Guerrieri

A vent’anni, studente a Roma, entra in contatto con i Guf, organizzazioni teatrali universitarie volute dal fascismo; collabora con riviste come “Roma fascista” e “Scenario” e allestisce i primi spettacoli da regista: Felice viaggio di Wilder (1940), Leonce e Lena di Büchner (1941) e Tempesta e assalto (1941). In un momento di fermento culturale, affiancato da R. Jacobbi e V. Pandolfi, G. diventa vicedirettore del Teatro delle Arti di Bragaglia, dove allestisce La donna di nessuno di C.V. Lodovici e Frana allo Scalo nord di Betti. Negli anni seguenti, attivo collaboratore dell’ Enciclopedia dello Spettacolo , diretta da S. D’Amico, scrive su “L’Unità” come critico teatrale e collabora con importanti riviste: “Dramma”, “Letteratura contemporanea”, “Lo spettatore italiano” e poi, negli anni ’60 e ’70, con “Il Giorno”. Collabora alla regia e alla sceneggiatura di Ladri di biciclette e Sciuscià , di De Sica, frequentando assiduamente Zavattini. Entra, quindi, a far parte della compagnia di Visconti, in veste di traduttore, drammaturgo e consulente, continuando la sua attività di regista. Nel 1957 fonda, con Anne D’Arbeloff, il Teatro Club che porterà per la prima volta in Italia il Living Theatre, E. Barba, A. Vitez, P. Brook. Costante la sua attività di traduttore di teatro americano e russo, e di studioso del teatro italiano dell’Ottocento, con particolare dedizione, poi, per la figura di E. Duse. Di carattere estremamente sensibile, afflitto da depressione, G. si toglie la vita nel 1986.