Garboli

Cesare Garboli è uno dei personaggi più influenti e importanti del panorama letterario italiano, sia per l’ampiezza e la profondità dei suoi interessi che per il fascino di una scrittura proteiforme, inventiva e sensibilissima. Si è occupato di classici, tra cui Dante, Leopardi, Chateaubriand e Pascoli; di molti autori contemporanei, tra cui Montale, Penna, Longhi, Soldati, N. Ginzburg; ha insegnato all’università di Roma, Macerata e Zurigo; dirige la rivista “Paragone”. Da sempre coltiva interessi teatrali. Anzi il suo esordio professionale, agli inizi degli anni ’50, è come redattore dell’allora nascente Enciclopedia dello spettacolo. Fra il 1972 e il 1977 è stato uno straordinario ed eccentrico critico teatrale militante, per “Il Mondo”, “Corriere della Sera” e “l’Unità”: molti dei suoi articoli sono stati raccolti recentemente (1998) nel volume Un po’ prima del piombo. Ma è come traduttore in cui si dispiega tutta la sua capacità creativa e mimetica, soprattutto con il prediletto Molière, prefigurato come una sorta di psicanalista ante-litteram e con il quale avviene una sorta di simbiosi mutualistica unica nel suo genere, come si può leggere nel volume che raccoglie le traduzioni. Delle quali molte sono state anche messe in scena: Il malato immaginario (Festival di Spoleto, 1974; regia di De Lullo e Romolo Valli interprete); Il borghese gentiluomo (Genova, 1975, regia di C. Cecchi); Le intellettuali (Les femmes savantes; Genova, 1978; regia di M. Sciaccaluga); da non dimenticare, inoltre, nel 1974, il Tartufo radiofonico, per la regia di Giorgio Pressburger, con, in veste di attore, O. Costa. Nel 1976 ha tradotto H. Pinter, Terra di nessuno (Prato; regia di De Lullo). Tre sono per ora le sue notevoli teatralissime traduzioni scespiriane, tutte rappresentate: Amleto (Spoleto, 1987; regista e interprete C. Cecchi); Misura per misura (Torino, 1992; regia di L. Ronconi) e Re Lear (Roma, teatro Argentina, 1995; ancora per la regia di Ronconi. Si ricordano inoltre Il Filottete di André Gide, rappresentato al Piccolo Teatro di Milano, nel 1988, con Gianni Santuccio in una delle sue ultime apparizioni; un curiosissimo quanto poco conosciuto Victor Hugo, Mille franchi di ricompensa , messo in scena a Genova (1990), per la regia di Benno Besson; infine, Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill (1997) per la regia di Ronconi. Nel 1997, ancora in territorio molieriano, ha curato e tradotto La famosa attrice , anomimo pamphlet secentesco rivolto contro la moglie del grande commediografo e attore.