Fregoli

Nel 1890 Leopoldo Fregoli esordì come trasformista al caffè-concerto Esedra di Roma. La sua abilità consisteva nel saper eseguire fulminee e complete trasformazioni della propria persona dando vita a tipi e macchiette assai diverse tra loro. In realtà, egli fu assai di più di un abilissimo trasformista. Il suo successo, e questo sin dagli inizi della sua carriera, fu legato non semplicemente alla rapidità e alla perfezione delle sue trasformazioni ma alle sue forti doti comiche, di imitatore e di mimo. Sovente lui stesso autore delle sue pantomime, F. non si limitava a mutar d’abito o di maschera, ma cercava di restituire i personaggi che creava nella maniera più completa, in questo aiutato dalle sue eccezionali capacità fisiognomiche e da mezzi vocali estremamente duttili. Tra le sue doti, infatti, c’era anche quella di saper cantare su vari registri, così da tenore come da baritono e soprano. Nella sua vastissima galleria di figure, se rilevanti erano quelle maschili, straordinarie erano quelle femminili (in particolare quelle di sciantose, di `ingenue’ e di ‘cocotte’). Capace di guardare alla società che aveva di fronte e soprattutto al popolo, l’attore, alla pari del suo contemporaneo Petrolini, riusciva a riversare nel suo campionario di tipi inesauribili trovate mimiche e pungenti notazioni ironiche. F. fu popolare non solo in Italia, ma in ogni angolo del mondo; riscosse trionfali successi nelle maggiori capitali europee (Parigi, Londra, Berlino, Pietroburgo) e anche oltreoceano, in particolare a New York e in Sudamerica. Quando, quasi sessantenne, decise di ritirarsi dalle scene, godeva ancora di ampia popolarità e al suo attivo aveva totalizzato qualcosa come diecimila rappresentazioni. La sua ultima esibizione avvenne ai primi di febbraio del 1925 nella città di Niteroi, in Brasile.