Jessner

Leopold Jessner debutta come attore nel 1897 a Cottbus, poi recita a Breslavia e a Berlino. Lavora con C. Heine (dal quale, come dice egli stesso, impara cosa sia la regia) e L. Dumont a Hannover e Dresda, e qui inizia a occuparsi anche di regia. Dal 1904 al ’15, al Thalia Theater di Amburgo, mette in scena soprattutto opere di contemporanei come Ibsen, Hauptmann, Wedekind, Cechov, Maeterlinck. Nel 1910 cura la regia di La morte di Danton di Büchner e, nel 1914, di Ufficiali di Fritz von Unruh. Inoltre, dal 1914 al 1915, con un programma molto simile, dirige le `Volksschauspiele’ (Scene popolari) fondate dai sindacati. Dal 1915 al ’19 è direttore del Neues Schauspielhaus di Königsberg dove, oltre ai contemporanei, mette in scena anche i classici (Re Lear, Don Carlos, Guglielmo Tell, Faust), applicando i principi `espressionisti’ – così definiti dallo stesso autore – elaborati nelle regie di opere di Wedekind ad Amburgo (Lo spirito della terra nel 1906, Risveglio di primavera nel 1907, Re Nicolò nel 1911, La marchesa di Keith nel 1914): la semplificazione simbolica e antinaturalistica della scena, l’accelerazione dinamica, la concentrazione ideale. Comunque Leopold Jessner, spirito idealista e socialista, nel 1913 dichiara che «il regista deve restare nel mondo e comprendere politicamente il suo tempo». Dal 1919 al ’30 è intendente del Teatro nazionale di Berlino e vi cura numerose regie: nelle prime gli spazi sono ancora spogli e la lingua è serrata e sublimata, come in Guglielmo Tell, La Marchesa di Keith e Riccardo III (protagonista Fritz Kortner). Più tardi il suo stile si avvicina al realismo, dalla messa in scena del Wallenstein di Schiller (1924) a quella de I tessitori di Hauptmann (1928); il suo Edipo re (1929) viene elogiato da Brecht. Nel 1930, in seguito ai duri attacchi della destra, dà le dimissioni da intendente. Emigrato nel 1933 all’avvento del nazismo, lavora a Rotterdam (1934), a Tel Aviv (1936) e nel 1939 si stabilisce a Los Angeles.