Innocenti

Dopo aver frequentato la scuola diretta da Rasi a Firenze e l’Accademia d’arte drammatica di Roma Adriana Innocenti entra nella compagnia diretta da Annibale Ninchi, dove debutta nel 1947 nella Cena delle beffe di S. Benelli. La sua formazione, più che con il repertorio romantico di Ninchi, avviene però a fianco di Giulio Donadio, attore pirandelliano, compagno di scena di Emma Gramatica, Maria Melato e Marta Abba. Ed è sul terreno pirandelliano che la sua vocazione al monologo si sperimenta in tre momenti diversi: La vita che ti diedi (diretta da Massimo Binazzi), L’uomo, la bestia e la virtù allo Stabile di Torino, accanto a Renzo Giovampietro, e il Liolà diretto da Vittorio De Sica nel 1961. Intanto era passata al Piccolo Teatro, diretta da Strehler in Casa di bambola di Ibsen – sostituendo Lia Angeleri nel ruolo della signora Linde – e in Assassinio nella cattedrale di Eliot.

Intensa l’attività fra il 1965 (premio San Genesio) e il 1970, prima allo Stabile di Torino e poi con la Compagnia dei Quattro diretta da Franco Enriquez (con Valeria Moriconi, Glauco Mauri, Emanuele Luzzati e Mario Scaccia), in spettacoli importanti quali La locandiera e La vedova scaltra di Goldoni, i Dialoghi del Ruzante, Il mercante di Venezia e Come vi piace di Shakespeare, Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Stoppard, Le mosche di Sartre, La spartizione di Chiara, La dame de chez Maxim di Feydeau, che le permettono di ritagliarsi, a fianco di Valeria Moriconi, un ruolo preciso di seconda donna. In questi anni è anche a San Miniato (Il segretario privato di Eliot) e, per l’Istituto nazionale del dramma antico, in Ippolito e Fenicie di Euripide, Elettra di Sofocle, Anfitrione di Plauto. Giorgio Strehler, memore della sua esperienza accanto a Wanda Osiris e Walter Chiari negli anni ’50, la chiama al Piccolo dal 1972 al ’75 per il ruolo della signora Peachum, nella nuova edizione dell’ Opera da tre soldi con Modugno e Milva. Insieme a Piero Nuti, Maurizio Scaparro e Pino Micol è tra i fondatori, nel 1975, del Teatro Popolare di Roma e prende parte a spettacoli quali Il feudatario di Goldoni, Lunga notte di Medea di Alvaro (accanto a Irene Papas), Cyrano di Rostand, La cortigiana dell’Aretino, La visita della vecchia signora di Dürrenmatt.

Nel 1984 Giovanni Testori riscrive su di lei la sua Erodiade del 1969 e Adriana Innocenti si identifica, voce e corpo, con il mondo testoriano, consegnandoci un’Erodiade di «impressionante forza istrionica» (De Monticelli) e «incatenando il pubblico sia con le sequenze violentissime sia con le squisite attenuazioni tonali» (Bertani). Sulla linea tracciata da Testori si sviluppa la seconda fase del Teatro Popolare (direzione artistica di Piero Nuti e Adriana Innocenti): la ricerca e l’approfondimento del linguaggio drammaturgico e il recupero della parola teatrale, attraverso rigorosi percorsi che vanno dalla tragedia al mito, danno luogo a spettacoli quali l’Oreste di Alfieri, Lazzaro di Pirandello, Le Troiane di Euripide. Ed è a Adriana Innocenti che Testori affida, dal letto di morte, i tre Lai (Cleopatràs , Erodiàs, Mater Strangosciàs).