di Carmelo Bene. Dopo una fugace esperienza allo Stabile di Genova (Ondine, 1973) dà vita con Nanni alla cooperativa La fabbrica dell’attore, e apre nella capitale lo spazio sperimentale Teatro in Trastevere. Poliedrica e androgina, veste spesso panni maschili (in Faust e in Franziska , dove indossa la marsina). Con Nanni ritorna ad Amleto , ma questa volta veste i panni del principe di Danimarca (1978); nello stesso anno, ancora Shakespeare con Cimbelino (mai rappresentata prima in Italia). Ruggiti d’avanguardia ancora nel 1979, quando lei e Nanni sono Jean Harlow & Billy the Kid. Nel 1982 è interprete di una bella versione di Casa di bambola di Ibsen, cui segue Lulù di Wedekind. Nel 1988 recita per Orazio Costa in La vita è sogno di Calderon e, l’anno seguente, la Manuela Kustermann e Nanni riaprono a Roma il Teatro del Vascello, proponendo un ambizioso progetto culturale dal titolo Guerra e pace . Da segnalare nelle ultime stagioni la ripresa di A come Alice (1995) e Come vi piace di Shakespeare (1996).