Fo

Dario Fo frequenta l’Accademia di belle arti di Brera a Milano e si iscrive alla facoltà di architettura del politecnico senza laurearsi mai (ma nel corso della carriera sono molte le lauree Honoris causa ). Studia per diventare pittore. Nel ’52 conosce Franco Parenti che lo introduce alla Rai dove per diciotto settimane scrive e recita per la radio la trasmissione satirica Poer nano, i cui testi vengono presentati nello stesso anno al Teatro Odeon di Milano. Nel ’53 sempre con Parenti e Giustino Durano firma e interpreta Il dito nell’occhio che rompe il cliché della rivista tradizionale, cui seguirà l’anno dopo Sani da legare. Il passaggio al teatro e al mondo dello spettacolo è ormai ufficiale; scrive con altri e interpreta il film Lo svitato di C. Lizzani e firma varie sceneggiature. Nel ’57 mette in scena per Franca Rame Ladri manichini e donne nude e l’anno dopo Comica finale. Dal ’59 si mette in compagnia stabile con la Rame e altri. L’attività si svolge ancora nel cosiddetto teatro borghese nonostante lo spirito provocatorio, farsesco e di impegno civile dei suoi testi. Sono di questo periodo: Gli arcangeli non giocano a flipper (1959), Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri (1960), Chi ruba un piede è fortunato in amore (1961), Isabella, tre caravelle e un cacciaballe (1963), Settimo ruba un po’ meno (1964), La colpa è sempre del diavolo (1965), La signora è da buttare (1967).

In questo decennio risulta fondamentale la partecipazione nel 1963 a Canzonissima, la più popolare trasmissione tv dell’Italia anni ’60, dove con Franca Rame mette in ridicolo i luoghi comuni del qualunquismo imperante e le magagne del sistema politico, denunciando le morti bianche. Per non piegarsi all’intervento della censura, abbandoneranno la trasmissione e per oltre un ventennio saranno esclusi dalla Rai. Prosegue invece l’attività teatrale e di autore, firmando i testi di canzoni di alcuni cantautori dell’epoca a cominciare da Enzo Jannacci per cui scriverà “Prete Liprando e il giudizio di Dio” e “L’Armando”. È del ’66 la prima raccolta di Ci ragiono e canto sulla musica popolare italiana, cui seguiranno nel ’69 Ci ragiono e canto n.2 e nel ’73 Ci ragiono e canto n.3 . Nel ’68, sulla spinta degli avvenimenti politici italiani ed europei fonda un collettivo teatrale indipendente: l’associazione Nuova Scena, che girerà l’Italia soprattutto in circuiti alternativi, al di fuori del teatro ufficiale (Case del popolo e capannoni come quello di via Colletta a Milano). Va in scena con Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi (1968), L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000, per questo lui è il padrone (1969), Legami pure, tanto io spacco tutto lo stesso (1969) e soprattutto con il monologo che lancia a livello mondiale il suo leggendario grammelot (una lingua che mescola dialetti antichi padani al linguaggio moderno): Mistero buffo (1969). Sempre nel ’69 fonda con la Rame il collettivo teatrale La Comune con cui mette in scena nel ’70 Vorrei morire anche stasera se dovessi sapere che non è servito a niente e Morte accidentale di un anarchico, cui seguiranno Morte e resurrezione di un pupazzo (1971), Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone? (1971), Fedayn (1971), Ordine per Dio.ooo.ooo.ooo (1972), Pum pum, chi è? La Polizia (1972), Guerra di popolo in Cile (1973) per cui viene arrestato durante una tournée a Sassari. Nel ’74 La Comune occupa a Milano la Palazzina Liberty che raccoglierà 80mila abbonati in poco tempo e che fino agli inizi degli anni ’80 resterà uno dei luoghi centrali del teatro politico e della cultura di controinformazione. Qui va in scena Non si paga, non si paga (1974), Il fanfani rapito (1975), La marijuana della mamma è sempre più bella (1976), Storia di una tigre (1979), Clacson, trombette e pennacchi (1981).

Inizia in questi anni una frenetica attività di tournée all’estero e nel ’79 viene chiamato alla Scala di Milano dove dirige L’histoire du soldat di Stravinskij. Nell’82 scrive e mette in scena L’opera dello sghignazzo cui seguirà Il fabulazzo osceno e Patapunfete, un testo per i due clown Colombaioni. Sempre alternando l’attività di attore e regista tra Italia e estero (nell’87 viene chiamato a dirigere per l’Opera di Amsterdam Il Barbiere di Siviglia di Rossini e nel ’90 due testi di Molière alla Comédie-Française: Il medico per forza e Il medico volante), continua a scrivere e a mettere in scena nuove commedie: Quasi per caso una donna: Elisabetta (1984), Dio li fa e poi li accoppa (1985), Arlecchino (1985), presentato alla Biennale di Venezia, Parti femminili (1986), Il ratto della Francesca (1986), Il papa e la strega (1989), Zitti, stiamo precipitando (1990), il monologo Johan Padan a la descoverta de le Americhe (1991), Settimo ruba un po’ meno n.2 (1993), Dario Fo incontra Ruzante (1993), Mamma i sanculotti! (1994), La Bibbia dei villani (1996), Il diavolo con le zinne (1997), Marino libero!. Marino innocente! (1998). Nel ’97 vince il premio Nobel per la letteratura e nella motivazione viene sottolineato, oltre alla multiforme attività di scrittore, anche il suo impegno civile di attore capace di dar voce ai più deboli.