Fercioni

La sua fortuna inizia durante gli studi, con una collaborazione tra l’Accademia di Brera e la Piccola Scala, che sceglie i suoi bozzetti per le scene de Il circo di Prokof’ev (1969); successivamente al Piccolo Teatro incontra Chéreau, Peduzzi e Schmidt, con i quali lavora per diverso tempo come assistente. Sebbene si occupi prevalentemente di prosa, per il Teatro alla Piccola Scala firma Il re pastore di Mozart (regia di R. Guicciardini, 1980). Diventa poi lo scenografo stabile del Salone Pier Lombardo di Milano (oggi Teatro Franco Parenti), realizzando moltissimi spettacoli. Da Gran Can Can di F. LeMaitre (1982 ) a I Promessi Sposi alla prova di G. Testori (1984), da Peter Pan di A.R. Shammah e Luca Fontana da J.M. Barrie (1991), in cui popola la fiabesca Terradimai di oggetti e relitti metropolitani alla Maria Brasca di G. Testori (1994). Ques’ultimo spettacolo è ambientato in un interno/esterno essenziale che può esemplificare le sue idee di unitarietà dello spettacolo, in cui la scenografia non ha un ruolo fine a se stesso, ma si inserisce piuttosto in uno stretto rapporto fra regia, attore e spazio scenico, come testimonia anche uno dei suoi ultimi lavori, Ondine di J. Giraudoux (Milano, Villa Belgioioso, 1994), sempre con la regia di A.R. Shammah con cui ha lavorato anche per Varieté di Kagel (un singolare concerto spettacolo andato in scena alla Piccola Scala nel 1981).