Havel

Václav Havel si accosta alla scena dapprima come tecnico delle luci presso il teatro Na Zábradlí (Alla balaustra) di Praga, di cui diviene in seguito segretario, consulente per il repertorio e poi drammaturgo stabile. I primi drammi risalgono agli inizi degli anni ’60: Festa in giardino (1963) e Memorandum (1965) tentano di smascherare, coi toni della satira, il linguaggio disumanizzante e i meccanismi del potere. A partire dal 1968, con l’occupazione russa di Praga, Václav Havel e le sue opere vengono bandite dai teatri e dalle librerie della Cecoslovacchia. Aperto oppositore degli abusi del regime, Václav Havel (che si è sempre rifiutato di lasciare il proprio Paese) viene ripetutamente imprigionato: nel 1977, in seguito alla formazione del movimento dissidente `Charta 77′ per la difesa dei diritti umani; dall’ottobre 1979 al febbraio 1983, quando scrive delle condizioni di vita in carcere nelle Lettere ad Olga (portate in scena nel 1989 a New York); infine nel gennaio 1989, a causa della sua adesione alle manifestazioni per il ventesimo anniversario della morte di Jan Palach, un giovane studente datosi fuoco per protestare contro il regime sovietico. Il 29 dicembre 1989, con le prime elezioni libere dopo la caduta del regime comunista, diventa presidente della Cecoslovacchia, accettando di rimanere in carica fino all’elezione di un nuovo parlamento. Il teatro di Václav Havel «pensa e fa pensare», cercando di coinvolgere lo spettatore, la sua immaginazione e la sua esperienza personale, con tematiche dal chiaro impegno civile. Fra i drammi successivi di Václav Havel sono da citare La difficoltà di concentrarsi (1968), I cospiratori (1971), L’udienza (1975), Largo desolato (1985), Tentazione (1987).