Frigerio

Ezio Frigerio studia architettura al Politecnico di Milano e inizia la collaborazione con il Piccolo Teatro nel 1955 come costumista per alcuni spettacoli di G. Strehler, tra cui La casa di Bernarda Alba di F. García Lorca e L’Opera da tre soldi di Brecht (1956). Dopo un breve periodo in cui lavora nel cinema, diviene dal 1956 collaboratore stabile di G. Strehler realizzando le scene di moltissimi spettacoli memorabili. Ne sono un esempio I giganti della montagna (1966), Santa Giovanna dei macelli di Brecht (1970), Re Lear (1972), il Temporale di Strindberg (scene 1980), La grande magia di E. De Filippo (scene 1985), Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni (scene sia nel 1973 che nel 1987), tutti allestiti al Piccolo Teatro; per il Teatro d’Europa cura le scene dell’ Illusion Comique di Corneille (Parigi, Tèatre Odéon, 1984). Nelle sue realizzazioni Frigerio propone spazi articolati con grande genialità teatrale che si sviluppano (come nel Temporale ) su vari piani, usando nel contempo materiali nuovi come la plastica specchiantetrasparente e il perspex, raggiungendo inediti contrasti drammatici. Nel teatro di prosa svolge la sua intensa attività partecipando a produzioni di grande rilievo con i registi W. Pagliaro, V. Puecher, N. Espert per La casa di Bernarda Alba (Londra 1987), Planchon per L’avaro di Molière (Parigi 1988), M. Sciaccaluga per I Fisici di Dürrenmatt (Teatro di Genova, 1990). Particolarmente importanti sono le sue creazioni per il teatro d’opera per il quale collabora con istituzioni e registi di fama internazionale, tra cui ancora una volta G. Strehler per Simon Boccanegra (1975) e Falstaff (1980) di Verdi, Lohengrin di Wagner (1981), dove vi è una visione geometrica dello spazio scenico gestito attraverso imponenti colonne che danno forza e spinta verticale all’immagine visiva, Don Giovanni (1987) e, sempre alla Scala, un magico Nozze di Figaro (1981) di Mozart. Qui ricostruisce l’idea di un mondo settecentesco – di un teatrino – dove la luce che penetra dalle grandi finestre disegna e delimita uno spazio ovattato e suggerisce le atmosfere soffici dell’azione.

I materiali scenici lievemente patinati con colori pastello, danno insieme ai costumi la sensazione di una società in liquidazione. Inoltre con L. Cavani all’Opera di Parigi cura la messinscena di Medea di Cherubini (1986), e al Teatro alla Scala di Milano per L. Ronconi Ernani di Verdi (1982), con N. Espert Elektra di Strauss (Teatro de La Monnaie Bruxelles, 1987). Nel campo ballettistico collabora con R. Petit, B. Menegatti, Grigorovic e con R. Nureyev porta in scena Romeo e Giulietta di Prokof’ev (Teatro alla Scala Milano, 1979). Con Così fan tutte di Mozart, ultimo spettacolo firmato da G. Strehler, Frigerio termina una lunga e fertile collaborazione che ha dato una importante impronta alla sua carriera (Nuovo Piccolo Teatro, 1998). Scenografo eclettico lavora anche per il cinema, dove ottiene la nomination per l’Oscar 1991 con Cyrano de Bergerac. Grande professionista, egli interpreta lo spazio teatrale attraverso raffinatezze compositive e ricostruzioni geometriche realizzate usando elementi architettonici (colonne che diventano per un periodo la sua cifra stilistica e sintesi decorativa barocca) e inganni prospettici. Si documenta attraverso la ricerca figurativa nell’arte, sapendo poi proporre con abilità spazi, colori e atmosfere di magica bellezza.