Frisch

Studia architettura a Zurigo e fino al 1955 lavora come architetto; poi come scrittore indipendente. Viaggia molto all’estero, soprattutto negli Usa e dal 1961 al 1965 soggiorna a Roma; poi si stabilisce a Tessin. Viene insignito di numerosi premi e lauree ad honorem. Considerato una delle figure più rilevanti della cultura svizzera, delle dodici opere teatrali che ha scritto, ben undici sono state prodotte allo Schauspielhaus di Zurigo, teatro noto per l’impegno antifascista. F. elabora la sua drammaturgia in una sorta di dialogo con quella di Brecht, che ha modo di conoscere personalmente: è una drammaturgia della delucidazione, dimostrativa, che si oppone a quella dell’illusionismo. Se nel 1945 in Germania si sente la necessità di una voce che sia eco della realtà storica appena trascorsa, ecco che F. fa sentire la sua parlando della guerra, del fascismo, delle connivenze, dell’impotenza e delle rinunce degli intellettuali, della bomba atomica. La sua è un’opera in cui si tratta, più ancora che in quella di Brecht, delle difficoltà dell’individualità. Il protagonista di uno dei suoi drammi più celebri, Andorra (1962), un figlio adottivo che si sospetta essere di origine ebrea, è la vittima dei preconcetti dei suoi concittadini, eppure a questi si conforma sino a venir eliminato. Tema analogo tratta il Don Giovanni o l’amore per la geometria , del 1953, in cui Don Giovanni discende all’inferno per produrre agli occhi del mondo un mito che gli garantirà l’immortalità. A volte la drammaturgia di F. trascende i limiti di spazio e di tempo come in La muraglia cinese (Die chinesische Mauer, 1946), dove l’uomo d’oggi conversa con l’imperatore della Cina, con Bruto, Cristoforo Colombo e Napoleone. Nel 1989 F. partecipa all’iniziativa popolare in favore di una Svizzera disarmata scrivendo un dialogo tra un giovane e suo nonno, che lo stesso anno viene messo in scena da Benno Besson sia a Zurigo sia a Losanna. Altri titoli, tra i più significativi della sua produzione drammatica, sono: Omobono e gli incendiari (Biedermann und die Brandstifter, 1958), sulla doppia morale della borghesia, Biografia. Un gioco (Biografie. Ein Spiel, 1968), Triptychon (1978). Della sua opera narrativa si ricordano: Stiller (1954), Homo faber (1957), Montauk (1975) e L’uomo compare nell’olocene (1979).