Koltès

A ventidue anni Bernard-Marie Koltès interpreta con alcuni amici un suo testo, Les amertumes, ispirato a Infanzia di Gor’kij. Nei primi anni ’70 studia alla scuola di regia del Teatro nazionale di Strasburgo e mette in scena La marche , Procès ivre e Récits morts . Subito dopo, grazie all’interessamento di Lucien Attoun che ne intuisce il talento, vengono trasmessi alla radio L’heritage (1972) e Voix sourdes (1974). Nel 1977 a Lione va in scena Salinger, ispirato ai romanzi dello scrittore americano; nello stesso anno Bernard-Marie Koltès presenta al festival off di Avignone il monologo La nuit juste avant les fôrets, notato da Richard Fontana, che quattro anni dopo lo interpreterà al Petit Odéon di Parigi. Nel 1979 scrive Combat de nègre et de chien, di cui viene effettuata una lettura scenica. Con questo testo inizia la fondamentale collaborazione con il regista Patrice Chéreau, che mette in scena lo spettacolo al Théâtre des Amandiers di Nanterre nel 1983. Sempre Chéreau cura la regia delle pièce successive di Bernard-Marie Koltès: Quai Ouest (1986); Dans la solitude des champs de coton (1987), in cui lo stesso Chéreau interpreta la parte del `dealer’ (questo spettacolo è stato ospitato nel 1995 al Teatro Franco Parenti di Milano); Le retour au désert (1988), messo in scena al Théâtre Renaud-Barrault di Parigi. Nel frattempo viene pubblicato il suo unico romanzo, La fuite à cheval très loin dans la ville (1984), scritto nel 1976. Sono degli anni seguenti un atto unico, Tabataba (1986), e la traduzione di Racconto d’inverno di Shakespeare (1988, messo in scena da Luc Bondy). Poco prima della prematura scomparsa scrive la sua ultima opera, Roberto Zucco, rappresentata alla Schaubühne di Berlino nel 1990 con la regia di Peter Stein. La localizzazione imprecisata delle pièce di Bernard-Marie Koltès allude a una dimensione diacronica, in cui i personaggi accedono allo spazio del mito, popolato da figure simboliche che, pur trovandosi al di fuori del tempo storico, hanno molto da dire sul mondo contemporaneo. Bernard-Marie Koltès affronta direttamente il dramma dell’emarginazione, della solitudine, della perdita d’identità (emblematica è a tale proposito l’impossibilità di comprendere, in Dans la solitude des champs de coton, chi sia la vittima e chi il carnefice, in una sfida in cui le parti si invertono in continuazione).

Il suo teatro vive della straordinaria potenza della parola, cifra paradossale dell’incomunicabilità, che allontana irrimediabilmente gli uomini; ma è sempre attraverso il linguaggio che Koltès opera la trasformazione della violenza in poesia (come avviene nei quindici quadri che scandiscono Roberto Zucco, dove l’assassino protagonista di un fatto di cronaca si eleva a eroe tragico).Tra i suoi testi portati in scena in Italia ricordiamo: nel 1984 Quai Ouest, spettacolo-laboratorio di Cherif, presentato alla Biennale di Venezia, presso i cantieri navali della Giudecca; Negro contro cane , messo in scena a Torino dal Gruppo della Rocca, per la regia di M. Missiroli; Fuga – dal romanzo Fuga a cavallo lontano dalla città (La fuite à cheval très loin dans la ville) – e L’ultima notte, due studi presentati come omaggio all’autore a Santarcangelo nel 1991, con la regia di A. Adriatico; Tabataba, messo in scena nel 1992 allo Spaziouno di Roma (regia di M. Gagliardo); Nella solitudine dei campi di cotone, nella traduzione italiana di Ferdinando Bruni in due diverse edizioni, entrambe nel 1992: a Milano al Teatro dell’Elfo (regia di Enzo G. Cecchi) e a Roma al Teatro dei Satiri, con la regia di Cherif e le scene di Arnaldo Pomodoro (spettacolo ripreso nel 1998 a Benevento, protagonisti E. Fantastichini e A. Iuorio); e ancora Roberto Zucco , allestito nel 1992 al Teatro di Genova (regia di M. Sciaccaluga e F. Branciaroli, quest’ultimo anche interprete principale) e nel 1995 al Teatro dell’Elfo (regia di E. De Capitani).